Sifilide, c’è un’epidemia negli Stati Uniti

Sifilide, gonorrea e clamidia: sono queste le malattie su cui fa il punto l’ultimo report del Center for Disease Control and Prevention (Cdc) appena pubblicato, riguardante i dati raccolti negli Stati Uniti nel corso del 2022. A preoccupare gli esperti sono soprattutto i casi di sifilide, che nel 2022 hanno superato i 200 mila, con quasi quattromila casi di sifilide congenita, trasmessa cioè da madre a figlio durante la gravidanza. In quest’ultimo caso, l’aumento percentuale su cinque anni è addirittura pari al 183%. Tra l’altro, sottolinea un report della National Coalition of Std (Sexually Transmitted Disease) Directors, essendo relativi al 2022, questi numeri non tengono in considerazione la carenza di Bicillina L-A, un farmaco per il trattamento della sifilide congenita, iniziata la scorsa primavera, o i tagli al personale che si occupa di malattie sessualmente trasmissibili che sono stati effettuati l’estate scorsa.

I numeri allarmanti

Gli ultimi dati del Cdc sulle Sti [Sexually Transmitted Infections, nda] – si legge nel documento della National Coalition of Std Directors – mostrano che la nostra nazione sta fronteggiando una crisi della salute pubblica in rapido peggioramento, con vite reali in gioco. Le Sti, specialmente la sifilide, continueranno ad aumentare in modo incontrollato fino a che l’amministrazione e il Congresso non forniranno alle comunità i fondi necessari per assicurare i più basici servizi di screening, trattamento e prevenzione”.

Anche il report del Cdc sottolinea la necessità di considerare il problema delle malattie sessualmente trasmissibili come una priorità in fatto di salute pubblica. Complessivamente, sommando i casi di gonorrea, clamidia, sifilide e sifilide congenita, gli Stati Uniti hanno registrato nel 2022 più di due milioni e mezzo di infezioni. L’unica nota positiva è che i casi di gonorrea sono diminuiti (per la prima volta in dieci anni) dell’8,7% rispetto all’anno precedente, ma sono comunque più alti dell’11,1% rispetto al 2018. Per quanto riguarda la clamidia, i casi registrati nel 2022 sono più di un milione e seicentomila, un numero simile a quello registrato nel 2021, con una riduzione in questo caso del 6,2% rispetto al 2018.

Ma, come anticipato, è la sifilide a destare maggiori preoccupazioni: “Ogni caso [di sifilide, nda] è uno di troppo se abbiamo i mezzi per prevenirlo”, si legge nel documento del Cdc. Il Vital Signs Report, sempre redatto dal Cdc e pubblicato lo scorso dicembre, mostra ad esempio che diagnosi e cure tempestive durante la gravidanza avrebbero potuto prevenire l’88% dei casi di sifilide congenita diagnosticati nel 2022.

Sifilide e sifilide congenita

La sifilide è causata dal batterio Treponema pallidum e si trasmette attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale (vaginale, anale e orale), oppure attraverso il sangue. La malattia è caratterizzata da quattro stadi: primario, secondario, latente e tardivo. Il primo può durare dai 10 ai 90 giorni e va dal momento in cui si verifica il contagio fino alla comparsa dei primi sintomi. Uno di questi è la formazione di un’ulcera di colore rosso scuro a livello dei genitali, dell’ano o del cavo orale. L’ulcera, o sifiloma, guarisce di solito spontaneamente nel giro di 3-6 settimane, ma questo non significa che la malattia sia scomparsa. Lo stadio successivo, il secondario, è caratterizzato dall’insorgenza di macchie sulla pelle sia del busto che degli arti. Possono essere presenti anche altri sintomi come febbre, dolori diffusi, disturbi gastrointestinali. Anche in questo caso i sintomi tendono a scomparire spontaneamente, con la malattia che, se non trattata, passerà allo stadio latente, durante il quale la persona non presenta sintomi ma è ancora infetta.

Lo stadio tardivo, infine, si presenta molti anni dopo il contagio, sempre se la malattia non è stata trattata: è importante sottolineare che la maggior parte dei pazienti che ricevono cure adeguate e tempestive guarisce completamente. Lo stadio tardivo può interessare molti tessuti e organi diversi, fino a causare il decesso del paziente quando i sintomi sono a carico dell’apparato cardio-vascolare.

Come anticipato, l’infezione può essere anche congenita, ossia una madre infetta può contagiare il figlio durante la gravidanza (attraverso la placenta), nel momento del parto, o durante il periodo dell’allattamento. Negli Stati Uniti questo tipo di infezione è stata responsabile di 282 casi fra decessi infantili e bambini nati morti nel 2022.

Fonte : Wired