Immaginate una stanza con dieci persone, immaginate ora di dovere dire addio a una di loro ogni 48 ore perché un giorno sì e uno no c’è chi decide di togliersi la vita. Sareste soli in pochissimi giorni. Fa impressione, vero? Ecco, questo è quello che avviene nelle nostre carceri. Il 2024 è iniziato da 36 giorni – oggi è lunedì 5 febbraio – e 15 detenuti si sono suicidati. Numeri parziali, perché si devono sommare anche i migranti nei Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri) come Ousmane che aveva solo 22 anni è si è ucciso nel Cpr di Ponte Galeria a Roma.
Ousmane era partito dalla Guinea sognando l’Europa. Il risveglio dal sogno è stato brutale e si è tolto la vita nel Centro di permanenza e rimpatrio. “Rimandate il mio corpo in Africa, mia madre ne sarà lieta”, le sue ultime volontà scritte in francese forse con un mozzicone di sigaretta sul muro del centro. Prima di lui si è suicidato un detenuto del carcere veronese di Montorio (aveva già provato a uccidersi a gennaio), prima ancora si è impiccato un detenuto disabile ristretto nel carcere di Carinola, nel Casertano.
Di un “bollettino di guerra terrificante”, di “ecatombe”, parla senza mezzi termini l’Unione delle Camere penali. “Occorre aggiungere – precisano gli avvocati – quella dei numerosi atti di autolesionismo, spia evidente di una situazione di diffuso disagio e di disperazione divenuta insostenibile per i detenuti, i trattenuti e per tutti coloro che in quei luoghi di detenzione prestano il loro servizio”. L’Unione delle camere penali annuncia l’astensione per il 7, 8 e 9 febbraio prossimo punta il dito contro il sovraffollamento e le poche risorse destinate all’assistenza dei detenuti anche in termini di organico della polizia penitenziaria. Chiede poi di procedere con la riforma dell’ordinamento giudiziario.
Il tasso di suicidi in carcere è 20 volte superiore ai suicidi delle persone libere. La necessità di interrogarsi sul fenomeno dei suicidi in carcere è stata recentemente sottolineata dal Garante nazionale per i detenuti nella sua relazione del 2023. Una scelta cosi estrema come quella di togliersi la vita non è certamente riconducibile a una sola causa e per di più uguale per tutti. Non si può dire “colpa del sovraffollamento”, come non si può dire “colpa della depressione”. Certamente però ogni elemento ha un suo peso e concorre nelle scelte dei detenuti. Un numero su tutti: secondo dati aggiornati all’11 gennaio 2024 l’indice di affollamento nelle carceri italiane è del 127,48%.
Il garante indica più azioni da portare avanti in parallelo:
- inserire nei penitenziari figure di “mediazione sociale” e supporto per ridurre la distanza che separa “dentro” e “fuori”;
- aumentare le possibilità di connessione – ovviamente in condizioni di sicurezza – con i propri affetti per un positivo reinserimento in società;
- ridurre i numeri dei detenuti.
Il tema sistema carcerario agita l’opposizione, che chiede l’intervento del ministro della Giustizia Nordio. “Il ddl Nordio sarà l’occasione per verificare le intenzioni di ministro e governo sul carcere”, dice la vicepresidente dem del Senato Anna Rossomando. “Ci sono emendamenti del Pd su esecuzione esterna della pena, incremento di assistenti sociali e psicologi, spazi carcerari e molti altri interventi. Vedremo – aggiunge – se differentemente da poche settimane fa, quando vennero tutti bocciati, questa volta ci sarà un cambiamento nell’atteggiamento del governo e arriveranno risposte sul sovraffollamento”.
Per il capogruppo alla Camera di Italia Viva, Davide Faraone, “i malati psichici non dovrebbero stare in carcere, ci meravigliamo per quello che accade in Ungheria, ma in Italia lo Stato è ‘fuorilegge’. Andrebbero inseriti nelle Rems, strutture sanitarie di accoglienza per chi ha commesso dei reati ma è affetto da disturbi mentali”.
Ma chiede un cambio di passo anche Fi. L’azzurro Flavio Tosi ricorda che il detenuto ucraino che si è suicidato a Verona era incensurato e lavorava regolarmente. “Il sistema dovrebbe prevedere delle misure cautelari diverse, non è ammissibile – dice Tosi – che ancora prima della eventuale sentenza il trattamento sia pari a quello che subisce un condannato per reati gravissimi”.
Allo stesso modo si chiede un intervento sui Crp e la vicenda di Ponte Galeria riaccende la miccia. “Non c’è bisogno di aspettare le indagini per poter dire che luoghi come Ponte Galeria sono totalmente disumani. Non c’era bisogno di aspettare la morte di un giovane ragazzo per dire che questi posti vanno chiusi”, afferma la garante dei detenuti di Roma, Valentina Calderone, accorsa nella struttura insieme ai parlamentari Cecilia D’Elia (Pd) e Riccardo Magi (+Europa). “Siamo – ha detto D’Elia – tutti sconvolti per la morte del ragazzo. È surreale. Le condizioni sono pessime. Ponte Galeria va chiuso. L’avevamo già visitato a fine luglio e avevamo denunciato le condizioni terribili. L’episodio di questo ragazzo suicida deve mettere la parola fine su questo Cpr”.
Fonte : Today