Sanremo 2024, le pagelle della prima serata: promossi e bocciati

Partiti. Ad aprire la 74esima edizione del Festival di Sanremo è Marco Mengoni, che emozionato annuncia l’arrivo imminente di 30 nuove canzoni. Tutte d’un fiato. Una maratona musicale senza tregua portata avanti da Amadeus. Poche distrazioni dalla gara: l’ospitata a sorpresa di Zlatan Ibrahimović, il ricordo di Giovanbattista Cutolo con la mamma Daniela, il veloce omaggio a Toto Cotugno, la performance di Lazza a piazza Colombo e Tedua sulla nave (finestra sponsorizzata che effettivamente non aggiunge nulla allo spettacolo se non minuti in più a una lunga scaletta). 

Provvidenziali al ritmo della serata le incursioni di Fiorello. Il tandem con il padrone di casa è un infallibile ‘usato sicuro’. Lo spettacolo ne ha risentito un po’ per lasciare spazio alla musica, ma ci sono ancora quattro serate per aumentare anche i battiti televisivi. 

Marco Mengoni, 9: promosso
Coraggioso a iniziare da solo sul palco, per la prima volta in veste di conduttore. Sono bastati pochi blocchi a trasformarlo in uno showman capace di surfare con naturalezza tra gag e momenti più istituzionali. Spontaneo, brillante, ironico e amabilmente se stesso. Mai fuori posto, ha dimostrato di essere completamente a suo agio davanti alle telecamere. Quando fa il suo mestiere, però, non ce n’è per nessuno. Emozionante riascoltare “Due vite”, di grande effetto il medley con i suoi più grandi successi. Un artista che può tutto, anche – dopo stasera – avere una serata evento tutta sua in tv. Farebbe il pieno di ascolti come fa il pieno negli stadi. 

Clara, 6: promossa
Un diamante grezzo, come canta. Vocalmente precisa ma ancora acerba sul palco. Il brano non è di quelli che fanno la differenza, tutto sommato si fa ricordare già dal primo ascolto. Le premesse per crescere (bene) ci sono tutte. 

Sangiovanni, 4: bocciato
Un altro Sangiovanni. Più maturo (a partire dal look), ma decisamente meno frizzante e originale. La sua cifra vincente era il brio, così le farfalle ci sono morte nello stomaco. 

Fiorella Mannoia, 7 e mezzo: promossa
Ci inchiniamo davanti a questa indiscussa signora della musica italiana, vestita da sposa. Canta le donne tra fragilità e contraddizioni con una maestria che in pochi possono vantare. Il pezzo è una perla di cantautorato. 

La Sad, 6: promossi
A vederli tra creste, tatuaggi e gli scheletri-corazza indossati a pelle sotto le giacche ci si aspetta una performance degna di Marilyn Manson, invece il pezzo strizza l’occhio più ai nostrani Articolo 31 e convince. A sorpresa lanciano sul palco un appello importante per la prevenzione al suicidio. Sono dei cuccioli mascherati da Gremlins.

Irama, 7 e mezzo: promosso
Una potenza vocale spiazzante. Peccato che a tratti sembra cantare con una palla da tennis in bocca, ma il suo timbro è inconfondibile. La canzone, tra le poche ‘sanremesi’ di questa edizione, è un commovente inno d’amore che mette i brividi. Lui un poeta impeccabile. 

Ghali, 6 e mezzo: promosso
Sfavillante e padrone del palco. La performance è senza dubbio da Big ma questo non è tra i suoi pezzi migliori, nonostante il testo impegnato (e impegnativo da comprendere al primo ascolto). Ci si aspettava sicuramente di più da lui. L’alieno che si porta dietro e invade la platea dell’Ariston non aggiunge niente. Potrebbe provare con un paillettato fluo. 

Negramaro, 9: promossi
Fuoriclasse. Un altro livello, praticamente super ospiti in gara. Una canzone profonda e potente, impreziosita dalla voce unica di Giuliano Sangiorgi. Pura magia. 

Annalisa, 9: promossa
“Sinceramente” una performer perfetta. Nessuna nostalgia di Elodie. La canzone è un concentrato di energia e magnetismo, con un ritornello che è già tormentone. La voce femminile più bella in gara. 

Mahmood, 8: promosso
A Sanremo non ne sbaglia una. Quest’anno sarà difficile vincere, ma piazza l’ennesima hit. Imperatore dell’Ariston, vederlo e ascoltarlo su quel palco è una garanzia. 

Diodato, 7: promosso
La classica ballata d’amore, ma lontana anni luce da “Rumore”, eredità schiacciante che si porta dietro da quattro anni. Difficile ma non impossibile fare meglio. Non è comunque questa l’edizione giusta. 

