“In Italia per le accuse a Ilaria Salis si va dal giudice di pace, lì pene disumane”

“Ilaria Salis è accusata formalmente di lesioni, ossia di aver aggredito due militanti dell’ultra destra che hanno avuto una prognosi che va dai 5 ai 7 giorni. In Italia si va dal giudice di pace per queste cose. Si chiamano percosse, da noi. In Ungheria invece si rischia una pena disumana, che è poi quella che viene richiesta, 24 anni di reclusione”. Sono le parole dell’avvocata Aurora d’Agostino, che insieme al collega Giuseppe Romano è andata a Budapest in qualità di osservatore internazionale per presenziare all’udienza di Ilaria Salis, l’insegnante di 39 anni detenuta dall’11 febbraio 2023 in Ungheria con l’accusa di aver partecipato a un’aggressione nei confronti di due neonazisti durante una manifestazione.

Da un anno, Salis è rinchiusa in carcere, in condizioni disumane come stanno andando ripetendo da mesi associazioni internazionali che si occupano di diritti umani. Tra queste ci sono anche i Giuristi democratici, che stanno seguendo da vicino la vicenda, tanto da aver mandato una delegazione composta da d’Agostino e Romano all’udienza del 29 gennaio, che ha dato il via al processo. “Abbiamo presenziato come osservatori a questo processo contro una cittadina italiana detenuta in condizioni terribili da febbraio 2023”, spiega l’avvocata padovana.

D’Agostino è rimasta colpita, non certo in senso positivo, dal sistema giudiziario ungherese. “Teniamo presente – ci racconta al telefono – che non c’è una individuazione diretta di Ilaria Salis come responsabile. Nel video che ormai ha visto tutto il mondo (quello in cui i due neonazisti vengono aggrediti, ndr), sono tutti travisati (i volti sono coperti da passamontagna, ndr). Lei dice che non lo fosse, travisata, si dichiara innocente. Ma l’accusa sostiene invece che potrebbe essere lei”.

Cosa viene contestato nello specifico a Salis? Secondo l’accusa, “le lesioni riportate dai due, potenzialmente, avrebbero potuto condurre alla morte. Ma attenzione, è diverso dal nostro omicidio preterintenzionale e non è neppure un tentato omicidio, ossia un’azione idonea a voler uccidere. È proprio una cosa che prescinde dalla volontà da un lato, ma anche dalle conseguenze dell’evento, quello su cui si basa l’accusa. Non c’è la volontà omicidio, non c’è l’evento morte”, spiega d’Agostino

Ci sono una serie di paradossi che emergono in maniera tragicamente seria. “Contraddizioni che evidenziano quanto lontano sia il sistema giuridico ungherese da come lo concepiamo noi. E stiamo parlando di un Paese che fa parte dell’Unione europea”, continua l’avvocata. “A decidere della sorte dell’italiana è un giudice monocratico. Inconcepibile che una sentenza con una pena così grave possa essere emessa da un giudice solo” come “si faceva da noi fino a trent’anni fa”. Questo ha un risvolto negativo sulla difesa degli imputati: “Il giudice non si forma la sua idea dal dibattimento, ma si basa fin dall’inizio sulle carte dell’accusa. E va detto che statisticamente il 97% delle richieste di accusa, in Ungheria, vengono accolte dai giudici. Evidentemente c’è una subordinazione alle tesi accusatorie che è determinata dal rito e da una serie di altri elementi autoritari. Quando davanti al giudice si conduce l’imputato con i ceppi, si sta già rappresentando una realtà che difficilmente può essere ribaltata dalla difesa”, sottolinea d’Agostino.

“Gli atti sono per buona parte, circa 800 pagine, su inchieste svolte in Germania in confronti di una formazione antifascista – prosegue l’avvocata – Ilaria Salis è la sola a dover rispondere delle lesioni, ma nelle 800 pagine mai è citata la donna. Questo perché era semplicemente andata in Ungheria alla manifestazione antifascista dell’11 febbraio, giorno in cui invece l’estrema destra festeggia la giornata dell’orgoglio, raduno neonazista che celebra la resistenza delle SS all’armata rossa”. Quella che poi sarebbe arrivata a Berlino facendo cadere, insieme agli alleati, il Terzo Reich. 

Il processo è tutto in ungherese. Anche questo è un elemento che non aiuta la difesa. Ilaria Salis ha un avvocato ungherese. Solo una parte degli atti sono stati tradotti. Chiediamo all’avvocata D’Agostino che impressione ha avuto vedendo l’insegnante italiana entrare in aula con guinzaglio al collo e ceppi a mani e piedi. “Certo che impressiona quell’uso di manette, ceppi ai piedi e guinzagli alla vita, con cui gli imputati sono stati tratti e sono rimasti in aula, durante tutta la seduta”, ci racconta D’Agostino. Ma ad impressionare l’avvocata è stata anche la reazione di Ilaria. “In quelle condizioni, legata mani e piedi, vederla sorridere e salutare con la mano famigliari e amici, mi ha davvero impressionata. Positivamente impressionata, naturalmente. In una situazione del genere cercare di trasmettere serenità ai cari, non può non emozionare. Era accompagnata da uomini armati e con il passamontagna. Quando il giudice ha chiesto loro la pericolosità della detenuta non ho compreso la risposta esatta, ma le hanno solo allentato un po’ le manette”.

Ci sono state polemiche e discussioni in Italia, la politica non si è sottratta. E il ministro Matteo Salvini ha detto che a suo avviso Salis non può fare la maestra per via del suo attivismo. “Al contrario di Salvini,io mi sentirei davvero tranquilla nell’avere una maestra così rasserenante per mio figlio”, scherza ma non troppo, l’avvocata d’Agostino.

Fonte : Today