Nel weekend gli abitanti di Parigi hanno votato e hanno deciso che se hai un SUV la tua tariffa di parcheggio nella capitale francese si moltiplica per 3 e diventa 18 euro l’ora. Uno potrebbe obiettare che i partecipanti al referendum sono stati pochini, ma il voto resta valido ed è un voto storico che ci dice molto su come dovremmo cambiare il nostro rapporto con le automobili.
I SUV esistono da oltre mezzo secolo, secondo alcuni i primi modelli risalgono addirittura alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma è solo recentemente che hanno conquistato il mercato e invaso le nostre strade. Il successo ormai è indiscusso: dal gennaio scorso, più della metà delle auto immatricolate in Europa sono SUV come dimostra il fatto che un’automobile odierna rispetto a una vettura di trent’anni fa pesa in media mezza tonnellata in più.
Perché è accaduto? Ci sono diverse spiegazioni di questo fenomeno, che è apparentemente e sostanzialmente illogico. Proprio mentre nel mondo emergeva la necessità di ridurre l’inquinamento e contrastare il riscaldamento globale, l’umanità ha deciso di investire su auto più grandi, più costose, più inquinanti e anche più pericolose: è dimostrato che il rischio di morte per un pedone o un ciclista è molto maggiore se si viene investiti da un SUV e che chi guida un SUV, essendo al volante di una vettura rialzata e rinforzata, ha uno stile di guida meno prudente.
Qui ovviamente non si tratta di criminalizzare una tipologia di vettura ma di capire che senso abbia con la transizione ecologica che non possiamo non fare. Il SUV è comodo per andare in viaggio con la famiglia, per metterci figli, cane, tavola da surf e magari pure le biciclette. Ma in città per andare a lavoro da soli che senso ha? Ha senso quello che sta provando a fare Parigi: la moltiplicazione di piste ciclabili, il potenziamento del trasporto pubblico, l’allargamento delle aree pedonali e anche il bando dei monopattini elettrici votato sempre dagli abitanti di Parigi lo scorso anno.
Invece in Italia la decisione del sindaco di Bologna di limitare la velocità ai 30 km/h in molte strade cittadine ha sollevato uno scontro politico assurdo: sulla sicurezza stradale e il contrasto all’inquinamento dovremmo stare tutti dalla stessa parte.
Fonte : Repubblica