Se è vero come diceva il grande sociologo francese Jean Baudrillard che “siamo quello che compriamo” esaminare il paniere dei beni dell’Istat, cioè di quell’insieme di beni e servizi le cui variazioni di prezzo vengono monitorate dall’Istituto nazionale di statistica per calcolare l’inflazione, è un valido strumento per comprenderne l’Italia contemporanea. C’è tutto un mondo da scoprire osservando l’evoluzione del paniere pensato per riflettere le abitudini di spesa delle famiglie italiane medie.
Come ogni anno il “paniere” comprende una vasta gamma di prodotti, tra cui cibo, abbigliamento, alloggio, trasporti, istruzione e altri articoli di consumo comuni. Nel report di quest’anno, l’inflazione in Italia ha registrato un aumento all’0,8% da dicembre (0,6%), considerato un “lieve rimbalzo” tecnico. Tale crescita è attribuibile principalmente ai costi dei beni energetici regolamentati, con un contributo parziale da parte dei settori dei trasporti e degli alimenti non lavorati. La modifica più rilevante nel report attuale riguarda il calcolo dell’indice dei beni energetici durante la transizione delle famiglie al mercato libero. Al contempo, settori come alimenti e prodotti per la casa mantengono un costante tasso di crescita, segnando rispettivamente un +5,4% annuo e un +0,3% mensile.
L’Istat raccoglie i dati sui prezzi di beni e servizi in diverse regioni e città dell’Italia dal 1928, due anni dopo la fondazione dell’istituto, e continua a essere rilevante oggi, riflettendo le trasformazioni nelle abitudini di spesa degli italiani. Originariamente composto da cinque capitoli e 59 prodotti, prevalentemente alimentari, il paniere attuale si articola in 12 capitoli con 1.915 prodotti di base dal quale si calcolano i tre indici principali: Ipca (indice dei prezzi al consumo), Nic (per l’intera nazione) e Foi (per famiglie di operai e impiegati). Guardando all’indice Nic, si nota un aumento del peso percentuale per i settori servizi ricettivi e di ristorazione (+1,1 punti percentuali), trasporti (+0,6 punti percentuali) e altri beni e servizi (+0,4 punti percentuali). Al contrario, si registra una diminuzione nei settori di mobili, articoli e servizi per la casa (-0,8 punti percentuali), abitazione, acqua, elettricità e combustibili e abbigliamento e calzature (-0,5 punti percentuali per entrambi).
Fonte : Wired