Una scadenza non rinviabile, gli occhi del mondo puntati sull’Italia e un progetto che non convince del tutto. Parliamo della contestatissima pista da bob per le Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026. Il dibattito su quale usare, con anche l’opzione “andiamo all’estero”, ha catalizzato il dibattito per mesi. Adesso c’è la decisione definitiva: si farà una nuova pista a Cortina. L’annuncio sembra piacere solo al Governo. A sollevare dubbi è in primis il Comitato olimpico, che chiede un “piano b”, poi c’è l’opposizione che parla di “spreco di denaro pubblico”. Per l’esattezza 81,6 milioni. Vediamo perché la pista di bob di Cortina è ufficialmente l’impianto dell discordia.
La nuova pista da bob a Cortina: maxi spesa e poco tempo
L’annuncio ufficiale è arrivato lo scorso venerdì. Sarà realizzata una nuova pista da bob, skeleton e slittino a Cortina, buttando giù quella che esiste già. Le alternative erano due: ammodernare e usare la vecchia pista di Cortina o rimettere in sesto la pista di Cesana (Piemonte). La vecchia pista di Cortina è intitolata alla memoria di Eugenio Monti, è chiusa dal 2008. La pista di Cesana era stata utilizzata per i Giochi di Torino del 2006 ed è chiusa dal 2011.
Nei mesi scorsi i costi, i tempi e la complessità del cantiere avevano scoraggiato tutti i possibili costruttori contattati da Simico (La società infrastrutture Milano Cortina che gestisce l’appalto). Due gare sono anche andate deserte. L’accordo per il nuovo impianto è stato siglato col gruppo Pizzarotti. L’idea è quella di fare solo la pista senza elementi accessori, risparmiando tempo. Tradotto: niente parcheggio, meno gradinate e meno aree ristoro. Altri spazi, come quelli per atleti e staff o per la stampa non possono essere fatti fuori. Il nuovo tracciato costerà 81,6 milioni di euro.
Da contratto Pizzarotti ha 685 giorni per completare l’opera, quindi contando sabati e domenica la costruzione dovrebbe essere completata entro i primi di gennaio del 2026, praticamente a un mese dalla cerimonia d’apertura di Milano-Cortina. C’è un però. Entro il 15 marzo 2025 la pista dovrà esser pronta per un primo collaudo: con bob e slittini si deve valutare la pericolosità delle curve per mettere poi in pratica eventuali correzioni.
Se i lavori non venissero ultimati in tempo le gare verrebbero disputate altrove (St. Moritz), con un extrabudget per affittare gli impianti.
Perché il Comitato olimpico chiede “un piano B”
L’annuncio della costruzione della nuova pista è stato accolto in maniera quantomeno fredda dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio), che chiede agli organizzatori un “piano B” per le gare di bob, slittino e skeleton qualora la nuova pista non fosse pronta entro marzo 2025. I Giochi si terranno dal 6 al 22 febbraio 2026, il Comitato non crede nel rispetto delle tempistiche. E non lo nasconde.
“Il Cio – recita una dichiarazione ufficiale – nutre forti preoccupazioni circa la consegna di questo progetto entro la scadenza prevista di marzo 2025, necessaria per convalidare e omologare la pista, poiché nessuna pista scorrevole è mai stata completata in un periodo di tempo così brev. Questa preoccupazione è condivisa dalla Federazione Internazionale di bob e Skeleton e dalla Federazione Internazionale di Slittino. Pertanto, il Cio ha chiesto al Comitato Organizzatore di Milano Cortina 2026 di preparare un piano B in caso di eventuali ritardi, per garantire che le gare di bob, skeleton e slittino possano svolgersi durante i Giochi Olimpici Invernali Milano Cortina 2026”. Il messaggio è chiaro. “Il Cio ha sempre mantenuto una posizione chiara su questo tema, sottolineando che la costruzione o la ricostruzione di un impianto non è ritenuta essenziale per le gare di Milano Cortina 2026. Nessuna sede permanente dovrebbe essere costruita senza un piano legacy chiaro e fattibile”. E ancora: “Il nuovo progetto per la pista di scorrimento a Cortina non affronta questi problemi poiché il progetto pianificato non include alcun uso sostenibile o eredità praticabile dopo i Giochi e non fornisce un luogo che soddisfi tutti i requisiti tecnici, aumentando significativamente i costi e la complessità per il Comitato Organizzatore che dovrà colmare le lacune Il Cio crede fermamente che il numero esistente di centri di scorrimento, a livello globale, sia sufficiente per l’attuale numero di atleti e competizioni negli sport di bob, slittino e skeleton. Inoltre, dovrebbero essere prese in considerazione solo le piste esistenti e già operative a causa della tempi rimanenti molto stretti”.
