Se gli Houthi ci staccano la connessione: dal Mar Rosso passa (anche) internet

Dal Mar Rosso non passano solo le navi. La guerra tra Israele e Hamas è arrivata anche qui, con gli attacchi degli Houthi che stanno mettendo in crisi uno degli snodi principali del commercio marittimo globale. Ma sotto il livello del mare c’è un altro tesoro a rischio: tra lo stretto di Bab el-Mandeb e l’imbocco del canale di Suez, cavi di fibra ottica grandi quanto un tubo da giardino permettono il passaggio delle informazioni internet tra Sud-est asiatico, Mediterraneo e Italia. L’allarme era partito sulle chat Telegram legate ai ribelli Houthi e alle milizie filo iraniane dell’Iraq, in cui Today.it è entrata, per poi essere confermato dal ministero dell’Informazione dello Yemen: il rischio di attacchi ai cavi sottomarini è concreto.

Nel frattempo il governo italiano comanderà “Aspides”, la missione europea nel Mar Rosso che difenderà le navi ma anche i cavi. In ballo ci sono pure gli interessi delle aziende che li hanno installati, come Tim e la sua Sparkle, che il Ministero dell’Economia di Giorgetti vuole acquistare perché la considera strategica per la sicurezza nazionale. Per capire meglio la situazione ne abbiamo parlato con Bruno Dardani, direttore del centro studi Giuseppe Bono. 

Dalle chat Telegram delle milizie pro Houthi e Iran: “I cavi passano da qui, sono nella nostra morsa”

È stato Moammar al-Eryani, il ministro dell’Informazione dello Yemen, che ha portato l’attenzione sui cavi internet sottomarini che passano dal Mar Rosso definendoli “una delle infrastrutture digitali più importanti del mondo”. In realtà, la minaccia degli Houthi risale a oltre un mese prima: come ha riportato il Middle east media research institute (Mimri), un canale Telegram considerato vicino agli Houthi ha pubblicato una mappa delle infrastrutture nell’area con il messaggio: “Ecco le mappe dei cavi internazionali che connettono tutte le regioni del mondo dal mare. Sembra che lo Yemen si trovi in una posizione strategica, dato che le linee Internet che connettono interi continenti passano vicino al Paese”. 

Anche il canale Telegram “Al-Fatih110” sostenitore delle milizie appoggiate dall’Iran in Iraq, ha citato gli Houthi affermando che “i cavi Internet globali che passano attraverso lo stretto di Bab-el-Mandeb sono nella nostra morsa: è un messaggio velato alla coalizione occidentale?”. Come si vede dal messaggio rintracciato da Today.it e visibile nello screenshot sotto la data è del 24 dicembre scorso. 

Chat di Telegram delle milizie pro Iran e Houthi sugli attacchi ai cavi internet nel Mar Rosso

Il centro Mimri che ha segnalato i messaggi su Telegram in passato è stato accusato di posizioni filo-israeliane con traduzioni dall’arabo troppo schierate e “selettive”, ma in questo caso c’è una doppia conferma. La prima arriva dalla società delle telecomunicazioni yemenita, rimasta associata al governo riconosciuto dall’Onu, che ha condannato e riconosciuto la minaccia degli Houthi. La seconda è fattuale: da lì passano 16 cavi sottomarini. Uno dei più strategici è il cavo di 25mila chilometri “AE1” che collega Asia, Africa ed Europa. Danneggiarlo causerebbe grossi problemi.

Già nel 2022, un rapporto del Parlamento europeo definiva l’area “il collo di bottiglia più vitale per l’Ue”, perché i fondali sottomarini di fronte la costa dello Yemen sono uno dei maggiori passaggi per il sistema di connessioni internet Europa-Asia. I rischi per i cavi possono arrivare da mine sottomarine o da incursioni subacquee per tranciarli. In generale, nel Mar Rosso passa il 17 per cento del traffico internet in fibra ottica del mondo e i cavi sono diretti anche in Italia.

Dagli attacchi Houthi nel Mar Rosso dipende anche internet in Italia: la mappa dei rischi

Se le minacce degli Houthi si rivelassero reali, anche in Italia ci sarebbero delle conseguenze. Come ha spiegato a Today.it Bruno Dardani, direttore del centro studi di consulenza strategica sul mare “Giuseppe Bono”, “Egitto e Mar Rosso sono al tempo stesso il più importante, ma anche il più vulnerabile nodo internet del mondo. 16 cavi, posti su fondali marini e vulnerabili teoricamente anche al passaggio delle navi mercantili, costituiscono la massa più rilevante di connessioni fra Asia ed Europa, transitando per 1200 miglia sotto il Mar Rosso. E uno di questi importanti cavi arriva proprio a Genova”.

Mappa dei cavi internet sottomarini tra Italia e Mar Rosso

“Fra questi – segnala Dardani – c’è anche il cavo di 15.500 miglia che connette Hong Kong e Marsiglia. Per questi motivi l’Egitto è considerato come il più importante ‘chokepoint’ del mondo per la concentrazione di trasmissioni Internet”. In pratica, questi cavi connettono l’Italia al sud est asiatico e alla Cina, passando per Emirati Arabi e Arabia Saudita: “Immaginate centri finanziari come Dubai e Abu Dhabi senza internet”, ha detto il direttore del centro studi Bono.

Come ha fatto notare Emily Milliken, esperta del “Gulf international forum”, think tank con sede a Washington, il “potenziale danneggiamento di questi cavi può interrompere anche le comunicazioni militari o governative nell’area”. I cavi sono infatti l’unico mezzo per possibile per trasmettere la mole di dati dei sensori militari sulle operazioni in corso. “Una rete di cavi di comunicazione sottomarini di vitale importanza potrebbe essere il soft target perfetto per il loro prossimo attacco, una possibilità che dovrebbe preoccupare tutte le nazioni che dipendono da queste infrastrutture critiche” ha detto Milliken.

Da qui passano importanti cavi realizzati da Sparkle e che arrivano anche in Italia come il BlueMed. Sparkle è l’operatore globale di Tim per cui di recente il Ministero dell’Economia e delle finanze ha presentato un’offerta di acquisto. Come riportato dal Sole 24 Ore, la società è considerata strategica ai fini della sicurezza nazionale. 

Ora anche il Mar Rosso è in guerra, l’Italia sarà presente con il comando della missione Aspides. Gli Houthi hanno già commentato la notizia. Il rischio è che il conflitto si allarghi ancora e che corra anche lungo i cavi internet sotto il mare.

Fonte : Today