Ieri si è insediato Sultan Ibrahim Iskandar, a due giorni dal giuramento nel Palazzo nazionale a Kuala Lumpur. La speranza di un maggiore “interventismo” del sovrano nella turbolenta vita politica della nazione. Vuole fare del suo mandato un tempo di maggiore interventismo, anche in campo economico.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Il primo febbraio in Malaysia si è insediato il nuovo re, il 17mo dall’indipendenza, frutto del particolare sistema di successione ad alternanza vigente nel Paese. Una successione attesa nella speranza che un maggiore interventismo del sovrano nella turbolenta vita politica malaysiana possa garantire non solo unità nazionale e un’azione di mediazione, ma anche agire per evitare il rischio di fratture tra le varie componenti etniche e religiose conseguenza di azioni delle parti politiche.
Sovrano dello Stato meridionale di Johor, uno degli undici (oltre a due Territori federali) in cui è divisa la Malaysia che ha un assetto federale, Sultan Ibrahim Iskandar ha prestato giuramento il 30 gennaio scorso nel Palazzo nazionale della capitale Kuala Lumpur, accogliendo un ruolo quinquennale diviso a rotazione tra nove famiglie regnanti, in sistema unico al mondo. Il 65enne Sultan Ibrahim succede ad Al-Sultan Abdullah Sultan Ahmad Shah, re di Pahang che già aveva mostrato la volontà di rendere l’istituzione monarchica più partecipe della vita politica e sociale del Paese, in base a prerogative concesse ma poco utilizzate finora.
La nazione richiede coesione, integrità e capacità per uscire da un lungo periodo di tensioni a vari livelli: parlamentare, di governo, di conflitto di personalità sociali, etniche e religiose frutto della sua varietà e diversità ma soprattutto della strumentalizzazione che alcuni gruppi fanno delle diverse identità presenti nella popolazione, inasprendole. Miliardario dai molti interessi economici, appassionato collezionista di auto di lusso e motociclette, noto per la sua schiettezza e personalità decisa il nuovo re ha da tempo segnalato lo scetticismo verso la gestione politica.
Segnali sono stati prima dell’insediamento l’intenzione espressa in una intervista al quotidiano singaporeano Straits Times di volere fare del suo mandato un tempo di maggiore interventismo e di chiedere che la compagna petrolifera statale Petroliam Nasional e l’Agenzia anti-corruzione rispondano direttamente al sovrano in carica. Propositi che dovranno tenere conto delle forti suscettibilità in gioco, ma che sono un segnale significativo nel contesto di una società attraversata da anni da tensioni e ribaltamenti di fronte politico dopo la sconfitta nel 2018 del Barisan Nasional, la coalizione che aveva governato il Paese dall’indipendenza.
Davanti a questa situazione, molti avevano chiesto di garantire maggiore potere a una istituzione al disopra della parti che, ad esempio, sfrutti la possibilità di nominare un capo di governo che ritenga abbia una maggioranza certa in Parlamento. Una prerogativa già esercitata dal suo predecessore in momenti di particolare crisi. Non a caso la necessità di riportare il Paese alla stabilità, condizione essenziale per garantire progresso e ruolo internazionale della Malaysia, era stata rimarcata da Al-Sultan Abdullah alla scadenza del mandato.
Fonte : Asia