L’influencer virtuale è la prima in Italia a fondare un proprio partito e questo segna un preciso tassello sul senso e la direzione che sta prendendo la politica nell’era digitale. Perché se da un lato i suoi fondatori hanno tenuto a specificare che né il governo attuale (né l’AS Roma) hanno finanziato questo progetto, non si può ignorare quanto sia sovranista e conservatrice l’ispirazione di questa influencer, a partire dai riferimenti alla maternità surrogata fino all’immagine del suo neo partito che ha tutte le sembianze di una succursale di Fratelli d’Italia.
L’influencer sovranista
“Ci mancava l’influencer Ai sovranista…”, commenta qualcuno su Instagram. Il punto sarà capire quanto sia credibile e convincente questa iniziativa. Se sia solo un esperimento destinato a fare scalpore ma a non lasciare il segno. Tutti ne parlano, quindi funziona. Un po’ come Open to Meraviglia, l’operazione da 9 milioni del ministero del Turismo che ha lanciato la Venere come virtual influencer, e ha aperto un dibattito, oltre che sulla comunicazione e le sue conseguenze, sul rapporto tra intelligenza artificiale e politica e su tutto ciò che questo rapporto comporta. La politica, da tempo afflitta dal fenomeno dell’astensione, è in continua ricerca di nuovi modi di comunicare e di adottare quelli più usati dai giovani (come l’approdo su TikTok di alcuni leader politici). Gli influencer virtuali in questo senso possono rappresentare un nuovo orizzonte comunicativo; non a caso secondo una ricerca di HypeAuditor, questi personaggi virtuali ottengono un engagement medio su Instagram tre volte superiore a quello degli influencer reali.
Fonte : Wired