A partire da settembre 2024, Rai 1, Rai 2 e Rai 3 (solo l’edizione nazionale) saranno trasmesse sia con il digitale terrestre tradizionale sia con standard DVB-T, sia con il nuovo DVB-T2: “A settembre convertiremo il nostro Multiplex B in DVB-T2”, ha confermato Stefano Ciccotti, direttore Tecnologie della Rai, durante la presentazione del libro La televisione del futuro, le prospettive del mercato televisivo nella transizione digitale, realizzato da Fondazione Astrid.
Com’è noto, il digitale terrestre di seconda generazione consente di rendere più efficiente la gestione delle frequenze a disposizione e anche di migliorare la qualità del servizio, sia sul fronte video (4K e 8K) sia nell’offerta di funzionalità. La transizione però ha richiesto di stabilire una serie di tappe intermedie, poiché con il passaggio definitivo dal DVB-T al DVB-T2 i vecchi televisori diventano inservibili, a meno di non acquistare un decoder esterno. Evidente che milioni di persone potrebbero ritrovarsi al buio ed essere private del servizio pubblico televisivo.
Il percorso travagliato del nuovo digitale terrestre
Il primo passo si è compiuto nel 2021, quando le trasmissioni nazionali sono passate a una nuova codifica (MPEG-4) che ha reso tutti i canali ad alta definizione (in HD, cioè). Il successivo passaggio al DVB-T2 (l’avevamo spiegato qui) è slittato dal 30 giugno 2022 al primo gennaio 2023 e successivamente da gennaio 2024 appunto a settembre 2024. Ciccotti ha sottolineato che forse è mancato un po’ di coraggio, ma è pur vero che a oggi, malgrado i bonus, ci sono ancora milioni di famiglie prive di un televisore compatibile. Lo scorso anno, Auditel-Censis stimava che il 47% degli apparecchi installati nelle case sarebbero inadatti: si tratta praticamente di circa 8,4 milioni di famiglie.
Ecco quindi la decisione di rimandare e soprattutto per Rai di sperimentare una fase in simulcast, ovvero con vecchio e nuovo segnale, così che le persone non siano costrette a cambiare televisore: “Vogliamo verificare quello che come tecnici abbiamo teorizzato per anni – ha dichiarato Ciccotti, ricordando il bisogno del confronto con la realtà – Il 5G broadcast è dei broadcaster e può cooperare, ma è fatto per i terminali mobili e quindi la televisione in movimento. Non è fatto per vedere la smart tv in 5G perché funziona sulle frequenze degli operatori”.
Un ulteriore vantaggio del DVB-T2 dovrebbe manifestarsi nelle aree dove sono emersi gravi problemi di interferenze, come le molte zone del Piemonte e del Veneto, fra cui Portogruaro, Treviso, San Donà e Jesolo, dove lo scorso settembre albergatori e telespettatori hanno segnalato l’impossibilità di fruire dei canali Rai. Il motivo, secondo i tecnici, si deve a un fenomeno crescente relativo alle alte temperature e la conseguente propagazione anomala del segnale causata dalle variazioni nell’indice di rifrazione dell’atmosfera. In pratica con l’abbandono delle frequenze della banda 700 MHz (assegnata al mondo delle telecomunicazioni per il 5G) c’è bisogno di ricalibrare la potenza dei segnali oppure installare nuovi impianti.
In tal senso, il DVB-T2 potrebbe essere d’aiuto: “Noi abbiamo fatto i nostri schemi (di propagazione, ndr) sui vecchi modelli, ma non è più l’Italia di una volta, da due anni a questa parte. Non si tornerà più indietro e gli effetti che hanno creato disagio nella popolazione sarebbero potuti essere mitigati in larga parte dal DVB-T2″, ha spiegato Cicchetti.
Di tecnicamente definitivo, comunque, non c’è nulla se non il Contratto di Servizio Rai, di cui circola una bozza e che obbligherebbe al passaggio tecnologico entro settembre.
Fonte : Repubblica