La Commissione europea ha ritirato la proposta di legge sul taglio all’uso dei pesticidi chimici in agricoltura e nelle aree verdi urbane. Si tratta di una decisione puramente simbolica, dato che la bozza del regolamento era già stata bocciata a novembre dal Parlamento europeo e il dibattito sul tema è bloccato da mesi a causa delle divergenze tra gli stati membri. A mettere un punto sulla questione hanno contribuito le recenti proteste degli agricoltori, arrivate a 4 mesi dalle elezioni europee.
Il Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (Sur) è stato presentato per la prima volta a giugno 2022, con l’ambizioso progetto di dimezzare l’uso dei pesticidi nell’Unione entro il 2030. Tra le altre cose avrebbe colpito l’uso del glifosato, l’erbicida più usato a livello mondiale responsabile di gravi danni alla biodiversità e agli ecosistemi, nonché dannoso per la salute umana, come spiega nel dettaglio un report di Greenpeace.
Oltre a incentivare l’uso di strategie ecosostenibili per il controllo degli insetti e delle piante indesiderate, la proposta prevedeva il divieto completo dell’uso di qualunque tipo di pesticida nelle aree verdi sensibili elencate in Natura 2000, il network di aree verdi protette dell’Unione europea. Tra queste si trovano parchi e giardini urbani, i parchi giochi per bambini, i campi sportivi, le vie alberate e le aree in cui operano gli impollinatori, cioè api e altri insetti fondamentali per la riproduzione delle piante.
Le politiche verdi di Bruxelles
Il Sur faceva parte della strategia Farm to Fork, pilastro del piano europeo di contrasto alla crisi climatica conosciuto come Green Deal, che ha l’obiettivo di creare un’agricoltura più sostenibile tramite il taglio delle emissioni e degli agenti inquinanti, come i pesticidi, e il ripristino della biodiversità. Al centro del progetto si trovavano proprio i pesticidi chimici, considerati una delle principali fonti di inquinamento dell’acqua, del degrado del suolo, della diffusione di malattie croniche e della sempre maggiore resistenza dei parassiti alle strategie di contenimento.
La misura si è rivelata estremamente divisiva già dai suoi primi passi ed è stata oggetto di una feroce attività di lobbying da parte del settore chimico e da quello dell’agricoltura intensiva. A novembre 2023, una coalizione formata da Italia, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia ha presentato diversi emendamenti al Sur per abbatterne gli effetti, chiedendo una riduzione del taglio ai pesticidi e l’eliminazione degli obiettivi nazionali di riduzione.
Cosa ne pensa la gente
Davanti a questi cambiamenti, il Parlamento europeo ha votato contro la posizione negoziale presentata e contro la ripresa dei lavori sul documento, portando di fatto a un punto morto la discussione legislativa. Una mossa che però si scontra con le aspettative delle cittadine e dei cittadini europei, che nell’81% dei casi si dicono preoccupati per l’impatto ambientale dei pesticidi e per il 75% hanno timori rispetto all’impatto dei pesticidi sulla salute umana, come riporta un recente sondaggio della società di analisi di mercato Ipsos.
La retromarcia della Commissione si profila quindi come una vittoria solo per le lobby del settore e, potenzialmente, un boomerang per l’agricoltura europea, uno dei settori che riceve più finanziamenti in assoluto ma che sta venendo devastato dagli effetti della crisi del clima, innescata dall’inquinamento, e dalla degradazione del suolo dovuta all’agricoltura intensiva. Oltre al taglio dei pesticidi, la Commissione ha deciso di cancellare anche altre misure restrittive. Come l’obbligo di ridurre del 30% le emissioni del settore entro il 2040 e l’obbligo di mettere a riposto il 4% dei terreni coltivabili, anche se dal 60% al 70% del suolo in Europa è in cattivo stato, il che impatta negativamente sulla capacità produttiva degli stessi agricoltori.
Fonte : Wired