Spionaggio e segreti militari: la guerra sui visti agli studenti fra Pechino e Occidente

Il conflitto geopolitico fra Stati Uniti e Cina ha causato pesanti contraccolpi sulla ricerca accademica. Il numero di studenti cinesi iscritti negli atenei Usa in declino per il quarto anno consecutivo. Molti progetti nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’informatica quantistica sono a doppio uso e possono essere applicati in ambito militare. 

Pechino (AsiaNews) – Stati Uniti, Canada e alcune nazioni europee hanno rafforzato i controlli in materia di sicurezza agli ingressi di studenti cinesi sul proprio territorio, per prevenire le crescenti minacce legate ad attività di spionaggio per conto di Pechino. Di recente decine di alunni di college e università si sono visti negare il permesso di studio, e il relativo accesso sul suolo americano, ai varchi negli aeroporti per poi essere successivamente rimpatriati in Cina, per sospetti legami con l’apparato militare del dragone. Intanto il numero di studenti cinesi iscritti negli atenei statunitensi è in declino per il quarto anno consecutivo secondo le statistiche ufficiali, a conferma di una situazione di tensione nemmeno troppo latente.

Il conflitto geopolitico fra Stati Uniti e Cina ha avuto pesanti contraccolpi sulla ricerca accademica. Il 28 gennaio scorso l’ambasciatore di Pechino negli Usa Xie Feng ha confermato nel discorso in occasione delle celebrazioni per il Nuovo anno lunare che, negli ultimi tempi, molti studenti cinesi sono stati sottoposti a interrogatorio alla dogana aeroportuale, e di questi alcuni sono stati respinti. I visti degli studenti sono stati annullati e gli interessati dal provvedimento rimpatriati in Cina. Xie ha anche ricordato il caso della Florida, dove i vertici del governo locale hanno approvato una nuova legge che vieta agli studenti cinesi di lavorare per laboratori universitari che ricevono finanziamenti pubblici. Il diplomatico ha incolpato gli Stati Uniti di aver politicizzato lo scambio educativo, bloccando di fatto il percorso di studi dei giovani e stravolgendo i loro piani scolastici e di vita. A questo aggiunge la “barriera all’ingresso di cervell” che si è venuta a creare nel Paese.

La nuova legge adottata in Florida volta a impedire programmi di ricerca congiunti con sette Paesi – tra cui Cina, Russia e Iran – in università finanziate da fondi pubblici ha creato confusione tra i candidati cinesi e ha attirato alcune critiche all’interno di alcuni atenei dello Stato. La Cina, infatti, è il principale Paese di origine degli studenti internazionali dell’Università della Florida. Nel 2020, vi erano più di mille cinesi nei corsi post-laurea e dottorato. Sebbene la legge non vieti ai giovani cinesi che si auto-finanziano gli studi di iscriversi alle università pubbliche, le norme finiscono per riguardare molte posizioni all’interno di programmi di studio per le posizioni di assistente all’insegnamento o alla ricerca.

Gli Stati Uniti hanno rafforzato i controlli in materia di sicurezza per studenti cinesi nelle aree cosiddette Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), per far fronte alle crescenti minacce di spionaggio di Pechino. Il visto di alcuni di essi è stato annullato per aver nascosto il loro passato nella sfera militare o la loro esperienza in istituzioni affiliate all’esercito. Questa settimana, diversi media ufficiali cinesi hanno riferito che uno studente di dottorato cinese è stato interrogato per ore dal controllo di frontiera all’aeroporto e gli è stato chiesto se i suoi familiari fossero membri del Partito comunista cinese. Il personale ha anche controllato i suoi dispositivi elettronici, tra cui il telefono cellulare e il computer portatile, e ha respinto la domanda di ingresso.

I media ufficiali cinesi hanno sottolineato di recente la retorica discriminatoria degli Stati Uniti. Il ministero cinese degli Esteri ha anche accusato Washington di aver respinto o limitato le richieste di visto a studenti con la scusa della sicurezza nazionale. In realtà, il loro numero in territorio americano è in calo da quattro anni consecutivi. Secondo il rapporto Open Doors 2023 pubblicato dall’Institute of International Education, il totale è sceso da 372.500 nell’anno accademico 2019/20 a 289.500 nell’anno accademico 2022/23, mentre gli studenti provenienti dall’India sono aumentati rapidamente in questi anni. Inoltre, la politica di immigrazione più rigida nei Paesi occidentali e il mercato del lavoro debole in Cina stanno scoraggiando gli studenti intenzionati a recarsi all’estero, anche perché le stesse aziende cinesi sembrano oggi prediligere sempre meno candidati con esperienze di studio al di fuori dei confini nazionali. Anche la percentuale di studenti delle migliori università cinesi che scelgono di studiare all’estero è in calo e un numero maggiore preferisce posizioni stabili nel governo o in aziende statali.

Di recente il Canada ha seguito i passi degli Stati Uniti limitando l’accesso alle università con background militare. A gennaio Ottawa ha pubblicato un elenco di 11 tecnologie sensibili, tra cui la sicurezza di internet, le armi avanzate e l’informatica quantistica, nonché una lista di 103 istituti di ricerca stranieri che potrebbero rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale. Di questi, ben 85 si trovano in Cina. Il Canada non finanzierà più i progetti di ricerca che coinvolgono le istituzioni straniere elencate, decisione che non ha mancato di suscitare il malcontento di Pechino.

Al contempo, sempre più Paesi europei sono consapevoli delle minacce militari cinesi nella ricerca accademica e nello spionaggio. Il sito web investigativo tedesco CorrectIv ha scoperto che studiosi cinesi con background militare hanno partecipato a circa 3mila progetti con università europee. E di questi una buona parte era indirizzata verso l’Università nazionale cinese di tecnologia di difesa, il principale istituto di ricerca militare. Molti progetti nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’informatica quantistica sono a doppio uso e possono essere applicati anche in ambito militare. Le autorità europee stanno valutando i rischi e alcune università hanno rifiutato di accogliere dottorandi cinesi in progetti sensibili.

Il rischio di minacce non tradizionali è in aumento e alcuni studenti cinesi diventano più aggressivi nei confronti di opinioni diverse. Dallo scoppio delle proteste pro-democrazia a Hong Kong nel 2019, molti casi hanno dimostrato che studenti cinesi filogovernativi hanno partecipato a minacce contro attivisti pro-democrazia in molti Paesi. L’ultimo episodio è avvenuto negli Stati Uniti, dove lo studente cinese Wu Xiaolei, del Berklee College of Music, è stato condannato da un tribunale di Boston per stalking e minacce nei confronti di una studentessa cinese. Alla fine del 2022, la giovane aveva affisso dei volantini in risposta alla serie di proteste contro i lockdown per il Covid-19 in Cina. Wu ha minacciato di tagliarle le mani e di informare le autorità di sicurezza cinesi. Pechino non si è ancora pronunciata sul caso di Wu, ma gli analisti ritengono che possa sfruttare il sentimento patriottico per reprimere il dissenso all’estero.

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Fonte : Asia