Transizione ecologica, Snam annuncia un market test sull’idrogeno

Oggi, 7 febbraio 2024, Snam annuncia ufficialmente un market test sull’idrogeno in Italia in collaborazione con Confindustria.

Si tratta di un’indagine che mira a raccogliere dati e informazioni sulla domanda e l’offerta di idrogeno in un determinato mercato o settore. L’obiettivo è valutare lo stato attuale e futuro del consumo e della produzione di idrogeno, sia come vettore energetico che come materia prima, e le possibili opportunità di sviluppo e innovazione.

L’idrogeno è interessante per la transizione ecologica perché è una fonte di energia pulita, rinnovabile e versatile, che può contribuire a ridurre le emissioni di gas serra e a decarbonizzare diversi settori, come l’industria, i trasporti, l’edilizia e l’agricoltura.

Tutti elementi che inquadrano questo elemento in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che prevedono la neutralità climatica, l’azzeramento dell’inquinamento, l’adattamento ai cambiamenti climatici, il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi, la transizione verso l’economia circolare e la bioeconomia.

L’indagine di Snam in collaborazione con Confindustria è importante per l’Italia che si è impegnata a raggiungere lo status di “carbon neutral” entro il 2050, attraverso il Piano Nazionale di Transizione Ecologica (Pte) e il Piano di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che prevedono diverse misure e investimenti (anche) per promuovere l’uso dell’idrogeno.

Snam ed Eni per lo stoccaggio di CO2

Inoltre, Snam, insieme a Eni, avvierà una raccolta di manifestazioni di interesse non vincolanti per il trasporto e lo stoccaggio di CO2 a Ravenna, nell’ambito del progetto Carbon Capture and Storage (Ccs) lanciato precedentemente.

La raccolta di manifestazioni di interesse per il trasporto e lo stoccaggio di CO2 presso il sito di Ravenna ha l’obiettivo di informare gli stakeholder circa il progetto Ravenna Ccs sviluppato in joint venture paritetica da Eni, in qualità di operatore, e Snam. In questo modo si potranno raccogliere alcuni dati essenziali sugli emettitori interessati e, in maniera non vincolante, il loro interesse per questa soluzione di decarbonizzazione.

In entrambi i casi la sinergia con Confindustria permetterà di identificare due mercati strategici per la decarbonizzazione italiana ed europea. Le informazioni raccolte saranno fornite alle istituzioni per definire il quadro normativo e regolatorio, guidando lo sviluppo delle filiere dell’idrogeno e della Ccs in Italia.

“In uno scenario energetico come quello attuale, – spiega Piero Ercoli, Executive Director Decarbonization di Snam – sicurezza e transizione energetica sono due lati di una stessa medaglia. Snam, oltre a garantire forniture continue di energia, è impegnata quotidianamente nello sviluppo di un sistema italiano ed europeo che traguardi il trasporto di molecole decarbonizzate”.

Una sfida che cerca di conciliare la sostenibilità ambientale con la produttività: “Con il lancio del market test dedicato all’idrogeno e della raccolta di manifestazioni di interesse per il progetto Ccs di Ravenna, – continua Ercoli – vogliamo confermare il ruolo centrale di Snam nel facilitare il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del Paese tenendo in considerazione le caratteristiche del nostro tessuto industriale”.

Le potenzialità dell’idrogeno

Uno studio condotto da Snam con il supporto analitico di McKinsey ha evidenziato come l’Italia possa rappresentare un mercato molto attrattivo per lo sviluppo dell’idrogeno. Questo grazie alla presenza diffusa di energia rinnovabile e di una rete capillare per il trasporto di gas, inclusi i collegamenti con il Nord Africa.

In base ai risultati di questo studio, l’idrogeno potrebbe coprire quasi 1/4 di tutta la domanda energetica in Italia entro il 2050, se si considera lo scenario di decarbonizzazione al 95%, necessario per non superare la soglia di 1,5 gradi, ampiamente superata lo scorso anno. I segmenti di domanda più attrattivi sono il trasporto, il riscaldamento degli edifici, ed alcune applicazioni industriali (es. raffinazione, processi con calore ad alta temperatura) e il trasporto pesante su lunga distanza sarà uno dei primi segmenti in cui l’idrogeno potrà essere sostenibile economicamente.

Snam e McKinsey evidenziano come le infrastrutture italiane del gas siano in grado di supportare il potenziale dell’idrogeno: l’ampia infrastruttura può consentire il collegamento fra il Sud del Paese, ricco di energia rinnovabile, con i centri di domanda situati nel Nord, e rendere possibile la nascita di sistemi energetici altamente indipendenti e completamente rinnovabili nelle isole.

