Garanzia dopo la riparazione, la nuova richiesta dell’Ue

L’Unione Europea è vicina a promuovere un nuovo importante requisito ovvero una garanzia dopo la riparazione, extra, di 12 mesi aggiuntivi che i produttori di dispositivi elettronici potrebbero dover fornire agli utenti. Dopo aver di fatto obbligato Apple a passare allo standard usb type-c al posto del lightning su iPhone e ad aprire l’App Store a possibilità precluse al resto del mondo, presto potrebbe arrivare una nuova importante conquista al servizio dei consumatori.

Prosegue l’iter di approvazione delle novità nell’ambito della direttiva sul diritto alla riparazione promossa dal Consiglio e Parlamento europeo. Tra le altre informazioni trapelate negli scorsi giorni si possono leggere anche altri aspetti chiave e al primo posto ci sono senza dubbio 12 mesi di garanzia extra dal momento in cui un prodotto sia riportato alla conformità, con la porta aperta a un’ulteriore estensione. Si punterà anche a garantire una migliore offerta di pezzi di ricambio a un prezzo calmierato e abbordabile e all’accettazione di componenti di seconda mano o ricambi realizzati tramite stampanti 3D, tenendo sempre acceso il diritto del consumatore di scegliere se optare per una riparazione oppure per una sostituzione di un prodotto difettoso ancora in garanzia.

Inoltre, si punta a un form standard sulla riparazione per il mercato dell’Unione Europea che elenchi in modo chiaro e inequivocabile tutte le informazioni più importanti così da evitare di prendere decisioni avventate. Sul preventivo gratuito dovranno essere ben evidenziate le tempistiche richieste per la procedura, le condizioni alle quali si va incontro, i prodotti che verranno utilizzati e, in modo particolare, i prezzi finali. Il progetto considera anche la possibilità di realizzare una piattaforma online unica – invece che 27 separate, una per nazione – che possa radunare e organizzare tutti i servizi operanti sul territorio dei vari paesi membri, facilitando la ricerca e l’abbinamento tra domanda e offerta.

Fonte : Wired