Musica, abbiamo ricominciato a scaricarla illegalmente

A qualche giorno dall’inizio di Sanremo, questo fine settimana decine di artisti si sono riuniti a Los Angeles per la 66esima edizione dei Grammy Awards, i principali premi della musica statunitensi. Il comico sudafricano Trevor Noah ha presentato l’evento, diversi cantanti hanno ricevuto un riconoscimento e da qualche parte su internet qualcuno ha scaricato gratuitamente la loro musica.

Secondo la società di ricerca Muso, l’anno scorso i siti che consentono il download illegale di canzoni sono stati visitati da oltre 17 miliardi di persone in tutto il mondo, con uno aumento di addirittura il 13% rispetto al 2022. Dopo anni di flessione della pirateria musicale dovuta soprattutto ai servizi di streaming come Spotify e Apple Music, la risalita è piuttosto sorprendente. Secondo il rapporto di Muso, la crescita dimostra che l’industria musicale ha la “necessità di comprendere urgentemente i cambiamenti che continuano a spingere i consumatori verso canali non autorizzati”.

La rinascita inattesa della pirateria

In generale, negli ultimi sette anni la pirateria musicale è stata un fenomeno in calo, in gran parte perché gli artisti e le etichette hanno smesso di dare i loro album in esclusiva a determinate piattaforme musicali, spiega Andy Chatterley, amministratore delegato di Muso. Nel 2016, dischi come Lemonade di Beyoncé e Blonde di Frank Ocean erano pubblicati in esclusiva su Tidal o Apple Music, finendo per essere scaricati illegalmente da chi non utilizzava quei servizi. Ma dopo la condanna della pratica arrivata dall’amministratore delegato di Universal Music Group Ludcian Grainge, le esclusive sono diventate più rare, e con loro la pirateria. Che però ora è tornata in auge.

Chatterley sostiene che i fattori alla base di questa rinascita sono molteplici. Ma se in alcuni casi si tratta semplicemente di persone che non possono permettersi i servizi di streaming musicale, in altri il fenomeno sarebbe da ricondurre agli elevati costi delle connessioni mobili in alcune regioni, che spinge le persone a scaricare i brani sui loro telefoni tramite wi-fi piuttosto che ascoltarli in streaming. L’ad di Muso sottolinea un dato particolarmente sorprendente nei risultati elaborati dalla società: circa il 40% della pirateria musicale – la quota maggiore, superiore a quella di stream illegali, torrent e altre forme di download – confluisce su siti che “rubano” l’audio dei brani dai video di YouTube e lo convertono in file scaricabili. “È un problema davvero significativo“, commenta Chatterley.

Interrogato sui risultati del rapporto, il portavoce di YouTube Jack Malon ha fatto notare che non appena la piattaforma viene avvertita della presenza di strumenti di stream ripping – come viene definito il processo di estrazione di audio o video da servizi come YouTube – vengono presi provvedimenti per bloccare i domini incriminati e sviluppare metodi per bloccarne l’uso. YouTube può anche contare su uno staff che si occupa di inviare diffide alle persone che gestiscono le applicazioni di questo tipo. “Investiamo risorse significative negli strumenti per segnalare e gestire il materiale protetto da copyright, lavorando a stretto contatto con altri leader del settore per definire gli standard della lotta alla pirateria da parte delle aziende tecnologiche”, ha dichiarato Malon. Muso non ha voluto rivelare quali siti di stream ripping sono stati monitorati per il rapporto. Chatterley afferma che queste informazioni sono state nascoste per non promuovere i servizi di pirateria. L’azienda, inoltre, non ha voluto rivelare il numero di download illegali ottenuti su questi siti (fornendo invece i numeri relativi ai torrent nel 2023).

Il caso Taylor Swift

Prendiamo come esempio il caso di Taylor Swift. La popstar, probabilmente la più popolare al mondo in questo momento, è in lizza per sei Grammy quest’anno e pur non avendo pubblicato un nuovo album nel 2023, sei dei venti dischi più venduti negli Stati Uniti l’anno scorso erano suoi: 1989 (Taylor’s Version), la ri-edizione del suo disco del 2014, ha venduto da solo circa 2,9 milioni di copie diventando l’album più venduto in quasi un decennio. La nuova versione di 1989 è stata scaricata via torrent più di 275mila volte (contro le 430.077 volte dell’originale del 2014).

Anche gli altri album di maggior successo di Swift hanno registrato un gran numero di torrent. Nel complesso, la discografia della cantante americana è stata scaricata meno di 5 milioni di volte nel 2023. Può sembrare una cifra tutto sommato irrisoria se si considerano i 19 milioni di dischi venduti da Swift solo negli Stati Uniti nello stesso periodo, prima però di ricordarsi che i torrent rappresentano la frazione più piccola della pirateria musicale a livello mondiale, con il 3% circa.

A quasi un quarto di secolo da quando Napster ha cambiato il modo di acquistare musica, insomma, la pirateria sembra essere di nuovo in crescita. E anche se nel frattempo sono emerse diverse opzioni per comprare e riprodurre in streaming le proprie canzoni preferite, i download illegali su internet potrebbe non scomparire mai.

Questa articolo è apparso originariamente su Wired US.

Fonte : Wired