The Warrior Recensione: Zac Efron è irriconoscibile e meraviglioso

Sangue, sudore, sacrificio e una visione estremamente chiara delineano l’identità della famiglia Adkisson, sul ring e in arte Von Erich. Nel desiderio di raggiungere un obiettivo e confrontarsi con il wrestling di alto livello, emerge però una realtà personale disturbata, tossica e difficile da comprendere completamente, presentandoci una serie di personaggi e legami affettivi che hanno continuato ad alimentare le leggende sportive e oltre. The Warrior – The Iron Claw (The Iron Claw, in originale), partendo da tutto questo, s’impegna a delineare le dinamiche personali di un nucleo famigliare che non sembra avere nulla di caldo, accogliente o anche sano, mostrando agli spettatori il dolore e l’accettazione di una famiglia difficile da definire sia dentro che fuori dal ring.

Pur trovando nel wrestling il suo cuore pulsante, The Warrior – The Iron Claw sfrutta le ragioni agonistiche per concentrarsi sull’umanità stessa dei Von Erich e sulle specifiche debolezze e imperfezioni che ciascun fratello si ritrova a vivere sulla propria pelle. In tutto ciò si insinua un’ombra paterna ingombrante e impossibile da ignorare, perennemente presente e capace di agitare qualcosa che nel profondo diventa il costante tormento di ogni singolo protagonista, un vero e proprio “artiglio di ferro”, riallacciandoci al titolo, che li minaccia nel modo più distante possibile (un approccio molto simile lo abbiamo trovato anche nella nostra recensione di Home Education).

Fratelli per sempre

Da sempre, nel mondo del wrestling, i Von Erich occupano un posto di rilievo (per chi non lo sapesse The Warrior si basa su una storia vera). L’inserimento, nel 2009, nella WWE Hall of Fame parla chiaro in questo senso, anche se la fama di questa famiglia si deve rintracciare negli eventi precedenti e in una leggenda legata al loro cognome e a un’ipotetica maledizione.

In The Warrior – The Iron Claw facciamo la conoscenza di Kevin (Zac Efron), Kerry (Jeremy Alle White), David (Harris Dickinson), Mike (Stanley Simons) e del patriarca e padrone Fritz (Holt McCallany), il gruppo al completo che ha dato origine a tantissime fantasie e storie sia dentro che fuori dal ring. I Von Erich sembrano la classica famiglia americana impegnata a investire tutte le proprie forze nel wrestling, cercando di perseguire il sogno paterno verso un successo mai completamente raggiunto, ma la situazione non è così semplice. La narrazione di The Warrior – The Iron Claw si sviluppa, quindi, dal punto di vista di Kevin, che funge anche da narratore e voce fuori campo, impegnandosi a introdurre la propria famiglia come la ricorda e come l’ha vissuta in prima persona.

I fratelli Von Erich sono estremamente uniti fra loro e piuttosto temuti quando sono insieme sul ring. La grande ascesa del loro cognome a livello sportivo, però, sarà continuamente scandita da una scrittura per immagini interessata a scoprirne i risvolti privati, mettendo in luce gli atteggiamenti paterni in questo senso, e uno specifico distacco disumano da parte di entrambi i genitori, fondamentale nella lettura e comprensione di tutto quello che accadrà ai ragazzi durante lo svilupparsi degli eventi.

Disumanizzazione familiare

La famiglia, infatti, è il tema principale di The Warrior – The Iron Claw, nonché il palco oscuro, tossico e frastagliato sul quale si sviluppa il dramma umano al centro dell’intera narrazione. Sui rapporti coi loro genitori, Kevin, Kerry, David e Mike costruiscono la propria identità personale e un particolare senso di appartenenza che cela nel profondo problematiche psicologiche e carenze affettive importanti.

