Che c’entra Bella Ciao con Sanremo 2024? Tra le polemiche su TeleMeloni (la Rai lottizzata dai partiti al governo) e i trattori che minacciano di arrivare all’Ariston (guidati da Ornella Muti, nientemeno), il festival della canzone italiana naviga a vista per allontanare le strumentalizzazioni. Ma la primissima conferenza stampa di questa edizione, svoltasi all’ora di pranzo del 6 febbraio in vista della serata inaugurale, ha subito un’inaspettata svolta politica. Mentre il direttore artistico Amadeus e il co-conduttore della prima serata Marco Mengoni rispondevano alle domande dei giornalisti in sala stampa, sono stati presi alla sprovvista delle domande di Enrico Lucci, inviato da Striscia la Notizia.
Lucci ha chiesto a Amadeus se si definisse antifascista, ricevendo risposta positiva. Alla stessa domanda Mengoni ha risposto: «Sì». Ulteriormente sollecitati dall’inviato del tg satirico, Amadeus e Mengoni hanno intonato Bella Ciao. Amadeus ha addirittura un retroscena legato al brano storico: nell’edizione del 2021 si era pensato di invitare il cast de La Casa di carta, la serie Netflix che appunto ha reso popolare in tutto il mondo il remix della canzone partigiana; fu il Covid a far saltare l’ospitata, per via delle ovvie restrizioni pandemiche. Dunque l’intenzione di far intonare l’inno antifascista all’interno dell’Ariston era già nell’aria da tempo.
La storia di Bella Ciao
È di per sé emblematica del tipo di stratificazioni che cambiano la percezione di un’opera artistica: il canto popolare, il cui testo fa riferimento a un invasore che distrugge gli equilibri e spinge al sacrificio per la libertà (“una mattina mi son svegliato /
e ho trovato l’invasor“, “se io muoio da partigiano / tu mi devi seppellir”), è diventato l’emblema della Resistenza partigiana contro l’invasione nazifascista nel Nord Italia negli ultimi anni della seconda guerra mondiale. A dire il vero la stessa ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) riconosce che la canzone divenne popolare solo a partire dagli anni Sessanta, vent’anni dopo dunque la fine del conflitto. Da allora, in ogni caso, è diventato l’inno ufficiale di ogni avvenimento o movimento antifascista.
Negli anni sono state diverse le sue interpretazioni, più o meno politicizzate, e le sue note si sono sentite anche in manifestazioni internazionali, per esempio le proteste anti-Erdogan nel 2013 in Turchia o altre proteste in Cile nel 2019. C’è un precedente anche legato allo stesso Sanremo: l’allora direttore artistico e conduttore del festival Gianni Morandi aveva proposto di intonare Bella Ciao all’Ariston nel 2011 in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, combinata però con l’inno fascista Giovinezza: la proposta però suscitò diverse polemiche e fu l’allora Consiglio di amministrazione della Rai.
Più di recente, l’inserimento di un remix nella colonna sonora de La Casa di carta ha fatto sì che il brano divenisse estremamente popolare a livello globale, ballato anche in molte discoteche, ma al contempo perdendo praticamente le sue connotazioni politiche ed ideologiche più salienti. In senso stretto, e soprattutto in Italia, Bella Ciao rimane un canto decisamente politico e antifascista, e quello di Amadeus e Mengoni è sicuramente un segnale carico di significati.
Fonte : Wired