Marie Curie, la battaglia per salvare il suo laboratorio a Parigi

Dopo aver vinto ben due premi Nobel, la fisica Marie Curie trascorreva le sue giornate facendo esperimenti all’Institut du Radium di Parigi. Da tempo uno dei padiglioni dell’ente, il Pavillon des sources, è destinato alla demolizione per far posto a un moderno centro di ricerca sul cancro. L’audace piano di ammodernamento è rimasto però in sospeso per anni a causa delle proteste dell’opinione pubblica francese. Ora il ministero della Cultura del paese sembra aver trovato una soluzione in grado di mediare tra gli interessi commerciali e l’interesse per la conservazione storica: smantellare il sito mattone per mattone e ricostruirlo così com’è, ma da un’altra parte.

La ministra della Cultura Rachida Dati ha confermato in un comunicato che il Pavillon des sources, che ha una superficie di 100 metri quadrati, sarà smontato e poi riassemblato “pietra per pietraall’interno del Museo Curie, a pochi metri dal sito originario. In questo modo, il padiglione diventerà un ambizioso progetto di conservazione consolidando allo stesso tempo la posizione di Parigi come città “all’avanguardia nella ricerca sul cancro in Europa“.

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Il dibattito sul laboratorio di Marie Curie

L’Università di Parigi e l’Istituto Pasteur costruirono l’Institut du Radium nel 1909 per Marie Curie, in virtù del contributo della scienziata al campo della radioattività. Contemporaneamente, grazie anche al sostegno finanziario di Henri de Rothschild, fu creata la Fondazione Curie, che aveva l’obiettivo di trovare applicazioni mediche ai risultati delle ricerche della fisica e del suo team. Settant’anni dopo, l’Institut du Radium e la fondazione si fusero per creare l’Istituto Curie, che si occupa di sviluppare tecnologie mediche, biologiche e biofisiche per il trattamento dei tumori.

I proprietari dello storico edificio sostengono che il Pavillon des sources debba essere demolito per far posto a un ampliamento che prevede fino a sette piani e duemila metri quadrati. Pur dichiarandosi consapevoli del valore storico della struttura, sottolineano che oggi il padiglione sia solo un magazzino che un tempo conteneva sostanze tossiche. Thierry Philip, presidente dell’Istituto Curie, afferma che al momento il sito è inaccessibile perché il materiale radioattivo ha lasciato delle tracce che richiedono una decontaminazione.

L’eredità di Marie Curie

I media locali concordano sul fatto che il padiglione non abbia un particolare valore architettonico, anche se il suo forte legame con la storia di Marie Curie e i suoi ultimi anni di vita ne rende necessaria la preservazione. Philip sostiene che per rendere abitabili i suoi 100 metri quadrati sarebbe necessario un investimento di almeno 1,8 milioni di euro. Prima della dichiarazione della ministra della Cultura francese, l’Istituto Curie aveva fatto sapere che non avrebbe finanziato il processo di decontaminazione e che il sito si sarebbe deteriorato nel giro di un decennio. Philip ha definito la decisione di bloccare la demolizione del padiglione per poi lasciarlo morire “stupida“.

Fonte : Wired