All’Angelus un nuovo appello per la pace: “Cooperiamo tutti, con gesti di compassione e coraggio”. Un pensiero alle persone in Asia orientale e nel mondo che il 10 febbraio festeggiano il Capodanno: “Festa sia occasione per vivere relazioni di affetto”, per “creare una società solidale e fraterna”. Nella Giornata per la Vita della Chiesa italiana l’auspicio: si superino le ideologie per riconoscere che “ogni vita umana ha un valore immenso”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Mentre invoco su tutti la benedizione del Signore, invito a pregare per la pace. Alla quale il mondo tanto anela, e che oggi più che mai è messa a rischio in molti luoghi”. Anche oggi, V domenica del Tempo Ordinario, dopo la recita del primo Angelus del mese di febbraio, Papa Francesco ha lanciato un appello per la pace, la quale “non è una responsabilità di pochi. Ma dell’intera famiglia umana”. Il nuovo appello è diffuso proprio nel giorno del quinto anniversario della firma ad Abu Dhabi del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. “Cooperiamo tutti a costruirla (la pace, ndr) con gesti di compassione e di coraggio”, ha aggiunto, dedicando un pensiero alle “popolazioni che soffrono per la guerra”, in particolare quelle di Ucraina, Palestina e Israele.
Il Santo Padre ha ricordato anche le “milioni di famiglie” che, in Asia orientale come in altre parti del mondo, il prossimo 10 febbraio celebreranno il capodanno lunare. E che quindi si apprestano a vivere un momento di verifica e passaggio. “Giunga loro il mio cordiale saluto – ha affermato -, con l’augurio che questa festa sia occasione per vivere relazioni di affetto e gesti di attenzione che contribuiscano a creare una società solidale e fraterna”. Quest’ultima è per Papa Francesco il luogo dove ogni persona è “riconosciuta e accolta nella sua inalienabile dignità”.
Dalla finestra del Palazzo Apostolico che affaccia in piazza San Pietro Bergoglio ha menzionato anche la 46esima Giornata Nazionale per la Vita, che oggi si celebra. Presenti in piazza per l’occasione, in questa domenica soleggiata dal clima primaverile, movimenti e associazioni per la vita. “Mi unisco ai vescovi italiani nell’auspicare il superamento di visioni ideologiche, per riscoprire che ogni vita umana, anche quella più segnata dai limiti, ha un valore immenso”, ha affermato. Aggiungendo che questo valore è rappresentato anche dalla capacità di “donare qualcosa agli altri”.
Questa mattina un saluto speciale è stato rivolto pure ai giovani giunti a Roma da molti Paesi del mondo per la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che ricorre il prossimo 8 febbraio, giorno della memoria di Santa Giuseppina Bakhita. La religiosa sudanese morta a Schio (Vicenza) nel 1947 “da ragazza era stata schiava”, ha ricordato il Papa, portando l’attenzione al fenomeno ancora esistente della schiavitù contemporanea: “Anche oggi tanti fratelli e sorelle vengono ingannati con false promesse, poi sottoposti a sfruttamenti e abusi – ha continuato -. Uniamoci tutti per contrastare il drammatico fenomeno globale della tratta di persone umane”. Tratta che Bergoglio nel 2015 aveva definito “una vergognosa piaga”.
Nel commento della Parola del giorno (Mc 1,29-39) che ha preceduto la recita dell’Angelus, Bergoglio ha posto l’attenzione sulla figura proposta di Gesù, il quale è rappresentato in “continuo movimento”. Compie infatti, nel racconto di Marco, una serie ravvicinata di azioni: esce dalla sinagoga, si reca nella casa di Simon Pietro, guarisce la suocera e altri ammalati e indemoniati, per poi la mattina ritirarsi per pregare e rimettersi in cammino “per tutta la Galilea”. Così facendo Gesù “va incontro all’umanità ferita”, manifestando “il volto del Padre”, ha affermato il Pontefice. Dio non è quindi “un padrone distaccato che ci parla dall’alto”, ma “un Padre pieno d’amore”, ha continuato. Un Padre per il quale sono state individuate tre caratteristiche proprie del suo atteggiamento: “vicinanza, compassione e tenerezza”.
Questo “incessante camminare” interpella tutti i fedeli. Papa Francesco ha proposto di chiedersi se il volto di Dio che emerge dal Vangelo odierno è lo stesso incontrato nella vita, oppure se, invece, “crediamo e annunciamo un Dio freddo e distante”. E ancora: “La fede ci mette l’inquietudine del cammino oppure per noi è una consolazione intimista, che ci lascia tranquilli?”. Il Santo Padre ha quindi proposto di guardare al movimento di Gesù ricordandosi che il “primo lavoro spirituale” consiste nell’abbandonare “il Dio che pensiamo di conoscere” per convertirsi a quello presentato nel Vangelo: “Padre dell’amore” e “della compassione”. Quando incontriamo quest’ultimo “la nostra fede matura: non restiamo più cristiani da sacrestia, o da salotto, ma ci sentiamo chiamati a diventare portatori della speranza e della guarigione di Dio”. Anche oggi, come è solito fare ogni domenica, Francesco ha concluso chiedendo di pregare per lui.
Fonte : Asia