Una missione segreta e una spia dalla bellezza sfavillante e dall’eleganza innegabile. Partendo dai due cliché narrativi tipici delle spy stories come questi, Argylle – La super spia, il nuovo lungometraggio firmato da Matthew Vaughn, ne sfida la portata storica e la credibilità iconografica, mescolando le carte in tavola di una narrazione apparentemente prevedibile, eppure difficile da anticipare nei suoi sviluppi. I grandi scrittori e personaggi appartenenti alla letteratura di spionaggio ci hanno, infatti, abituati a uno specifico approccio stilistico in questo senso, dettando una serie di modelli che lo stesso cinema si è impegnato a reiterare e valorizzare nel corso delle ere.
Argylle – La super spia, quindi, si nutre senza freno di un immaginario forte e riconoscibile, rielaborandone la voce e portata in un racconto per immagini in cui la dimensione dell’assurdo, e una comicità fuori dalle righe, s’impegnano fin da subito a spostare l’attenzione altrove. Nella dimensione dell’inatteso si sviluppa e muove un groviglio di eventi dall’anima sincera e sperimentale, ricordandovi che il film è disponibile nei cinema italiani dal 1 febbraio 2024.
Argylle, una super spia intangibile
Contrariamente a quello che il titolo potrebbe suggerire, Argylle – La super spia non parla semplicemente di un militare professionista in questo senso, ma bensì di un personaggio letterario di grande successo. Argylle, infatti, non è altro che il prodotto della fervida fantasia di una scrittrice di spy stories di successo: Elly Conway (interpretata da Bryce Dallas Howard).
I suoi libri sono così conosciuti e seguiti che gli stessi fan hanno cominciato a chiedersi da dove derivino quelle storie tanto avvincenti e irrinunciabili. Elly è una ragazza semplice e totalmente devota alla professione letteraria. Fiera di sé stessa e di quello che ha creato, quando la conosciamo sul grande schermo si sta impegnando per concludere il quinto e ultimo libro, dando un degno finale alle avventure della sua spia. Alla ricerca della giusta ispirazione, quindi, vediamo Elly mentre ritorna a casa dei propri genitori, cercando consiglio e conforto. Un viaggio in treno come tanti altri, però, si trasformerà ben presto in una delle avventure dei suoi libri. La conoscenza di Aiden Wilde (Sam Rockwell), una vera spia, la catapulterà nel mondo dello spionaggio e del mistero, obbligandola a confrontarsi con quelle stesse identiche tematiche che l’hanno resa famosa nell’ambito della letteratura. Aiden ha bisogno dell’aiuto di Elly per una missione molto speciale che vedrà le sue competenze letterarie coinvolte in prima persona, molto più di quanto ci si aspetti.
Un blockbuster poliedrico
Una delle prime cose che salta all’occhio, durante la visione di Argylle – La super spia, è l’anima poliedrica e leggera alla base di una narrazione che ride di sé stessa e allo stesso tempo si prende estremamente sul serio. In questo dualismo fra serietà (con tanto di colpi di scena) e comicità anche frivola, si muove una storia piuttosto prevedibile nel suo insieme, valorizzata da qualche guizzo e momento interessante. Il grande budget impiegato per la produzione parla chiaro, così come alcuni eccessi generali, incapaci di trovare una destinazione netta.
Dal punto di vista della scrittura, Argylle – La super spia sorprende soprattutto per una particolarissima irriverenza di fondo impegnata a dissacrare il proprio genere di appartenenza, sperimentando con i modelli e cliché che gli appassionati conoscono molto bene, portando avanti una narrazione in apparenza auto-riflessiva. In ciò ritroviamo una manciata di elementi estremamente classici delle spy stories (la spia belloccia, i tradimenti delle persone care, la perdita della memoria, la manipolazione dell’identità) tratteggiati su un tessuto narrativo che tradisce continuamente la sua stessa serietà e credibilità di fondo.
Sono parecchie le cose che non convincono in generale di Argylle – La super spia. Primi fra tutti gli effetti speciali in una resa estetica sempre rattoppata e poco credibile. La CGI nel film di Vaughn non funziona quasi mai come dovrebbe, rompendo l’immersione in una storia strettamente connessa con la magia dell’azione e delle incredibili situazioni che i suoi personaggi si trovano a vivere in prima persona. Su questa scia, a non colpire del tutto, è proprio il gatto della protagonista, Alfy, quasi sempre fuori luogo e poco convincente.
Gli eventi principali del film inoltre vengono tratteggiati da una sceneggiatura che non trova mai una propria identità definitiva, finendo col servirsi di momenti prevedibili e protagonisti non troppo approfonditi, in un gioco irriverente e al limite del trash che diverte senza lasciare troppo il segno. Pur se l’intento giocoso di Argylle – La super spia risulta chiaro fin dal principio, alcune forzature generali e cadute di stile non contribuiscono a valorizzarne la voce oltre lo schermo, alienando gli spettatori, piuttosto che riderci insieme.
Osare e spingersi oltre
Quello di Argylle non è sicuramente un film facilmente definibile in toto. La voglia dissacrante di scherzare sul genere spy-action è il collante principale di una narrazione non troppo originale o coinvolgente, complice un tocco stilistico che si muove continuamente senza mai trovare una dimensione propria. L’intento commerciale della pellicola risulta più chiaro che mai, riallacciandosi immediatamente alla visione crossmediale con la quale è stato accompagnato lo stesso progetto, e alla voglia di espanderne la storia con ipotetici e successivi capitoli di Argylle.
Peccato che sia proprio nella scrittura e nell’approccio al genere di appartenenza che il lungometraggio scivola su sé stesso (i punteggi della critica americana su Argylle hanno parlato chiaro in questo senso), giocando con tutto quello che gli appassionati possono aspettarsi dal titolo senza portare mai niente di veramente nuovo o innovativo. A nulla vale la scelta di un grande cast (in cui figurano anche i nomi di Henry Cavill, Bryan Cranston, Catherine O’Hara, Dua Lipa, Ariana DeBose, John Cena e Samuel L. Jackson), quando i personaggi che vediamo a schermo non superano quasi mai i limiti dei loro stessi cliché. Argylle – La super spia, quindi, resta fondamentalmente un film leggero che sembra non prendersi sul serio fin dal principio, lavorando con un racconto dagli spunti interessanti, coadiuvati da una resa che dà molto da pensare.
Fonte : Everyeye