Condanna la guerra in Ucraina e ha già raccolto già oltre 200mila firme per partecipare alle elezioni presidenziali del 17 marzo. Molti ritengono la sua candidatura la classica mossa del Cremlino per dare l’impressione di una vera competizione democratica, ma la sua crescente popolarità comincia a suscitare perplessità e fastidio nella cerchia del potere.
Mosca (AsiaNews) – Il 60enne ex-deputato della Duma di Stato Boris Nadeždin (il cognome significa “uomo della speranza”), originario dell’Uzbekistan, è l’unico candidato alla presidenza della Russia che condanna la guerra in Ucraina. Ha raccolto già oltre 200mila firme per la presentazione della sua candidatura, in attesa che il Comitato elettorale la convalidi per contendere a Vladimir Putin la massima carica della Federazione alle elezioni del prossimo 17 marzo. A dire il vero Nadeždin ha raccolto molte firme anche tra i russi emigrati all’estero, ma ha rifiutato di aggiungerle per evitare conflitti giuridici e accuse di interferenze politiche “occidentali”.
Il suo nome è stato presentato dal partito della “Iniziativa Civile”, anche perché da indipendente avrebbe dovuto superare le 300mila firme, obiettivo che veniva giudicato irrealistico, ma che oggi appare più che possibile. Molti ritengono la sua candidatura la classica mossa del Cremlino per dare l’impressione di una vera competizione democratica, come avvenne con quelle di Ksenja Sobčak nel 2018 e di Mikhail Prokhorov nel 2012, quando ottenne il 7,9% dei voti, il massimo risultato della “opposizione a Putin”. Ora viene pronosticato a Nadeždin un onorevole 3%, il massimo che lo zar è disposto a concedere (la Sobčak si fermò sotto il 2%).
Nadeždin ha spiegato la scelta di candidarsi con una frase a effetto: “Ritengo che il nostro Paese stia andando incontro a una catastrofe, a cui ci sta portando l’attuale presidente”. All’inizio della sua carriera politica egli era membro del partito liberale dell’Unione delle Forze di Destra, partecipò anche alle primarie di Russia Unita e fu eletto alla Duma con il partito filo-putiniano di “Russia giusta” e spesso è intervenuto ai dibattiti televisivi come indipendente.
Laureato in scienze fisico-matematiche, nato a Taškent in una famiglia di musicisti (il nonno Boris fu inviato da Mosca al Conservatorio uzbeko, a lui è dedicato un monumento), si rifiutò di proseguire la tradizione di famiglia, affermando che “purtroppo o per fortuna un orso mi ha calpestato l’orecchio”. Da giovane fu un “imprenditore sovietico” e fondatore di una cooperativa, e divenne deputato nel periodo di Gorbačëv, collaborando con il governatore e premier eltsiniano Boris Nemtsov, il leader dei liberali assassinato da sicari ceceni a febbraio del 2015 davanti al Cremlino, e anche con l’altro “delfino eltsiniano” Sergej Kirienko, oggi uno dei fedelissimi di Putin.
Boris ribadisce ad ogni occasione di non aver concordato con il Cremlino la sua candidatura, e la sua crescente popolarità sembra in effetti suscitare perplessità e fastidio nella cerchia del potere putiniano. Alla domanda sulla mancanza di conseguenze per le sue dichiarazioni contro la guerra, egli risponde che “sono vent’anni che critico Putin per le sue scelte e sono ancora vivo, in libertà e non mi hanno nemmeno messo nella lista degli agenti stranieri: si vede che non mi considerano pericoloso”.
Ora si attende la conferma della candidatura, e le previsioni vanno verso un rifiuto per “scarsa qualità delle firme”. Lui stesso riconosce di “non avere alcuna garanzia che mi faranno concorrere”, ma la tribuna finora concessa gli permette di affermare pubblicamente che “nessuno degli scopi della SVO [l’operazione militare speciale] è stato raggiunto; Putin ha commesso un errore fatale, e ora per ottenere qualcosa sta provocando danni irreparabili alla nostra economia e alla demografia del nostro popolo”.
La personalità gentile e tutt’altro che polemica di Nadeždin si sta rivelando l’unica possibilità di aprire qualche spiraglio ai possibili cambiamenti. “Vi rivelo un segreto: io sono un patriota russo – ama ripetere -, ma Putin vede solo la Russia del passato, mentre alla Russia serve un futuro”. La sua candidatura deve essere confermata entro il 10 febbraio, ma Boris ha già ottenuto la sua vittoria, mostrando il volto di una Russia diversa e pacifica.
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Fonte : Asia