Il 7 febbraio di ogni anno si celebra in oltre 180 Nazioni il Safer Internet Day, la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete promossa dalla Commissione Europea. Dal cyberbullismo ai social network, fino all’identità digitale, ogni anno il Safer Internet Day punta a sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi della navigazione online. Secondo Save The Children, è in diminuzione l’età media del primo accesso in rete e il tempo trascorso online: il 40,7% degli 11-13enni in Italia usa i social media. Dai dati del Moige, Movimento italiano genitori, elaborati con la collaborazione dell’Istituto Piepoli, emerge che “un minore su 4 ha un canale dove racconta la propria vita, il 49% naviga senza filtri anti-pornografia, quasi uno su due ha subito prepotenze sul web. Per il 60% il cyberbullismo è frutto della mancanza di controlli, uno su 4 fa amicizia in Rete con estranei”.
La giornata
Come si legge sul sito dell’appuntamento, la Giornata è nata come iniziativa del progetto SafeBorders dell’Ue nel 2004 ed è stata in seguito ripresa dalla rete Insafe come una delle sue prime azioni nel 2005. Insafe è una rete europea di centri Safer Internet (SIC). Ogni centro nazionale attua campagne di sensibilizzazione ed educazione, gestisce una linea telefonica di assistenza e lavora a stretto contatto con i giovani per garantire un approccio basato su dati concreti e su più soggetti per creare un Internet migliore. Il Safer Internet Day è cresciuto nel tempo e nel mondo: nel 2009 sono stati introdotti i Comitati appositi che puntano a rafforzare i legami con i Paesi esterni ai confini europei.
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I dati di Save The Children
Se per molti ragazzi stare in Rete, scambiarsi contenuti e messaggi, rappresenta un elemento di apertura al mondo – sottolinea Save The Children – le rilevazioni sugli adolescenti di 11, 13 e 15 anni, mostrano che il 13,5% del campione fa un uso problematico dei social media e il 24% dei videogiochi. Si abbassa l’età delle vittime di adescamento online, il 9% ha meno di 10 anni. Nonostante la legge preveda che un utente possa avere accesso ai social media solo dopo aver compiuto 13 anni, la realtà mostra una presenza massiccia di preadolescenti che hanno aperto un profilo indicando un’età maggiore o hanno usato quello di un adulto, spesso un genitore più o meno consapevole: il 40,7% degli 11-13enni in Italia usa i social media, con una prevalenza femminile (47,1%) rispetto a quella maschile (34,5%). I minori utilizzano le nuove tecnologie, in particolare le app di messaggistica e i social network, in modo sempre più precoce, frequente e intenso. Tra i più giovani cresce sempre di più il tempo trascorso online, soprattutto dopo la pandemia: in Italia utilizza internet tutti i giorni il 78,3% degli 11-13enni, il 91,9% degli adolescenti nella fascia 14-17 anni e il 44,6% dei bambini tra i 6 e i 10 anni. Nella fotografia dell’Italia digitale si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, mezzo di elezione per connettersi, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che, dopo la pandemia, utilizzano il cellulare tutti i giorni: dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22. L’89,2% di 11-17enni utilizza il cellulare tutti i giorni.
Il rapporto Moige
“I dati continuano a disegnare un contesto in cui bullismo e cyberbullismo sono ancora molto diffusi”, spiega il Rapporto del Moige. “L’8% degli intervistati ammette di usare sempre o spesso foto o video per prendere in giro qualcuno, dato che registra un trend di crescita costante: nel 2022 era il 6%, nel 2019 il 5%. Il 17% lo fa raramente, ma ammette di averlo fatto almeno una volta. Il 45% degli intervistati ha subìto almeno una forma di prepotenza. Nel 34% dei casi si è trattato di violenza verbale (come insulti e offese), nel 26% psicologica (pettegolezzi negativi, esclusione dal gruppo), per il 6% fisica (calci, pugni), il 6% sono stati casi di cyberbullismo (shitstorming, condivisione di contenuti personali)”. Tra i ragazzi, rilevano i curatori, “c’è poca consapevolezza delle conseguenze delle loro azioni in Rete: per il 77% il proprio comportamento online è corretto, mentre il 23% non si è mai interrogato a riguardo. C’è ancora troppa confusione anche intorno a bullismo e cyberbullismo, e al fatto che questi comportamenti costituiscono dei reati: il 25% è poco o per nulla consapevole a riguardo”. In questo contesto, per i ragazzi la mancanza di controlli e tutele da parte dei social incide in modo negativo sul fenomeno, incentivando il bullismo “molto” (18%) o “abbastanza” (42%).