Quanto costa l’idrogeno?

Un aspetto particolarmente interessante che emerge dallo studio è che l’idrogeno raggiungerà la parità di costo totale con il diesel entro il 2030, anche senza l’applicazione di incentivi di sistema.

Il costo dell’idrogeno potrà essere competitivo già entro il 2030 – in anticipo rispetto ad altri mercati europei.

Considerando la forte presenza di energie rinnovabili nel nostro paese, l’idrogeno “verde” raggiungerà il punto di pareggio con l’idrogeno “grigio” derivante da gas naturale, 5-10 anni prima rispetto a molti altri paesi, tra cui la Germania. Ciò rende l’Italia il luogo ideale per l’utilizzo su vasta scala dell’elettrolisi.

L’Italia potrebbe importare idrogeno dal Nord Africa, ad un costo inferiore del 14% rispetto alla produzione domestica. Potrebbero essere disposti pannelli solari nei paesi dell’Africa settentrionale (“dove il sole splende sempre”), e poi importare idrogeno in Sicilia attraverso i tubi esistenti. Questo potrebbe incentivare anche le esportazioni di idrogeno in altri paesi europei attraverso l’Italia.

A che punto siamo con le energie rinnovabili?

Nel corso del solo 2023, la capacità complessiva di energia rinnovabile dei sistemi energetici globali è cresciuta del 50%, raggiungendo quasi 510 gigawatt (Gw). Di particolare rilievo è il contributo del solare fotovoltaico, che costituisce 3/4 dell’incremento complessivo soprattutto per il ruolo della Cina che ha attivato una quantità di impianti fotovoltaici equivalente a tutta la capacità mondiale del 2022. Un’accelerazione interessante e positiva per l’ambiente, ma anche una minaccia per l’Occidente che rischia di trovarsi indietro come già sta succedendo sul fronte delle auto elettriche, che stanno registrando una pesante battuta d’arresto in Ue.

I dati presentati nel rapporto annuale sul mercato delle rinnovabili dell’Agenzia Internazionale dell’Energia rivelano che il settore delle energie rinnovabili sta vivendo un notevole boom, aprendo la strada per un progresso significativo verso gli obiettivi climatici globali.

Questa accelerazione offre concrete prospettive per raggiungere l’ambizioso obiettivo di triplicare la capacità globale di generare elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030, come fissato durante la recente conferenza sui cambiamenti climatici COP28.

Conclusioni

Secondo un sondaggio dell’eurobarometro più di otto intervistati su dieci ritengono che sia importante che il proprio governo nazionale (86%) e l’Unione europea (85%) agiscano per migliorare l’efficienza energetica entro il 2030 (ad esempio incoraggiando le persone a isolare la propria abitazione, installare pannelli solari o acquistare auto elettrica).

Il 58% dei cittadini europei ritiene che l’uso delle fonti energetiche rinnovabili dovrebbe essere accelerato, l’efficienza energetica aumentata e la transizione verso un’economia verde accelerata, considerando i picchi dei prezzi dell’energia e le restrizioni sull’approvvigionamento di gas dovute alle azioni della Russia.

Tre quarti degli intervistati (75%) concordano sul fatto che agire sul cambiamento climatico porterà a un’innovazione che renderà le imprese dell’Ue più competitive e quasi altrettanti (73%) concordano sul fatto che il costo dei danni causati dal cambiamento climatico è molto più alto del costo dell’investimento in una transizione verde (33% totalmente d’accordo, 40% tendenzialmente d’accordo).

Nonostante gli impegni su più fronti, infatti, la transizione ecologica è ancora in netto ritardo rispetto agli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 e al piano Fit for 55. A riferirlo è lo State of Climate Action 2023, un rapporto che fornisce una serie di linee guida per abbattere il riscaldamento globale e ridurre al minimo i danni per l’ambiente e la biodiversità, frutto di un’analisi congiunta da parte di diverse associazioni a cui partecipano anche le Nazioni Unite e il World Resources Institute.

Dall’analisi emerge che 41 dei 42 indicatori analizzati non sono in linea con gli obiettivi previsti per il 2030. Non sempre si tratta di risultati nettamente insufficienti, a volte la strada intrapresa è quella giusta ma a un ritmo troppo lento.

Iniziative come quella di Snam possono accelerare la transizione ecologica. Come richiesto dai cittadini europei e dal pianeta.

Fonte : Adn Kronos