AGI – Una cerimonia per ricordare Modesta Valenti, la 71enne donna senza dimora che il 31 gennaio 1983 morì davanti alla stazione Termini, dopo ore di agonia, perché essendo sporca e aveva i pidocchi, il personale a bordo di una ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale. La targa c’era già sulla parete per una commemorazione di anno in anno, ma ora quella targa ha una sua dignità anche luminosa, così da essere ancor più un monito e un invito alla solidarietà.
La cerimonia si è svolta al binario 1 di Termini (ingresso da via Marsala), promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dalle Ferrovie dello Stato e a cui hanno preso parte diverse persone che hanno portato omaggi floreali in ricordo di Modesta. In particolare steli di gerbere, fiore che per la sua forma elegante e regolare è considerato simbolo della “margherita perfetta” e che nel linguaggio dei fiori è accostato a sentimenti vivaci e positivi come l’allegria, la gioia innocente, la felicità e la gratitudine. Ed è stata depositata anche una corona ricca di questo fiore.
La “santa” dei #senzadimora: chi era Modesta, l’anziana senzatetto, morta senza soccorsi a Roma, il #31gennaio 1983, di cui facciamo memoria ogni anno, insieme ai tanti – troppi – che ancora muoiono di freddo, di povertà, di indifferenza https://t.co/DgnoXuXifP
— Comunità di Sant’Egidio (@santegidionews) January 31, 2024
Sono intervenuti il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma delegato per la carità, e Adriano Mureddu, Chief Human Resources Officer di Ferrovie dello Stato italiane. Presenti anche rappresentanti di associazioni e parrocchie e volontari. E anche persone a loro volta senza dimora, alcune delle quali non erano nate quando Modesta morì, che qui hanno voluto testimoniare il dramma quotidiano in cui si trovano, per un motivo o per un altro ma comunque homeless e solo speranzosi nella carità altrui. Un cartello a cura della Comunità di Sant’Egidio e Ferrovie dello Stato evidenzia inoltre che la storia di Modesta Valenti ricorda “l’urgenza” di costruire una città che sia “capace di accogliere chi è debole e abbandonato”.
La cerimonia – è stato sottolineato – è solo il primo appuntamento di solidarietà della Comunità di Sant’Egidio per non dimenticare chi vive nella strada in povertà estrema. Infatti domenica 4 febbraio, in centinaia – tra senza dimora, volontari loro amici e tutti coloro che vorranno unirsi – si ritroveranno alle 12 a Santa Maria in Trastevere per una solenne celebrazione in cui verranno ricordati i nomi di quanti, come Modesta, sono morti nella strada negli ultimi anni. Lo stesso avverrà nelle settimane successive in diversi quartieri di Roma e in altre città italiane ed europee.
La testimonianza
“Ho avuto modo di conoscere Modesta Valenti, persona mite, umile, e che aveva vergogna di chiedere l’elemosina”. A raccontarlo all’AGI è Marco Gallo, operatore da 33 anni a Buenos Aires della Comunità di Sant’Egidio ma in precedenza a Roma, dove per la Comunità lavorava nella zona dell’Esquilino. Ed è nelle strade di quel rione che ebbe modo di conoscere Modesta, la homeless che poi il 31 gennaio 1983 mori’ davanti alla stazione Termini, dopo ore di agonia, perché essendo sporca e aveva i pidocchi, il personale a bordo di una ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale. Gallo era tra quanti hanno preso parte alla cerimonia davanti alla targa, dal primo febbraio illuminata, che sul binario 1 della Stazione Termini ricorda appunto Modesta.
“L’ho conosciuta alla fine del 1982. In maniera molto discreta, da persona che ne aveva vergogna, chiedeva l’elemosina. L’ho invitata a prendere un cappuccino al bar, ed è cominciata un’amicizia. Una volta mi ha chiesto di portarla in piazza San Pietro, voleva vedere la basilica e la zona”. Gallo che “mi dava del lei parlandomi con un accento tra il friulano, perché lei era di Pola, e romano. Aveva qualche problema psichiatrico, purtroppo era stata sottoposta anche a trattamento con elettrochoc…Poi a un certo punto non l’abbiamo più vista e solo dopo qualche giorno abbiamo saputo che era morta”. E toccò proprio a lui recarsi all’obitorio per il riconoscimento ufficiale della salma, “poi abbiamo chiesto di poterla seppellire ma passarono 10 mesi prima che il 28 dicembre 1983 fosse celebrato il suo funerale nella chiesa di Sant’Egidio, a Trastevere”.
Impagliazzo: “Gli homeless ancora muoiono”
“Così come avvenuto 41 anni fa, senza decidere come soccorrere Modesta e lei moriva soffrendo, ancora oggi si discute e si litiga su cose banali restando immobili. Non ci si pone il problema di risolvere la questione, ma scaricare responsabilità su altri e su qualcos’altro. E tanti muoiono soli e abbandonati in strada“. Lo ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunita’ di Sant’Egidio, intervenendo alla cerimonia.
Impagliazzo ha sottolineato che un modo “riluttante di vivere e pensare” è quello della “non responsabilità” e senza qualcuno che si prenda la responsabilità di decidere e agire “si muore”. E c’è difficoltà a trovare chi si prenda la responsabilità di decidere e di fare. Si allarga il divario tra chi può permettersi di abitare in una casa e chi no, e oggi sono tante le situazioni di degrado abitativo, “un problema che coinvolge città anche ricche. Per il presidente della Comunità di Sant’Egidio “esiste il tema semplice dell’esigenza di aiutare, bisognerebbe essere ancora più numerosi perché il disagio aumenta.
C’è poca considerazione per queste persone, ma se ognuno di noi desse una mano il disagio diminuirebbe. E non è vero che l’elemosina aumenta la povertà, è una fake news. Chi vive per strada non lo fa per scelta. Aiutare i senza dimora è una forma di responsabilità sociale (Marco Impagliazzo)
“Smettere di litigare e discutere senza, e trovare invece soluzioni – ha aggiunto – e da Modesta sembra arrivare l’appello ‘Aiutatateci per aiutare’, e la Comunità di Sant’Egidio vuole proporsi come il luogo per avviare questo percorso di liberazione dalla strada, e sperando che anche le istituzioni un domani, meglio dire oggi, ci seguano”. È intervenuto anche Adriano Mureddu, Chief Human Resources Officer di Ferrovie dello Stato italiane, evidenziando come “da una storia tragica germoglia il semestre dell’inclusione e dell’accoglienza, al di là degli slogan. Ed è motivo di orgoglio poter essere chiamato a ricordare una storia tragica e poi dare il senso della nostra vicinanza agli altri, alle persone più fragili”. Il capo delle Risorse Umane di Ferrovie dello Stato ha quindi rinnovato “l’impegno dell’azienda, dei ferrovieri e di tutti i dipendenti nel sostegno alla Comunità di Sant’Egidio e di altre iniziative in una società molto veloce. Facciamo vanto della nostra velocità ma dobbiamo essere vicini a chi non può andare veloce”.
Fonte : Agi