Il testo definitivo dell’AI Act – il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale – sta lentamente prendendo forma, e a breve verrà emendata la versione ufficiale che entrerà in vigore senza essere recepita dalle singole nazioni, in quanto frutto dell’accordo tra Consiglio e Parlamento europeo. Un passo in avanti notevole non solo sul tema dell’AI in sé, ma anche sul rapporto tra i cittadini e un sistema di nozioni e applicazioni tanto complesso e variegato, quanto essenziale che sia sempre più maneggiato con disinvoltura e senza pregiudizi di sorta.
Un obiettivo perseguito anche da un nuovo ciclo di approfondimenti di Skytg24 dal titolo “Idee per il dopo”, curati e condotti dal direttore della testata Giuseppe De Bellis con il professor Luciano Floridi, in onda da giovedì 25 gennaio per 5 settimane consecutive. Proprio del tema dell’AI abbiamo parlato con il direttore De Bellis in una lunga chiacchierata.
C’è sempre più scetticismo e apprensione intorno all’AI, almeno a livello mainstream; dovremmo invece essere ottimisti?
“Non c’è da essere né pessimisti né ottimisti: c’è da essere aperti. Come per ogni cosa che non conosciamo fino in fondo. Di base, chi è cresciuto in quest’epoca di trasformazioni e grandi cambiamenti, non può essere pessimista per pregiudizio. Le grandi tecnologie non sono di per sé né preoccupanti, né risolutive; sono delle opportunità. È l’intelligenza umana che rende l’applicazione di una tecnologia giusta o sbagliata. Prendiamo i social media: quante cose positive hanno portato? Eppure oggi sono sul banco degli imputati per i loro aspetti negativi. Quanti posti di lavori hanno generato? Con l’AI siamo oltre la tecnologia, siamo nel campo della creazione di un’intelligenza; a maggior ragione dobbiamo essere aperti a comprenderla e conoscerne le opportunità, possibilmente evitando i backlash. Questa grande innovazione ha un vantaggio rispetto ad altre, è contemporaneamente bianca e nera: è positiva e negativa. Ogni cosa che può fare ha potenzialmente il suo opposto in seno.”
A proposito di mondo del lavoro, c’è il luogo comune per cui l’intelligenza artificiale “ruberà” il lavoro a tanti professionisti. Rispetto a questo come la vede?
“Sarebbe sciocco dire che non si perderanno posti di lavoro. La rivoluzione industriale ha portato anche una rivoluzione nel mondo del lavoro, così come l’arrivo di internet. Eppure sono nate professioni che prima non c’erano. Esiste un momento in ogni trasformazione in cui l’impatto sul lavoro e sulle competenze è fisiologico; come sempre accade bisogna però guardarlo in una prospettiva dilatata nel tempo. Io penso che alla fine si compenserà o addirittura andrà a vantaggio della creazione di posti di lavoro nuovi rispetto a quelli che perderemo. Però sarebbe sciocco dire che all’inizio non ci sarà una crisi. La differenza importante è che adesso noi siamo più consapevoli: le grandi rivoluzioni che hanno cambiato la storia della civiltà sono arrivate con un grado di consapevolezza minore. Lo sapevano in pochi quanto e cosa sarebbe cambiato. Che l’AI cambierà il nostro mondo lo sanno tutti. O tutti dovrebbero saperlo: questa è la ragione per cui anche noi abbiamo deciso di fare approfondimento sul tema. La consapevolezza ti aiuta ad arrivare pronto. Solo così il tempo di latenza tra il negativo, ossia la perdita di posti, e il positivo, cioè la creazione di nuovi ruoli, sarà il più breve possibile. Noi oggi possiamo arrivare pronti e preparati.”
Fonte : Wired