Permettere anche a chi non è un programmatore di programmare. Ecco cosa sta alla base dei concetti di “low code” e “no code”. Mentre il primo combina la grafica con l’utilizzo minimo di codice, il no code consente di creare applicazioni, attraverso un sistema di drag and drop, senza l’uso del codice.
Tempi ridotti ma bassa personalizzazione
Quali sono i vantaggi di questi linguaggi? Se entrambi seguono una pianificazione simile, il no code si basa su modelli predefiniti, mentre il low code è più flessibile, ma richiede ancora la manualità del programmatore.
Usabilità, tempi ridotti e minori costi sono vantaggi innegabili. L’interfaccia amichevole permette di semplificare il lavoro, così come i progetti possono essere implementati velocemente. Infine, il denaro speso per gli sviluppatori professionisti è minimo, consentendo di allocare le risorse anche altrove.
Certamente esistono anche svantaggi. In primis, a dominare è la piattaforma scelta: qui bisogna rispettare i singoli elementi, che non consentono un’alta personalizzazione. Un altro problema potrebbe essere legato alla difficoltà di passare da un sistema all’altro (se il progetto è stato impostato a partire da una piattaforma potrebbe essere complicato migrare su un’altra).
E il ruolo degli sviluppatori?
I due approcci stanno senz’altro rivoluzionando il mercato, nonostante i problemi elencati. La crescita di questo mercato darà modo sempre di più di sviluppare applicazioni e software che rispondano a esigenze specifiche.
Le soluzioni low-code stanno democratizzando lo sviluppo. Tuttavia, ciò potrebbe influire sulle competenze degli sviluppatori tradizionali, che restano cruciali. Nonostante le applicazioni low-code siano user-friendly, la capacità di comprendere e modificare il codice diventa essenziale per ottimizzare i risultati. La separazione tra utenti low-code e sviluppatori “ad alto codice” può compromettere la collaborazione a lungo termine e causare sistemi non allineati.
Fonte : Today