Le cose assurde che facevamo 20 anni fa su Facebook

È il 4 febbraio 2004: in Italia è in carica il secondo governo Berlusconi, il più lungo della storia repubblicana; la persona dell’anno per la rivista Time è il presidente americano George W. Bush, che l’anno precedente ha dato il via a un conflitto in Iraq per sconfiggere Saddam Hussein e il terrorismo islamista. The Facebook, la piattaforma aperta alla popolazione universitaria di Harvard creata da Mark Zuckerberg insieme a un manipolo di colleghi, viene lanciata dopo una serie di tentativi più o meno maldestri, e nessuno immagina che quell’esperimento senza grandi pretese per “profilare” la popolazione del più famoso campus universitario del mondo sarà non solo all’origine di una serie di fenomeni che viviamo ancora oggi a distanza di 20 anni, ma la causa di quelle terribili sponsorizzate di Shein che vi appaiono ogni giorno scrollando il feed di Instagram (sigh!).

La storia di quegli anni è raccontata in un film culto del 2010, The social network di David Fincher, che ha contribuito a consolidare l’epica di un fenomeno unico nell’epoca di internet. Ma alla Storia con la S maiuscola – e non si può negare che Facebook ne faccia parte -, si affianca una storia minuscola, particolare, fatta delle singole esperienze che alla fine del primo decennio del nuovo millennio hanno riguardato ciascuno di noi. Singole esperienze che da qualche anno a questa parte, ovvero da quando Facebook è diventato un cimitero di account a cielo profilo aperto, il social ci rammenta quotidianamente nella sezione Ricordi (per chi ha il coraggio di aprirla): una carrellata di highlights che ci fanno ricordare quanto cringe potessimo essere prima che la stessa parola “cringe” venisse sdoganata.

Se avete fatto quattro conti, calendario alla mano, avrete capito che ricorrono quest’anno 20 anni precisi precisi dalla nascita di Facebook, e allora quale momento migliore per richiamare alla memoria 10 cose assurde (e col senno di poi totalmente senza senso) che facevamo nei primi anni della piattaforma? Via con l’imbarazzo.

Fonte : Wired