I filtri e la prevenzione
Altro tema indagato dal Rapporto è quello dei filtri anti-porno. “Nonostante esistano dei validi filtri di navigazione che precludono ai minori l’accesso a contenuti pornografici, questi sembrano essere ancora poco utilizzati. Il 49% dei minori intervistati naviga abitualmente senza filtro anti-porno, l’8% lo usa solo “raramente”. Il 67% dei partecipanti all’indagine valuta questi filtri come abbastanza o molto utili, mentre 1 su 4 ritiene che limitino la libertà di navigazione. In generale, emerge che i minori parlano poco in famiglia della possibilità di adottare strumenti per una navigazione sicura, quasi la totalità degli intervistati, il 94%, non ne ha mai parlato con i genitori, o lo ha fatto raramente. Sull’intelligenza artificiale il 48% dichiara di utilizzarla sempre o spesso. Per il 57%, è uno strumento valido che potrebbe aiutarlo nello studio e dell’apprendimento, il 62% ritiene che possa aiutarlo a risolvere i problemi e il 53% crede che possa migliorare il livello generale dell’istruzione. Questi strumenti vengono usati abitualmente come aiuto negli studi e nei compiti dal 38% degli studenti, anche se quasi 1 su 4 (23%) ammette poi di essersi trovato in situazioni in cui l’intelligenza artificiale ha fornito informazioni errate o inesatte. Il 38% degli intervistati crede che l’IA abbia un ruolo molto o abbastanza importante nella sua vita, il 45% crede sia poco importante e il 17% per nulla importante. Solo il 25% pensa che possa influenzare negativamente la propria privacy.
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Le minacce
I pericoli di una navigazione online non sicura sono molti e colpiscono soprattutto gli adolescenti, come ricorda il sito del commissariato di polizia postale. Fra questi c’è l’adescamento online: adulti che utilizzano la rete, i servizi di socialnetworking e le app di gioco online per agganciare minorenni allo scopo di farsi mandare immagini erotiche e sessuali, spesso fingendosi coetanei innamorati delle loro vittime. Seguono la diffusione e la detenzione di materiale illegale, il cyberbullismo e la challenge online. Quest’ultima è un fenomeno molto diffuso tra i ragazzi che consiste nel filmarsi mentre si fanno azioni che in quel momento sono trend topic sui social network e circuiti da loro frequentati. Nelle maggioranza dei casi si tratta di azioni poco pericolose ma – sottolinea la polizia – è necessario sensibilizzare i ragazzi sul fatto che alcune sfide possono comunque rappresentare un pericolo se intraprese con l’obiettivo di aumentare la propria popolarità, senza valutare i rischi reali.
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I consigli
La polizia postale ha individuato alcuni consigli rivolti ai genitori che vogliono proteggere i propri figli dalle insidie del web. Prima di tutto occorre insegnare ai bambini più piccoli l’importanza di non rivelare in rete la loro identità, oltre ad altre informazioni personali sulla famiglia (nome, cognome, età, indirizzo, numero di telefono, nome e orari della scuola, nome degli amici). È importante educare alla sicurezza su Internet anche se i ragazzi in questione non sembrano interessati a navigare: potrebbero trovarsi a farlo a casa di amici o a scuola. Serve poi impostare la “cronologia” del tablet o dello smartphone che utilizzano, in modo da mantenere traccia dei siti visitati. Per quanto riguarda le mail, è bene leggerle con loro controllando ogni allegato al messaggio. Soprattutto: insegnare a non aprire da soli mail che non aspettano. Se non si riconosce il mittente meglio non aprire l’e-mail, né eventuali allegati: possono contenere virus, troyan o spyware in grado di alterare il funzionamento del computer. A questo proposito, la polizia postale sottolinea l’importanza di usare un buon antivirus. Cercare poi di spiegare ai bambini che può essere pericoloso compilare moduli online senza l’aiuto di un genitore e dire loro di farlo solo previa consultazione. Infine, stare vicino ai bambini quando creano profili legati a un nickname per usare programmi di chat e stabilire quanto tempo possono passare navigando su internet.
Adulti informati e impegno di istituzioni e piattaforme
“L’ambiente digitale rappresenta per le giovani generazioni – spiega Raffaela Milano, Direttrice Programmi e Advocacy Italia-Europa di Save The Children – una straordinaria opportunità di abbattimento delle disuguaglianze e di ampliamento degli orizzonti, ma è necessario che tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti siano accompagnati nell’acquisizione delle competenze indispensabili per navigare in rete in modo creativo e consapevole. Per questo motivo è necessario coinvolgere e formare le figure adulte di riferimento, a partire dai genitori e dai docenti, anche sulle nuove frontiere dell’Intelligenza Artificiale. Allo stesso tempo, consapevoli di come l’età media del primo accesso alla rete con la pandemia si sia drammaticamente abbassata, occorre un forte impegno congiunto da parte delle istituzioni e delle piattaforme per prevenire i gravi rischi che i bambini e le bambine possono incontrare on line e consentire loro una navigazione sicura”.
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Fonte : Sky Tg24