Panchine giganti, murales colorati, percorsi naturalistici: sono solo alcune delle tante iniziative pensate nei paesi italiani per evitare di finire nell’abisso dello spopolamento (nella foto sopra, Craco, in provincia di Matera). Tra tante idee, ce ne sono alcune davvero bizzarre ma efficaci, come il “telefono del vento” e gli spaventapasseri che “abitano” il paese. Qualsiasi cosa pur di attirare turisti, per mantenere in vita piccoli centri altrimenti destinati a trasformarsi in borghi fantasma. Paesi completamente disabitati con le case in rovina nelle zone più impervie, che però alcuni vedono come una grande opportunità. Come chi ha creato il villaggio-comunità buddista di Bordo, in Piemonte, o chi ha trasformato un piccolo centro abbandonato in un borgo per matrimoni. Ma non è così semplice come sembra.
Due idee arrivate dal Giappone
Una cabina telefonica isolata nel bosco per parlare con chi non c’è più, per affidare al vento parole non dette come “ti voglio bene”, “scusa” o semplicemente “mi manchi”. È la “cabina del vento”, telefono senza fili dal forte valore mistico pensata per parlare con l’aldilà. La prima è stata installata a Barone Canavese, in provincia di Torino (vedi foto sotto), poi ne è spuntata un’altra a San Pietro Belvedere, nella frazione di Capannoli in provincia di Pisa. Il “telefono del vento” è un’idea rubata al Giappone, nazione che proprio come noi da anni soffre di spopolamento e denatalità.
Dal Paese del Sol Levante arriva anche lo spunto per un’altra iniziativa, quella che ha dato vita al “Paese degli spaventapasseri”. È ormai da anni che la piccola frazione di Vendersi del comune di Albera Ligure (Alessandria) è popolata da decine di pupazzi di paglia. Ognuno di questi ha un nome e rappresenta persone realmente vissute nel paese. Poco prima di arrivare lungo la strada ci sono Pasquale e Natalia ad accogliere i curiosi, una coppia di innamorati che si bacia appassionatamente, mentre poco più in là c’è un contadino con un falcetto legato alla cintura. Tra le vie ci sono signore di paglia che lavorano a maglia e in un bar due amici che giocano a carte (vedi foto sotto). Proprio come accade dall’altra parte del mondo, nell’ormai famoso villaggio di Nagoro abitato da bambole di pezza. I “kakashi”, opere d’arte realizzate a mano da un’anziana giapponese per rappresentare la vita del paese come era un tempo.
Il fenomeno dello spopolamento riguarda soprattutto le aree interne dell’Italia, vale a dire circa il 60 per cento della superficie nazionale (vedi grafico sotto). Non interessa solo il Sud e le isole, ma anche le regioni del Centro come Abruzzo e Molise e il Nord, Trentino Alto Adige in testa. Secondo uno scenario ipotizzato dall’Istat, a causa della denatalità le zone settentrionali del nostro Paese potrebbero ridursi di 276 mila unità entro il 2050 (da 27,4 a 27,1 milioni), mentre il Mezzogiorno potrebbe perdere addirittura 3,6 milioni di abitanti, sempre entro il 2050 (da 19,9 a 16,3 milioni).
Dai serpenti alla sposa nei borghi
Alcuni borghi per rianimarsi attendono con ansia l’arrivo delle feste popolari, come Cocullo in provincia dell’Aquila, dove una volta l’anno viene celebrata la “Festa dei serpari”, rito millenario che con la statua di san Domenico abate coperta di serpenti richiama decine di migliaia di turisti. Anche il borgo fantasma di Laino Castello in provincia di Cosenza, Calabria, ha a che fare con i rettili. Chi c’è stato racconta di rovi ai lati della strada e di selciati pieni di serpenti, più precisamente di biacchi, animali non velenosi ma molto mordaci se vengono disturbati. Uno spettacolo da non perdere per gli amanti della fotografia.
L’impresa di far rivivere vecchi borghi è piuttosto ardua ma non impossibile. C’è chi c’è riuscito. Pensiamo a Brunello Cucinelli con Solomeo in Umbria, il “Paese del cashmere”, oppure all’imprenditore italo-svedese Daniele Kihlgren, che ha trasformato Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila) in un albergo diffuso di successo. Originale anche l’idea del “matrimonio nel borgo”, una location speciale per pronunciare il fatidico “sì”. Un paesino arroccato tra le montagne, Città Sant’Angelo (Pescara), tutto riservato agli eventi, per trascorrere momenti indimenticabili e riscoprire le antiche tradizioni abruzzesi legate al rito nuziale. Il progetto piace così tanto che sarà presto replicato a Caramanico e Pescocostanzo.
Il piccolo Tibet italiano
Tante iniziative hanno come denominatore comune la presenza di stranieri, non solo nella domanda come nel caso delle case a un euro (ne abbiamo parlato qui), ma anche nell’offerta. Non è raro leggere di europei o americani che vengono nel nostro Paese a comprare interi villaggi. Come l’avvocato scozzese di origini italiane Cesidio Di Ciacca, che ha deciso di rilevare e ristrutturare l’intero Borgo I Ciacca a Picinisco, in provincia di Frosinone, per farne un’azienda agricola e vinicola.
Macché case a 1 euro: vi racconto quanto costa davvero comprare in un piccolo borgo
Un gruppo di fedeli svizzeri, invece, ha trasformato il villaggio fantasma di Bordo in Val d’Ossola in una comunità d’ispirazione buddista. Prima era un paesino di vecchie case abbandonate soffocate dai rovi, ora è abitato da una comunità buddista sempre pronta ad accogliere visitatori. Ci si arriva solo a piedi percorrendo uno stretto sentiero di montagna per circa 20-25 minuti. Lo chiamano “il piccolo Tibet”, perché regala un panorama bellissimo e perché le case sono adornate con tantissime bandierine tibetane.
Caccia ai nuovi investitori
Purtroppo non tutte le storie sui vecchi borghi abbandonati hanno un lieto fine. Come il progetto “La Porta” a San Donato di Tagliacozzo, in provincia dell’Aquila, che per ripartire ha bisogno di nuovi investitori. “Speriamo di trovare un investitore straniero che possa aiutarci a realizzare il nostro sogno”, dichiara a Today.it Valentina Di Marcello, figlia di uno dei tre soci che hanno dato il via al progetto di riqualificazione. L’idea di un albergo diffuso caratterizzato da un’esperienza total relax per loro non è mai tramontata, ma in un paesino dove non nascono più bambini da 12 anni e dove non c’è più nemmeno un bar o un negozio di alimentari diventa tutto più difficile.
Le intenzioni da sole non bastano: “Non ci sono agevolazioni, incentivi di cui possiamo usufruire perché Tagliacozzo a differenza di San Donato non è un borgo che si sta spopolando. Ma non si può paragonare il comune con una frazione”. E così questo piccolo paese fantasma, baciato dal sole con una bellissima vista sulla Marsica, attende che passi di lì un cavaliere bianco. Per il momento si vedono solo amanti del trekking grazie al “Cammino dei briganti”, percorso di 100 chilometri che attraversa borghi medievali e natura selvaggia tra Abruzzo e Lazio. Questa iniziativa sta andando bene ma da sola e, soprattutto, senza la garanzia di servizi essenziali per i turisti non riuscirà a rianimare il paese, nonostante l’antichissima chiesetta e i resti di un antico castello tutti da ammirare.
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Fonte : Today