A “Stasera c’è Cattelan”, in onda su Rai 2, Francesca Michielin, ha rivelato di aver dovuto rimuovere un rene, senza però specificarne i motivi. “Ho dovuto fare un intervento abbastanza invasivo – ha detto la cantante – perché non avevo alternative, ma ora sto bene”. L’operazione, a cui si è sottoposta questa estate, è riuscita perfettamente e l’artista è tornata a fare musica dopo un periodo di riposo. Come nel suo stile, la Michielin ha raccontato tutto con la massima leggerezza e ironia: “Da oggi anziché un colpo di reni dirò un colpo di rene. Ci rido di questa cosa e pensando a frasi come ‘questa cosa costa un rene’, io rispondo ‘eh meglio di no’. Ci rido perché son cose che succedono nella vita”.
Non è la prima volta che la conduttrice di X Factor parla del suo rene. Lo scorso anno in un video aveva raccontato di un “rene ballerino, un pò sfigato” che l’aveva portata a sottoporsi a una serie di controlli e a fermarsi con il lavoro. L’intervento a cui si è sottoposta la cantante si chiama “nefrectomia”, una procedura chirurgica che prevede la rimozione parziale o radicale di uno (monolaterale) o di entrambi i reni (bilaterale), e che affrontano più di 5000 persone ogni anno in Italia. Ma come si vive con un rene solo? E in quali casi ci si sottopone all’intervento?
I tipi di nefrectomia
Ne esistono tre tipologie: la nefrectomia radicale (che prevede la rimozione di un rene e di alcune strutture ad esso collegate, come l’uretere, la ghiandola surrenale e i tessuti adiposi circostanti), la nefrectomia parziale (che prevede la rimozione di una sezione di un rene e dei tessuti adiacenti), la nefrectomia semplice (che prevede la rimozione di un rene, risparmiando il surrene e le strutture adiacenti). Tutti e tre gli interventi prevedono l’anestesia generale e durano circa tre ore o più.
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Come viene asportato un rene
La nefrectomia può essere eseguita in tre modalità differenti: tramite un intervento “a cielo aperto”, tramite laparoscopia o tramite laparoscopia robotica. Nel primo caso viene effettuata un’incisione di diversi centimetri sull’addome o sul fianco in cui risiede il rene da asportare. In alcuni casi, per rendere più agevolmente l’intervento, è necessaria l’asportazione dell’ultima costola (dalla parte del rene malato). Una volta estratto il rene, si provvede alla chiusura dell’incisione attraverso alcuni punti di sutura. Nel caso, invece, della laparoscopia, il chirurgo pratica tre o quattro piccoli tagli (non superiori a 2,5 cm) nell’addome e nel costato, per inserire delle minuscole sonde e una telecamera mini attraverso cui verrà eseguito l’intervento. Dopodiché, viene ingrandito uno dei tagli (fino a 10 cm) e tagliato l’uretere per posizionare una sacca intorno al rene ed estrarlo attraverso l’incisione più grande. Rispetto alla nefrectomia “a cielo aperto”, la nefrectomia laparoscopica presenta molti vantaggi, come una maggior ripresa e un minore dolore.
Nella nefrectomia laparoscopia robot-assistita, il chirurgo si avvale invece di un strumento robotico, che risponde ai comandi di una console apposita, per eseguire l’asportazione del rene. Il robot è composto da una telecamera esplorativa e una serie di braccia meccaniche che sostituiscono le mani del chirurgo.
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Possibili rischi e complicanze
La nefrectomia è un intervento sicuro, ma non esente da complicanze, tra cui infezioni, sanguinamento (emorragia) e reazioni allergiche all’anestesia, oltre al rischio ridotto di compromettere la funzionalità renale del paziente. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti sottoposti a nefrectomia monolaterale non presenta complicanze o conseguenze di rilievo. Il discorso cambia nei casi di nefrectomia bilaterale: in questo caso i pazienti necessitano della dialisi per il resto della vita, esattamente come chi ha una grave insufficienza renale.
In quali casi viene eseguito l’intervento
La nefrectomia viene solitamente eseguita in presenza di tumore al rene (la causa più frequente), in presenza di una malattia renale non neoplastica, che ha danneggiato severamente uno o entrambi i reni, quando il rene è danneggiato da infezioni, calcoli renali, traumi o altro, quando sono presenti difetti congeniti, o quando si dona un rene.
Come si vive con un rene solo
Chi si è sottoposto a nefrectomia monolaterale può condurre una vita assolutamente normale, non deve seguire una dieta particolare né rinunciare allo sport. Questo perché il rene residuo è in grado di svolgere la funzione che condivideva con il rene asportato. Studi hanno dimostrato che quando un rene viene rimosso, la capacità dell’altro aumenta passando dal 50% al 75% e cresce ulteriore negli anni successivi. Inoltre, chi vive con un rene solo non corre un maggior rischio di contrarre malattie renali e la sua aspettativa di vita è normale se non addirittura più lunga rispetto alla media delle persone.
Fonte : Today