È luglio 2008: mi registro su una piattaforma innovativa, si chiama Facebook. Un social network, dicono. Approdato in Italia da un paio di mesi, ne impiega ancora meno per farsi strada in un mondo del web in cui all’epoca spadroneggiavano a mani basse i forum. Ad agosto dello stesso anno conterà già oltre un milione di utenti iscritti solo in Italia. Difficile dimenticare le prime ore connessi, alla ricerca di amici, ex compagni di scuola. Un mondo che sembrava bellissimo, che ha saputo unire, e poi, nel corso del tempo, disunire, incappare in falle, cadere in pozzi neri, e creare grossi danni.
Il 4 febbraio cade il ventesimo compleanno di quello strumento di comunicazione e condivisione di massa che più di ogni altro ha saputo rivoluzionare il modo di fruire delle connessioni online, un apripista nel vero senso della parola. Quello di Facebook, non nascondiamoci, è stato spesso un percorso a ostacoli, che ha visto Mark Zuckerberg, il suo fondatore e attuale Ceo, andare incontro a beghe legali non di poco conto. Lo avrebbe mai potuto immaginare quel gennaio di vent’anni fa, quando insieme a un gruppo di amici registrò il dominio thefacebook.com?
Facebook ha avuto onori e oneri di condurre internet in una fase diversa, dove i contenuti sono, ed erano, generati dagli utenti. Che non sia più un social per giovani è sotto agli occhi di tutti – è sufficiente guardarsi un attimo intorno per capire la fascia d’età della popolazione più attiva -, ma resta comunque, ancora, il più utilizzato al mondo, con circa 3 miliardi di utenti attivi in giro per il mondo. Nella sua ormai lunga storia ha introdotto il concetto di like, ha rivoluzionato il modo di fruire delle notizie personalizzate dall’algoritmo, e poi è cresciuto. Nel 2012 Zuckerberg e la sua creazione acquisiscono Instagram – social all’epoca in rampa di lancio -, poi è la volta di WhatsApp nel 2014. Il periodo è florido e di ‘espansione’, ma ben presto i primi nodi cominciano a venire al pettine.
I veri problemi per Facebook esplodono nel 2018, lato privacy. Un’inchiesta giornalistica (The New York Times, The Observer) fece emergere come la società di consulenza politica Cambridge Analytica avesse raccolto dati personali di 87 milioni di utenti statunitensi, senza autorizzazione, per fare propaganda politica mirata e influenzare le opinioni degli elettori. Secondo il The Guardian, Facebook avrebbe saputo di questa violazione della sicurezza per due anni, senza fare nulla in merito per proteggere i propri utenti.
Tre anni più tardi sono invece le rivelazioni di Frances Haugen a far scattare un vero e proprio terremoto. Nel 2021, l’informatica ex dipendente di Facebook pubblicò 22mila pagine di documenti aziendali interni, da cui nacquero interrogazioni in Parlamento, inchieste e un clamoroso crollo in borsa da circa 6 miliardi di dollari. Haugen accusò la società di aver allentato la sicurezza della piattaforma in nome del profitto. “Ho visto ripetutamente conflitti di interesse fra quello che era buono per il pubblico e quello che era buono per Facebook. E Facebook ogni volta ha scelto quello che era meglio per i propri profitti”, aveva raccontato facendo partire lo scandalo. Per Haugen, Facebook riduceva le maglie della sicurezza e della censura, con ripercussioni sulla disinformazione e sulla protezione dei minori.
Quasi a smarcarsi dalle beghe giudiziarie e ripulire l’immagine della sua galassia, alla fine del 2021 – era il 28 ottobre – Zuckerberg ha avviato un grosso progetto di rebranding, cambiando il nome ‘corporate’ da Facebook a Meta. Via anche il classico logo con la ‘f’, spazio ad un simbolo in tutto e per tutto simile a quello dell’infinito, ma un po’ più schiacciato. È l’inizio dell’era del metaverso, o meglio, solo il primo roboante annuncio, perché ad oggi ci sono ben pochi sviluppi concreti sul grande mondo parallelo che dovrebbe intersecare in maniera produttiva il reale e il virtuale. Ci sono i visori VR, ci sono i portali di accesso, manca la ‘popolazione’. Il metaverso, secondo il suo ideatore, in dieci anni dovrebbe intercettare almeno un miliardo di persone, ad oggi, il nulla. Una certezza, però, c’è: se in un mese dal lancio di Facebook oltre un milione di utenti italiani erano già in possesso del proprio account, non è poi così impossibile che da qui a 8 anni la previsione del padre del primo social network possa davvero realizzarsi. Meglio non sottovalutare ‘Zuck’.
Fonte : Today