Basta smartphone da cambiare o buttare al primo problema, arriva il diritto alla riparazione

Basta sprechi e obsolescenza programmata dei prodotti che usiamo quotidianamente. L’economia circolare, pilastro portante del Green deal voluto da Ursula von der Leyen, passa anche dal “diritto alla riparazione” di cui devono godere i consumatori. È questo, in sostanza, il fulcro dell’accordo raggiunto da Parlamento e Consiglio Ue, e che dovrà ora essere approvato definitivamente da entrambi i co-legislatori. 

Con la nuova legge, dunque, i consumatori beneficeranno di nuovi diritti che renderanno più semplice ed economico l’accesso ai servizi di riparazione dei loro prodotti e dispositivi, permettendo loro di adottare delle abitudini d’acquisto più responsabili. Anziché essere costretti a comprarne di nuovi a causa del costo o della mancanza di opzioni per ripararli (generando così rifiuti talvolta difficili da smaltire, come quelli elettronici), potremo ora dare nuova vita ai nostri prodotti, anche dopo la scadenza della garanzia legale. 

Tra le norme concordate spicca soprattutto l’obbligo per i produttori di prodotti domestici comuni (dagli elettrodomestici agli smartphone) di garantirne la riparazione e di informare adeguatamente i consumatori circa i servizi di riparazione offerti, inclusi i loro costi (almeno indicativi). Questo significa che i produttori dovranno rendere disponibili i pezzi di ricambio necessari ad un prezzo ragionevole, anche ai riparatori indipendenti, e non potranno più ostacolare le riparazioni tramite clausole contrattuali opache o fuorvianti. 

Per facilitare il processo di riparazione, il testo dell’accordo prevede anche la creazione di una piattaforma online accessibile dai consumatori in tutti gli Stati membri, i quali potranno consultare le sezioni nazionali dedicate e trovare le officine di riparazione più vicine a loro, i venditori di prodotti ricondizionati, gli acquirenti di articoli difettosi e perfino le iniziative di riparazione autogestite (come i cosiddetti “caffè di riparazione”), dove esistano. 

Da parte loro, i Paesi Ue dovranno introdurre delle misure per promuovere il ricorso ai servizi di riparazione (e dunque il godimento di questo nuovo diritto da parte dei loro cittadini), come buoni e fondi per la riparazione, campagne informative, corsi di riparazione o sostegno fiscale (che può declinarsi in vari modi, da una riduzione sull’Iva per i fornitori di servizi di riparazione al sostegno diretto alle iniziative autogestite dalle comunità). 

Ci sarà inoltre la possibilità per i consumatori di ricevere dei dispositivi in prestito mentre il proprio è in riparazione, oppure di optare per un’alternativa ricondizionata. Infine, riparando un prodotto si otterrà un’estensione di un ulteriore anno sulla sua garanzia legale. 

Queste nuove regole andranno dunque ad integrare il quadro normativo dell’Ue in materia di economia circolare e sostenibile, aggiungendosi a quelle sulla progettazione ecocompatibile (o ecodesign) e sulla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde.

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Fonte : Today