Che cosa vuole Stellantis e cosa è disposto a offrire il governo? Il tema del futuro degli stabilimenti italiani del gruppo ex Fca tiene banco dopo l’intervista rilasciata a Bloomberg dall’ad Carlos Tavares che ha gettato ombre fosche sulla produzione italiana del colosso automotive. Il governo, ha detto Tavares, deve “impegnarsi di più a proteggere l’occupazione del settore auto”, invece di andare alla ricerca di “capri espiatori e attaccare Stellantis mentre si cerca di evitare di assumersi la responsabilità del fatto che, se non si danno sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio le fabbriche italiane”.
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha replicato spiegando che “nei diversi incontri che ho avuto con Tavares ed Elkann” gli erano state fatte due richieste esplicite: cambiare “in maniera radicale il regolamento Euro 7” (cosa “che l’Italia ha fatto e pochi credevano che fosse possibile” ha chiosato Urso) e “un piano incentivi significativo e straordinario, lo abbiamo mantenuto”. “Adesso – si chiede il ministro – qual è la terza richiesta che ci arriva? Se Tavares o altri ritengono che l’Italia debba fare come la Francia che recentemente ha aumentato i diritti di voto in Stellantis, se vogliono una partecipazione attiva per far valere le ragioni dei cittadini italiani e del settore all’interno della multinazionale ce lo chiedano e possiamo ragionare”.
Urso: “Se Volkswagen vende più di Stellantis non è un problema del governo”
Oggi Urso è sembrato meno conciliante. “Dobbiamo intenderci” ha detto, “se a dicembre la Volkswagen ha superato nelle vendite in Italia Stellantis, se i cittadini italiani hanno preferito acquistare un’auto prodotta all’estero, piuttosto che una fatta in Italia, a fronte di condizioni di mercato e incentivi simili, il problema non è del governo ma dell’azienda. Sarà un problema di marketing? Di modelli appetibili? Ma è un problema dell’azienda che evidentemente ha bisogno di rivedere le proprie politiche. Lo facessero”. Il ministro dell’Economia Giorgetti l’ha buttata invece sull’ironia. “Lo stato in Stellantis? Io entrerei in Ferrari”.
Tavares vuole più incentivi: “Lo Stato non sovvenziona l’elettrico”
In realtà Tavares non si è spinto fino a questo punto, “limitandosi” a chiedere più investimenti per il settore delle elettriche. Il nuovo piano di incentivi del governo prevede sconti importanti che arrivano fino a 13.750 euro, con una dotazione di 950 milioni di euro (di cui 793 per le sole auto), superiore a quella di 650 messa sul tavolo nel biennio precedente, ma forse non sufficiente per dare una spinta decisiva alla produzione Ev. Che cosa vuole dunque Stellantis? Parlando dallo stabilimento Sevel di Atessa, Tavares era stato piuttosto esplicito: “L’Italia spende molti meno soldi di qualsiasi altro paese per supportare le auto elettriche. Se si vogliono produrre 1 milione di auto in Italia bisogna incentivare le auto prodotte in stabilimenti come quello di Mirafiori”.
Concetto ribadito anche ieri: “Il mercato dei veicoli elettrici in Italia è molto, molto piccolo. E questa è una conseguenza diretta del fatto che il governo italiano non sovvenziona l’acquisto di veicoli elettrici”. L’ad di Stellantis aveva già messo in guardia che senza incentivi l’elettrico è insostenibile. “Sappiamo che la tecnologia EV è il 40% più costosa dell’Ice”, ovvero dei motori a combustione. “Se vogliamo rendere gli EV accessibili dobbiamo digerire il 40% del costo addizionale”.
Quali sono gli stabilimenti Stellantis in Italia (e quanti i dipendenti)
Il gruppo italo-francese dunque continua a pungolare il governo, chiede più incentivi e per la prima volta parla esplicitamente di “fabbriche a rischio”. Oggi il gruppo ha sei stabilimenti che producono auto in Italia: smantellato quello Maserati di Grugliasco, restano le fabbriche di Modena, Cassino, Mirafiori, Pomigliano, Melfi e Atessa (dove si producono veicoli commerciali leggeri). Secondo la Fim Cisl in tutto il gruppo in Italia conta circa 86mila dipendenti (considerate anche le aziende di componentistica) e nel 2023 ha prodotto 521.104 auto, mentre oltre 230mila veicoli commerciali sono usciti dallo stabilimento abruzzese di Atessa. Le fabbriche più esposte sarebbero quella di Mirafiori, dove viene prodotta la 500 elettrica, e Pomigliano.
L’ipotesi di un ingresso dello Stato in Stellantis (che costerebbe almeno 4 miliardi)
L’ipotesi di un ingresso dello Stato nel capitale della società è una possibilità sul tavolo, ma per pareggiare le quote dello Stato francese (che al momento detiene il 6,1% del gruppo attraverso la banca pubblica Bipfrance), servirebbero almeno 4 miliardi di euro (la società capitalizza oltre 67 miliardi). Non certo briciole. Anzi, parecchi soldi. A spingere in questa direzione sono i due principali partiti di opposizione. Per il leader del M5s Giuseppe Conte il governo dovrebbe trattare “l’ingresso dello Stato in Stellantis”, mentre secondo Schlein “Tavares ha lanciato una sfida” che l’esecutivo deve raccogliere. Per questo, è l’appello della segretaria dem, “si prenda sul serio l’ipotesi di una partecipazione italiana a Stellantis che bilanci quella francese”. Restando tra i dem, un drappello di deputati chiede “di vincolare gli incentivi su automotive alla salvaguardia dei livelli occupazionali degli stabilimenti Stellantis”.
Dello stesso avviso il leader della Cgil Landini che oggi chiede a “Meloni in persona di scendere in campo convocando un incontro con Stellantis e i sindacati a palazzo Chigi: gli incentivi di per sé non risolvono e c’è bisogno di una logica di intervento più forte” ha detto Landini. “In Francia ha aggiunto – è presente anche lo Stato in aziende strategiche importanti. Torniamo a chiedere che anche lo Stato italiano entri. Non è una novità. Lo chiediamo da tempo”.
Non la pensa così Carlo Calenda, segretario di Azione, che invece stuzzica il Pd e usa toni ben più duri nei confronti del gruppo italo-francese. “No Elly Schlein, Tavares non ha lanciato una sfida, ha lanciato una minaccia e un ricatto incentivi vs posti di lavoro. Sulla pelle di 40.000 lavoratori”.
No @ellyesse Tavares non ha lanciato una sfida, ha lanciato una minaccia e un ricatto incentivi vs posti di lavoro. Sulla pelle di 40.000 lavoratori. Ed è davvero ora che il @pdnetwork si faccia sentire su questa battaglia e la smetta di fare la sponda ad azionisti spregiudicati… https://t.co/pllvEG0Dy0
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) February 2, 2024
Il leader di Azione ne ha anche per il segretario della Cgil. “Landini ma oltre le querele, una parola una sul diktat di Stellantis? Anche soft eh” scrive Calenda sui social facendo riferimento alla querela intentata nei suoi confronti proprio dal sindacalista. Secondo il leader di Azione serve un piano più articolato e non modellato solo sulle esigenze di Stellantis, perché – ragiona – il governo non può farsi “trascinare in un’asta annuale a rialzo sui sussidi pubblici” e “sarebbe assurdo” sostenere “solo le aziende che minacciano di scappare”.
Fonte : Today