OpenAI sta lavorando per convincere gli utenti a utilizzare con sempre maggiore frequenza i Gpt, app di terze parti basate sui suoi modelli di intelligenza artificiale, permettendo loro di “richiamarli” in qualunque conversazione intrattenuta con il suo chatbot. A quanto pare, a partire da oggi sarà possibile coinvolgere un Gpt nella finestra di dialogo con ChatGpt semplicemente digitando la @ e selezionando poi l’app prescelta da un lungo elenco. Così facendo, il Gpt sarà inserito direttamente nella conversazione, acquisendo il contesto di quanto detto già prima del suo arrivo. Questo significa che, se state utilizzando ChatGpt per sapere quali sono le bellezze culturali di Parigi, potete scegliere di coinvolgere un Gpt che si occupa della pianificazione di viaggi per programmare la vostra fuga nella capitale francese.
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Una mossa astuta da parte di OpenAI, che ha scelto di lanciare la nuova funzione appena qualche settimana dopo l’apertura del suo Gpt Store, il marketplace riservato agli utenti abbonati, che qui possono condividere e acquistare chatbot personalizzati basati sul modello linguistico della compagnia. Non richiedendo specifiche competenze di coding, OpenAI consente ai suoi utenti di mettere a punto app che possano rispondere alle proprie esigenze e a quelle di altre centinaia di persone, tanto da aver convinto la società stessa ad ampliarne l’accesso. Dopo il lancio dello store, quindi, ora la compagnia permette di “richiamare” i Gpt nelle conversazioni con il suo chatbot, ma presto potrebbe anche consentire agli utenti di guadagnare dalla condivisione dei loro Gpt personalizzati.
Ma prima di introdurre funzionalità aggiuntive, OpenAI potrebbe aver bisogno di incrementare il traffico verso i chatbot creati dagli utenti, che si è dimostrato in costante diminuzione nelle ultime settimane. Inoltre, come se non bastasse, la società deve affrontare anche un enorme problema di moderazione. Nella sua prima settimana di lancio, infatti, il Gpt Store è stato letteralmente invaso dalle cosiddette app “romantiche”, alcune delle quali sessualmente allusive, il che rappresenta una violazione dei termini della compagnia. Insomma, nonostante lo store sia una vera e propria innovazione nel settore, i chatbot personalizzati non sembrano avere il successo sperato. E OpenAI sta cercando di attirare l’attenzione del pubblico su di loro in qualunque modo possibile.
Fonte : Wired