Loredana Bertè, 8 e mezzo: promossa
Una botta rock che resuscita chi ha già mollato dopo 10 canzoni. Impossibile non empatizzare con la sua contagiosa ‘follia’. Loredana le canta per bene a chi non ha saputo – o voluto – capirla e lo fa con il sorriso e la serenità che arrivano con l’esperienza. Semplicemente storia. 

Geolier, 6 e mezzo: promosso
Esuberanza napoletana a tutto tondo, dall’abito nero luccicante tipo strobo a piazza del Plebiscito la notte di capodanno, alla performance strafottente che di certo non passa inosservata. Ci piace. Per la comprensione del testo servono almeno tutte e quattro le altre serate. 

Alessandra Amoroso, 9: promossa
Elegante, emozionante e vocalmente perfetta. Interpretazione disarmante di un testo introspettivo in cui chiunque riesce a riconoscersi. Non poteva fare esordio migliore.

The Kolors, 6 e mezzo: promossi
Effetto giostre in piazza per la festa patronale. Spensieratezza e carica in questo pezzo dance. Non è certo un capolavoro, ma senza dubbio l’imminente tormentone radiofonico. Italo Disco winter edition. 

Angelina Mango, 8: promossa
Rivelazione musicale che si scrolla di dosso con un paio di note l’ombra del talent. Sul palco la sua non è solo un’esibizione canora ma anche una prova attoriale. Interprete a 360 gradi. La firma di Madame è inconfondibile in questa che è tra le canzoni più originali in gara, ma il resto lo fa tutto lei. Indomita. 

Il Volo, 7: promossi
Il bel canto che incontra il pop. Sono passati 9 anni da “Grande Amore” e la nomina dei tenori prodigio vogliono staccarsela un po’ di dosso. Fuori dalla comfort zone comunque non sbagliano uno colpo, segno di un talento capace di smerimentare. I nostri baronetti della musica insieme sono un “Capolavoro”. 

Big Mama, 6 e mezzo: promossa
Un rap femminile decisamente originale, come la sua voce. L’emozione che traspare tradisce a tratti l’esibizione, ma lei ne guadagna in umanità. 

Ricchi e Poveri, 5: bocciati
Operazione nostalgia. Peccato che di “Sarà perché ti amo” c’è solo l’attacco, con quel “che confusione”. Il resto è un goffo tentativo di rispolverare vecchie hit sotto mentite spoglie, come una “Semplice” di Gianni Togni che non sfugge agli orecchi più attenti. Perché mettere a repentaglio tanta sacralità artistica? 

Emma, 8 e mezzo: promossa
“Apnea” è solo il titolo. La canzone è una boccata d’ossigeno a mezzanotte inoltrata. Emma in bustier un duro colpo per i cardiopatici. 

Renga e Nek, 5: bocciati
Vocalizzi, acuti e virtuosismi personalissimi. Il resto non pervenuto. 

Mr Rain, 5 e mezzo: bocciato
Dal coro di bambini alle altalene. Mr Rain sul palco non rinuncia agli ‘effetti speciali’, ma stavolta il pezzo fatica a non perdersi nell’anonimato. 

Bnkr44, 3: bocciati
Casual. Nel senso letterale del termine, dal look alla performance. Così, come viene. Male. 

Gazzelle, 7: promosso
Canzone d’amore, occhiali da sole e non si sbaglia. Esordio perfetto e un gioiellino indie che sarà la colonna sonora di tante coppie. 

Dargen D’Amico, 7: promosso
Musica dance e temi sociali. Un unicum sulla scena italiana e l’unico sul palco dell’Ariston ad accendere i riflettori sulla guerra in Palestina invocando il cessate il fuoco. Coraggioso. 

Rose Villain, 7 e mezzo: promossa
Super Vicki. Movimenti robotici e voce poderosa che sembra quasi computerizzata. Il pezzo è una bella bombetta.

Santi Francesi, 6 e mezzo: promossi
“L’amaro in bocca” è rimasto ad ascoltarli così tardi. Una bella sorpresa da Sanremo Giovani. Peccato per la tutina con pantalone a zampa del cantante che ha ucciso l’ultimo barlume ormonale rimasto a quest’ora. 

Fred De Palma, 5: bocciato
Una di quelle canzoni di cui si può fare tranquillamente a meno. Soprattutto all’una di notte inoltrata. 

Maninni, 6: promosso 
Semplice ma emozionante come la colonna sonora di un film di Aldo, Giovanni e Giacomo o Leonardo Pieraccioni. Un grande classico, senza azzardare.

Alfa, 6: promosso
Eccola la hit in quota teen che fa cantare e ballare anche i boomer. Non sarà un fenomeno nel canto, ma la sua energia è travolgente.

Il Tre, 5: bocciato 
Un Kurt Cobain (a prima vista, non al primo ascolto) versione rap che canta le sue fragilità. Sulla carta funziona, sul palco meno. 

Fonte : Today