L’onnipresenza paterna nella loro vita è il carburante principale di una crescita quasi militaresca e fredda, interamente proiettata verso l’obiettivo di un uomo che pare non vederli affatto come propri figli, o comunque di non comprenderne l’identità individualisticamente umana. La voglia di crescere nel wrestling di Fritz Von Erich plasma continuamente la stessa essenza dei suoi ragazzi, totalmente assuefatti da un’approvazione paterna apparentemente inarrivabile.

Dal distacco genitoriale, anche lato materno con una Doris (Maura Tierney) ancor più fredda e distante dello stesso Fritz, vengono alimentate tutte le insicurezze caratteriali dei personaggi principali, inscenando un vero e proprio dramma dalle radici profondamente affettive, che non trova altra risposta o giustificazione se non nella specifica crescita di questi ragazzi. Così, nella tragedia di The Warrior – The Iron Claw, risplende una particolare sensibilità di fondo connessa direttamente con la dimensione umana dell’intero racconto che, nell’ambizione viscerale e spregiudicata di un uomo, mette a nudo i limiti e le debolezze di una famiglia intera.

Sotto la lente d’ingrandimento troviamo, quindi, i rapporti familiari e umani, la voglia di risplendere a tutti i costi e quella di sentirsi amati dai propri genitori. Nell’amore distorto e problematico alla base del racconto, il film trova la propria dimensione di appartenenza, delineando un dramma difficile da comprendere, digerire e assorbire fino in fondo, coadiuvandolo alle ragioni particolari di uno sport che ha avuto da riflettere sui Von Erich e sulla loro identità a livello agonistico e iconico.

Immersione nostalgica e studiata

Andando oltre il racconto, The Warrior – The Iron Claw brilla anche e specialmente dal punto di vista formale, costruendosi adoperando un linguaggio figurativo che assorbe, abbraccia e immerge (in questo processo risulta fondamentale pure la colonna sonora curata da Richard Reed Parry). La regia di Sean Durkin è la primissima cosa che salta all’occhio, offrendo al pubblico in sala una grande attenzione allo specifico fisico e umano dei protagonisti che ne incornicia la possanza fisica, ma anche i moti interiori (il tutto avvalendosi pure di citazioni al cinema degli anni ’80 e precedente). L’attenzione al periodo storico in cui gli eventi si sviluppano è palese dalle ricostruzioni (nei programmi televisivi, ad esempio) e nell’attenzione all’estetica in generale (costumi, scenografie e oggetti di scena).

Trattandosi di un dramma ispirato a una storia vera, inoltre, a spiccare è anche una particolare sensibilità atta ad attingere dalla veridicità di appartenenza per ricrearne le dinamiche a schermo, senza incappare in facili sentimentalismi o errori in questo senso, pur prendendosi alcune libertà narrative. In tutto ciò troviamo le interpretazioni di Zac Efron (la cui trasformazione, sia fisica che espressiva lascia senza parole) e Jeremy Allen White perfettamente proiettate nei propri personaggi e in grado di smuovere le ragioni profonde della narrazione. L’intero cast funziona alla perfezione, ma loro due, specialmente, risplendono restituendo l’essenza infelice di due giovani uomini che hanno dovuto combattere per tutta la loro esistenza, senza comprendere che i propri tormenti non avevano nulla a che fare col ring.

The Warrior – The Iron Claw resta quindi un’esperienza profondamente toccante; la storia familiare, sportiva e personale dei Von Erich diventa il pretesto per parlare dei rapporti umani e dei modelli che ci trasciniamo dietro fin dalla più tenera età. Ma cosa succede quando i problemi più grandi e difficili da sormontare derivano proprio dalle figure genitoriali che ci hanno reso quello che siamo e che saremo? Alla luce di un percorso agonistico memorabile e costellato di momenti difficili e prese di coscienza particolari, si sviluppa un gesto di sacrificio profondamente personale il cui unico obiettivo, sotto all’ingombrante patina del successo, resta sempre e comunque quell’irraggiungibile e intangibile approvazione paterna che sembra non arrivare mai.

Fonte : Everyeye