“La pista da bob a Cortina una corsa contro il tempo”
Il Governo festeggia la decisione della nuova pista perché cosi non si è costretti a “fughe” all’estero. Lo stesso ministro dello Sport Andrea Abodi oggi 5 febbraio parla però di una “corsa contro il tempo” per realizzare la pista da bob. “D’altro canto – dice ai microfoni di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1 – organizzare un’Olimpiade e una Paralimpiade è sempre estremamente complesso. Siamo arrivati un anno fa trovando dei ritardi che abbiamo cercato e stiamo cercando tutti insieme di recuperare. Penso si faccia il tifo per una soluzione definitiva, questo cantiere che si apre per qualcuno è ancora un segnale negativo, noi dobbiamo cercare di trasformarlo in un riscatto non solo dello sport ma anche del sistema italiano nel suo complesso. Non sarà semplice, ma noi facciamo solo il tifo per l’Italia”.
“La pista di bob? Bullismo istituzionale”
Mauro Berruto, ex ct del volley e responsabile sport del Pd, boccia senza riserve il progetto. In un’intervista a La Repubblica, definisce la pista di bob a Cortina “una scommessa fatta con i soldi degli italiani. Il Cio ha già bocciato due volte il progetto e il governo va avanti comunque, con un investimento per una pista che rischia di non essere utilizzata per lo scopo per la quale viene costruita. È come dire: costruiamo il ponte sullo Stretto di Messina e poi non lo apriamo al traffico automobilistico”.
Per Berruto il progetto è essenzialmente uno strumento di propaganda: “La Lega metterà la bandierina su una cosa che fa sorridere, se non fosse seria: l’azienda Pizzarotti assumerà operai norvegesi. Prima i norvegesi, insomma – aggiunge -. L’ha detto anche il Cio: non servono nuove piste, il numero di tesserati non ne giustifica una nuova costruzione. Facendo i conti, se abbiamo 40 praticanti e investiamo 80 milioni, vuol dire spendere 2 milioni per ognuno di loro. Non potrei mai schierarmi contro lo sport, mondo dal quale provengo, ma è il Cio che l’ha detto”. Secondo l’esponente Pd “siamo di fronte all’ennesimo esempio di sottovalutazione del rischio e di, vorrei dire, bullismo istituzionale – conclude -: tanto un modo alla fine lo troviamo, questa è lo spirito che ha animato il governo in questa vicenda. Il Cio si è espresso chiaramente due volte e ci si è tappati le orecchie”.
“L’eredità della destra al governo si vede anche dal progetto di costruire una pista di bob a Cortina – attacca Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera -. La superficie di bosco che verrà distrutta, come emerge dai documenti di gara, è di 19.980 metri. Piccole pianticelle sostituiranno 500 larici secolari che verranno presi a picconate per la follia di Salvini e Zaia”.
Un altro tema è l’uso della pista. Facciamo due conti: i XXV Giochi Olimpici invernali si terranno dal 6 al 22 febbraio 2026, quelli Paralimpici dal 6 al 15 marzo 2026. La pista servirà per le gare di bob, skeleton e slittino. I detrattori dell’opera chiedono se valga la pena di fare un investimento milionario per un uso assai limitato. E avanzano dubbi anche sull’uso dell’impianto dopo l’evento citando gli esempi delle vecchie piste “abbandonate” dopo i grandi eventi per i quali erano state create.
Olimpiadi invernali, il “pentimento” di Giorgetti
La perfetta sintesi delle difficoltà organizzative delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 stanno tutte nella battuta del ministro dell’Economia Giorgetti. “Le Olimpiadi non arrivano ogni due anni, arrivano nel 2026 e poi non arriveranno più – spiega – e incomincio a essere pentito di averlo fatto (promuovere l’evento, ndr), perché ne sento la responsabilità e sono passati dal 2018 al 2024 diversi anni”, dice nel corso di un’assemblea alla Camera di Commercio di Sondrio. E prosegue nel suo ragionamento proponendo di “mettere un bel tabellone elettronico all’ingresso in Valtellina che indica quanti giorni mancano per renderci conto del senso di urgenza necessario”. Frase che suona come un ghiotto appiglio per l’opposizione e così lo stesso ministro corregge il tiro. “Una battuta”, precisa. Però poi insiste: “Una battuta tesa a stimolare tutti i protagonisti, perché se si guardano le date, il tempo trascorso e quello che manca, c’è sempre meno tempo. Non è come qualsiasi altra opera in cui si dice ‘vabbè c’è un ritardo, dispiace’ e finisce lì. Qui c’è una data e se non siamo pronti per quella data finisce tutto. Quindi è una responsabilità per il Paese”.
Fonte : Today