Sesso, nei videogiochi è sempre di più

Secondo un popolare meme, tutti i videogiochi – da Fortnite ad Among Us – dovrebbero aggiungere il sesso. Cult of the Lamb, l’adorabile roguelike di Massive Monster che ha per protagonisti degli animaletti pucciosi che devono mettere in piedi una setta, però lo ha fatto per davvero: “Aggiungeremo il sesso al nostro gioco se raggiungeremo i 300 mila follower entro la fine dell’anno”, aveva twittato a novembre l’account ufficiale del titolo. E gli sviluppatori hanno mantenuto la promessa.

Il sesso nei videogame

I videogame rappresentano da tempo una sorta di parco giochi amoroso. Alcuni titoli integrano sesso e romanticismo direttamente nel gameplay, come per esempio Dragon Age e Mass Effect di BioWare. Ci sono poi i giochi che solleticano gli istinti più pruriginosi, come nel caso delle prostitute di Grand Theft Auto. In altri ancora si ricorre a metodi banali e meccanici: The Sims per esempio permetteva ai giocatori di fare “woohoo” per fare figli (nell’intimità di un letto a dondolo) . Con l’evolversi dei videogiochi e dei modi di giocare, utenti e sviluppatori hanno costruito intere community intorno alla piacevole idea che i videogiochi possano offrire una forma innocua di eccitamento. Ma Massive Monster ha deciso di spingersi un po’ più in là, trasformando un meme in realtà.

Pubblicato lo scorso 16 gennaio, l’aggiornamento Sins of the Flesh di Cult of the Lamb aggiunge al gioco nuovi rituali, armi, tipi di cacca (ora anche sbrilluccicante) e, soprattutto, il sesso. La scelta dei creatori tuttavia non è stata fatto solo per assecondare gli utenti più infoiati di X. Come spiega il direttore creativo Julian Wilton, Massive Monster stava pensando all’idea di inserire l'”accoppiamento” nel titolo da un po’ di tempo e stava già lavorando a una modalità basata sui “peccati” prima di introdurla come nuovo metodo per attirare seguaci nel gioco. “In passato, però, non abbiamo mai intrapreso questa strada perché pensavamo che sarebbe stato un problema con le classificazioni per l’età”, aggiunge Wilton.

Si tratta d una preoccupazione valida, che il team dietro al titolo ha tenuto in considerazione. Secondo il sistema adottato in Europa il gioco è classificato come Pegi 12, e quindi adatto a chiunque abbia dai dodici anni in su. Una designazione diversa avrebbe potuto far perdere potenziali giocatori. Quando ha annunciato l’aggiornamento, Massive Monster ha promesso però che la classificazione non sarebbe cambiata.

Un futuro di videogiochi più maturi?

Non è da escludere che altri giochi decidano di seguire l’esempio di Cult of the Lamb, soprattutto dopo la pubblicazione di Baldur’s Gate 3, che ha cavalcato l’onda dell’arrapamento nei primi mesi dopo il lancio fino ad aggiudicarsi il titolo di gioco dell’anno ai Game awards 2023 (un riconoscimento arrivato ovviamente anche per molti altri meriti). Dobbiamo quindi aspettarci che Nintendo rilasci un dlc di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom in cui anche Link ci dà dentro con la principessa? La risposta è no, anche se Sins of the Flesh fa sperare in un futuro in cui i videogiochi avranno una visione più matura del sesso.

Questo perlomeno è quello che i giocatori possono aspettarsi dal nuovo aggiornamento di Cult of the Lamb. In linea con un’idea meno puerile ma comunque innocua del sesso nei videogiochi, Sins of the Flesh è molto riuscito. Due seguaci entrano in una tenda, si danno da fare e alla fine la coppia se ne va con un uovo: “Il classico delle api e dei fiori – commenta Wilton –. Ma non inizieremo a mostrare nei dettagli i seguaci che ci danno dentro”.

Si potrebbe essere tentati di leggere in questo aggiornamento una sorta di critica sociale sul sesso e sul suo ruolo nelle sette, ma Wilton ci tiene a mettere le cose nella giusta prospettiva: “Non vogliamo assolutamente andare così in profondità. Vogliamo solo che si divertano tutti” Anche se probabilmente l’arrivo del sesso in Cult of the Lamb non guiderà l’umanità verso un’utopia futuristica, questo non vuol dire che nel mondo di questo gioco non possa fare del bene.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.

Fonte : Wired