La piattaforma anti pezzotto è attiva. L’Agcom ha confermato l’attivazione da oggi, primo febbraio, del sistema che in realtà è stato battezzato Piracy Shield. Scudo anti pirateria. Quattro mesi dopo il tavolo tecnico dello scorso settembre la piattaforma è attiva. Consentirà quello che Lega Serie A chiede da anni: il blocco entro 30 minuti di qualsiasi trasmissione streaming piratata e dei siti segnalati. La prima partita che vedrà attiva la piattaforma sarà Lecce Fiorentina di venerdì. Anche se per tutti il primo vero banco di prova sarà Inter Juventus, in programma domenica sera.
Come funziona il Piracy Shield, l’anti pezzotto
La piattaforma sarà un centro di comunicazione di numerosi soggetti coinvolti. I titolari dei diritti degli eventi sportivi, gli operatori, chi riceverà le segnalazioni, chi dovrà provvedere al blocco delle trasmissioni. È tra questi soggetti che si gioca l’efficacia stessa del Privacy Shield. Come Italian Tech a spiegato lo scorso marzo, quando per la prima volta si è parlato dell’introduzione della piattaforma, saranno i detentori dei diritti a farsi carico in un primo momento della denuncia di una trasmissione pirata.
Lo comunicheranno alla piattaforma che generà un ‘alert’, che verrà poi distribuito ai provider (gli operatori delle comunicazioni). Ai provider – un centinaio quelli che hanno aderito – infine il compito dell’oscuramento delle trasmissioni. Entro 30 minuti.
È facile capire come piattaforma funzionerà se e solo se si verificheranno delle condizioni necessarie: l’immediatezza della comunicazione, l’immediatezza della risposta, l’immediatezza del blocco. Trattandosi di eventi che durano 90 minuti e trasmessi da ‘pirati’ in grado di generare con molta facilità nuovi indirizzi Ip e trasmissioni, il tempo è il fattore chiave.
Piracy Shield: cosa succede se viene segnalato un sito illegale
Un esempio per capire meglio cosa potrebbe accadere. Se una partita è trasmessa da un sito pirata, per esempio, Calciogratis.com, l’indirizzo Ip di questo sito (il protocollo internet, una sorta di carta di identità dei siti, un codice che li identifica) verrà segnalato e bloccato dai provider. Fino a prima di questa piattaforma non si poteva bloccare un sito a livello di Ip, ed è questa la novità principale del Privacy Shield.
Ora non solo si potrà bloccare, ma l’Agcom potrà farlo d’urgenza inviando un ticket ai provider. Che per adeguarsi alle richieste dovranno prevedere dei costi. La piattaforma è stata donata da Lega Serie A ad Agcom. È stata creata da una startup milanese, la Sp Tech, costola dello Studio Legale Previti nata per sviluppare piattaforme a difesa del diritto d’autore e la reputazione online attraverso, si legge sul sito, un monitoraggio costante del web e dei social. Questo weekend bisognerà capire se tutto funzionerà.
Cosa può ostacolare l’efficacia del Piracy Shield
Ci sono dubbi. E ostacoli possibili. I principali, spiega a Italian Tech Tommaso Grotto, cofondatore di Kopjra, sono tre. Il primo è “l’onere in capo ai titolari dei diritti di effettuare, internamente o tramite l’ausilio di società terze altamente specializzate, attività di cyber intelligence proattiva per individuare in tempo reale, ovvero durante gli eventi live, le IPTV illegali gratuite e a pagamento”. Dovranno analizzarle, estrarre gli indirizzi IP e produrre prove digitali a supporto dell’illiceità del fenomeno. Il secondo è una questione di tempi e specializzazione.
I titolari infatti dovranno produrre una documentazione “minuziosa dell’attività svolta” che dovranno inviare ad Agcom. Un’attività che richiede competenze, tempo di ricerca e di documentazione che dovrà “sommarsi ai 30 minuti previsti per l’inibizione”, spiega. Infine c’è il rischio di inibire “indirizzi IP che non afferiscono esclusivamente ad attività illecite e la problematica connessa alle tempistiche di sblocco degli IPv4 segnalati ed inibiti, essendo, ad oggi, da considerarsi risorse scarse e, quindi, preziose”, insieme alla dubbia disponibilità a collaborare “da parte di soggetti senza sede in Italia o in Unione Europa”.
Quali conseguenze per chi vede partite streaming piratata
Dubbi che saranno oggetto di analisi nelle prossime ore. Insieme a quelli che riguardano cosa accadrà ai fruitori dei servizi illegali. Chi in internet guarda partite pirata, o possiede un dispositivo per farlo. Un pezzotto. Sanzioni che non vengono introdotte, ma che già ci sono.
“Piracy Shield non introduce alcun meccanismo sanzionatorio ulteriore per gli utilizzatori di abbonamenti illegali. Le sanzioni, infatti, sono già previste da decenni nell’attuale impianto normativo”, aggiunge Grotto. “Ad ogni modo, la cyber pirateria non è solo illegale per definizione ma espone gli utenti ad importanti rischi informatici”, conclude.
Fonte : Repubblica