L’Unione europea ha recentemente concesso l’autorizzazione per la commercializzazione della polvere di Acheta domesticus, comunemente nota come farina di grillo, aprendo la strada alla sua vendita anche in Italia. Dal 24 gennaio, infatti potrà essere commercializzata anche per uso alimentare. Il semaforo verde completa l’iter dopo che l’Unione europea aveva deliberato la commercializzazione del prodotto nel 2022 e l’autorizzazione alla vendita nel 2023. Nel nostro paese c’è chi è pronto a prendersi questa fetta di mercato. L’azienda marchigiana Nutrinsect di Montecassiano produce già due tonnellate di polvere al mese, con l’obiettivo di raggiungere le sei tonnellate entro la fine dell’anno. L’amministratore delegato Josè Francesco Cianni, in un’intervista all’Ansa ha dichiarato dichiarato che dal 29 gennaio 2024 il prodotto è distribuito dall’azienda di distribuzione Reire di Reggio Emilia e sarà disponibile per la aziende alimentari oltre che per il settore alberghiero e di ristorazione.
Dove si userà la farina di grillo
La recente approvazione, fa sapere Cianni, apre nuove opportunità di sviluppo per la sua impresa, che ha già avviato un ecommerce per l’acquisto del prodotto, con un prezzo stimato tra 50 e 60 euro al chilo. La farina di grillo sarà utilizzata in pasticceria e nella produzione di pasta fresca, con percentuali massime consentite già stabilite per vari utilizzi, come il 15% per le tagliatelle e l’8% per i biscotti. La polvere di grillo è ricca di proteine (circa 3 volte il contenuto della carne), calcio, ferro, vitamina B12 e fibre, con quantità limitate di grassi e calorie: per questo alcuni lo definiscono “super food”. “Sappiamo che la polvere di grillo ha suscitato e susciterà ancora tante discussioni – ha spiegato Cianni –, ma noi siamo a tutti gli effetti degli allevatori e produciamo un prodotto interamente made in Italy, che alleviamo senza alcun antibiotico o medicinale, ma solo con materie prime vegetali, no ogm»
Procurarsi farina di grillo in Italia era però già possibile almeno da inizio gennaio, l’Unione europea infatti aveva già approvato la richiesta della Cricket One, un’azienda vietnamita, per la commercializzazione della farina di grillo in Europa. Nel luglio 2019, l’azienda fu la prima a presentare una domanda di autorizzazione in conformità con il regolamento novel food, chiedendo di includere l’utilizzo della polvere in una varietà di prodotti alimentari come pane e craker. Dopo una valutazione positiva da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, la farina di grillo è stata autorizzata per l’immissione sul mercato dell’Unione europea, inclusa nell’elenco dei nuovi alimenti secondo il Regolamento di esecuzione.
I precedenti
La farina di grillo non è il primo novel food – ossia tutti quegli alimenti che non sono stati consumati in misura significativa dagli esseri umani nell’Unione prima del 15 maggio 1997 – appartenente al mondo degli insetti a essere introdotto in Europa. Già nel giugno 2021 il regolamento di esecuzione Ue 882 aveva autorizzato la commercializzazione della larva di Tenebrio molitor, conosciuta come tarme della farina, in forma essiccata. Mentre dal dicembre 2023, in Italia sono disponibili prodotti alimentari contenenti quattro tipi di insetti: larva gialla, locusta migratoria, grillo domestico e verme della farina minore. Questi prodotti possono includere insetti congelati, essiccati o in polvere, seguendo la pratica già diffusa in altri paesi dell’Unione europea.
Conformemente alla normativa vigente, le confezioni contenenti prodotti a base di farine di insetti devono fornire informazioni dettagliate sulla tipologia di insetto, inclusi il nome scientifico e la traduzione in italiano, come stabilito dal governo italiano. Le etichette devono altresì indicare la quantità di insetti utilizzata nei prodotti alimentari e specificarne il paese di origine. Inoltre, al fine di prevenire possibili confusioni con altri alimenti, il governo ha imposto ai rivenditori l’obbligo di vendere tali prodotti in scomparti separati, opportunamente segnalati mediante cartelli.
Fonte : Wired