Tavolo tecnico tra i rappresentanti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Trapanese: “Chiederemo al Ministero che la decorrenza dei 120 giorni per la presa in carico parta dal momento del caricamento della domanda su Gepi e non dalla sottoscrizione del Pad”
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
Sono oltre 13 mila a Napoli le domande per l’Assegno di Inclusione da 500 euro caricate negli ultimi giorni sulla piattaforma Gepi e che dovranno essere prese in carico dai 220 assistenti sociali del Comune di Napoli. “Il caricamento delle richieste sul portale online del welfare da parte dell’Inps è iniziato venerdì scorso – spiega a Fanpage.it Luca Trapanese, assessore comunale alle Politiche Sociali – benché le prime registrazioni degli utenti, con relativa sottoscrizione del Pad, il Patto di Adesione Digitale, risalgano al 18 dicembre 2023 – quasi un mese e mezzo fa – e la presa in carico dei beneficiari da parte degli assistenti sociali debba avvenire entro 120 giorni dalla data della firma, pena la sospensione dell’assegno. Serve subito un intervento del ministero, per altrimenti non ce la faremo”.
Vertice con ministero, Inps e assistenti sociali
Ieri, si è tenuto al Palazzetto Urban di Napoli un incontro di formazione sull’Adi con i tecnici della Banca Mondiale, come ente di formazione, e gli assistenti sociali comunali, con la partecipazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, su richiesta dell’amministrazione comunale. Nell’incontro, i dipendenti del Comune hanno sollevato una serie di criticità sulle procedure della nuova misura dell’Adi. Su impulso dell’assessore Trapanese, a Napoli si sono accreditati sulla piattaforma molti più assistenti sociali di quanti ce ne fossero con il vecchio Reddito di Cittadinanza, che potranno quindi svolgere la funzione di case manager.
L’assessore al Welfare, Luca Trapanese, spiega la situazione:
Leggi anche
Assegno di Inclusione, a Napoli arriva la polizia alle Poste durante il ritiro della carta
“Sulle 13mila domande caricate finora – afferma Trapanese – la maggioranza ha attivato il Pad tra il 18 e il 19 dicembre, mentre le domande sono state caricate su Gepi solo la settimana scorsa. Quindi abbiamo a disposizione solo poco più di 2 mesi per lavorare le pratiche e prendere in carico i beneficiari dell’Adi. Non c’è una responsabilità dell’Inps in questo ritardo, è la procedura tecnica che sta creando problemi, perché i 120 giorni decorrono dall’attivazione del Pad. Bisogna considerare che la prima convocazione per il colloquio, finalizzato alla presa in carico, deve avvenire entro i 120 giorni. Bisogna contattare il nucleo familiare. Per ogni domanda ci vuole almeno un’ora di lavoro. Noi intendiamo chiedere al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che la data di decorrenza non parta dalla sottoscrizione del Pad, ma dal momento del caricamento della domanda sulla piattaforma Gepi. Lo faremo anche per iscritto”.
Ecco i problemi per la presa in carico dei beneficiari Adi
Il problema principale che i servizi welfare comunali stanno riscontrando con la nuova misura dell’Adi riguarda quindi la procedura tecnica. Con l’Adi, così come era per il Reddito di Cittadinanza, i servizi sociali sono obbligati alla presa in carico dei nuclei familiari beneficiari, salvo quelli che avevano tutti componenti esclusi dagli obblighi. La presa in carico viene finalizzata con la firma del Patto di Inclusione Sociale (PAIs).
Ci possono essere Patto di Inclusione Sociale (PAIs) con progetti semplici o complessi, soggetti che individualmente possono essere esclusi o esonerati dagli impegni del patto a seconda di specifiche situazioni e componenti occupabilità che vengono inviati al CpI perché avendo la responsabilità genitoriale non possono fare domanda SFL.
“Un primo problema – spiega Trapanese – è rappresentato, quindi, dall’enorme carico di lavoro in più che deve essere svolto dagli assistenti sociali, che già si occupano di tante altre cose e che sono in numero esiguo: solo 220 per tutta la città di Napoli.
Il secondo punto riguarda i tempi, perché a disposizione ci sono solo 120 giorni per poter contattare le famiglie beneficiarie e fare la presa in carico e, come detto, in alcuni casi si sono già persi quasi due mesi.
Il terzo punto attiene a quello che succederà dopo la presa in carico prima della firma del Patto di Inclusione.
Nel caso di un componente occupabile nel nucleo familiare, questi potrà essere inviato al Centro per l’Impiego. Ma nel caso di un 60enne che non è tenuto all’obbligo, come ci si comporterà? Che tipo di Patto di Inclusione si dovrà firmare se nel colloquio non dovessero emergere bisogni complessi? “Il termine del 120 giorni, peraltro, non è una semplice data formale – conclude Trapanese – in quanto la normativa prevede che se non viene fatta la presa in carico entro quella data, scatta la sospensione dell’assegno. I cittadini saranno informati tramite Sms alcuni giorni prima della scadenza. È probabile che a quel punto si rivolgeranno agli uffici territoriali degli assistenti sociali. Una situazione che se non controllata rischia di degenerare nel caos”.
Fonte : Fanpage