È un tema che prima o poi doveva venire fuori, com’è stato nell’epoca del social network poi evoluti in social media: come agire nel rapporto fra chatbot alimentati dall’intelligenza artificiale generativa e bambini?
Un bel problema in un settore già molto delicato di suo e su cui piattaforme ben più tradizionali hanno impiegato anni per trovare una qualche soluzione (come YouTube con Kids) oppure non l’hanno proprio trovata. Adesso OpenAI annuncia una partnership di un certo rilievo con Common Sense Media, un’organizzazione no-profit che censisce il mondo digitale (testate, prodotti, servizi) in base al loro livello di rischio per i più piccoli. L’obiettivo dell’accordo è appunto iniziare a lavorare sul punto, provando a contenere i rischi dell’uso di ChatGPT per i minori.
Un passo indietro: pochi giorni fa, OpenAI ha annunciato il debutto del suo store, il GPT Store, un negozio aperto a chi paga gli abbonamenti Plus, Team ed Enterprise nel quale trovare versioni personalizzate e modificate di ChatGPT. Per esempio, specializzate su singoli argomenti o progettate per determinate fasce di utenti. Lo Store era stato anticipato un paio di mesi fa e da quel momento, ha spiegato OpenAI, erano già fioccate 3 milioni di queste versioni del potente chatbot. L’accordo con Common Sense Media farà perno proprio sul negozio: all’interno della piattaforma verrà aperta una sezione definita Kid Friendly dove individuare le release adatte ai minori.
Queste ChatGPT saranno programmate e sviluppate sulla base delle linee guida fornite da Common Sense insieme a una serie di altri materiali didattici ed educativi, sulla base di ciò che possa essere utile ai piccoli, ai genitori e agli educatori. La società e la no-profit si occuperanno poi della selezione e della proposta di queste versioni all’interno della nuova sezione proprio sulla base dei punteggi assegnati da Common Sense. Rendendo così più semplice capire, almeno nella scelta di partenza, quale chatbot proporre ai minori.
“Insieme, Common Sense e OpenAI lavoreranno per garantire che l’intelligenza artificiale abbia un impatto positivo su tutti gli adolescenti e le famiglie – ha spiegato in una nota James P. Steyer, fondatore e CEO di Common Sense Media – Le nostre guide e le nostre scelte saranno progettate per istruire le famiglie e gli educatori all’uso sicuro e responsabile di ChatGPT, in modo da poter evitare collettivamente qualsiasi conseguenza involontaria di questa tecnologia emergente”.
Alle spalle c’è ovviamente una convinzione, pure questa parecchio scivolosa: all’ultimo summit di Common Sense, Sam Altman, il CEO di OpenAI, aveva spiegato (secondo quanto svelato da Axios) di essere convinto che l’IA non sia un male per i più piccoli e che non debba essere tenuta lontana dalle aule scolastiche: “Gli esseri umani sono utenti di strumenti, ed è meglio insegnare alle persone a utilizzare gli strumenti che saranno disponibili nel mondo – ha detto, in piena coerenza con la sua visione generale – e non insegnare alle persone a usarli sarebbe un errore”. Non solo: Altman ha anche affermato che i futuri studenti delle scuole superiori saranno in grado di operare a un livello di astrazione più elevato e potrebbero ottenere di più rispetto ai loro predecessori. Come faranno? Ovviamente grazie all’aiuto dell’intelligenza artificiale.
Fonte : Repubblica