La montagna ascolta, ma non parla. È la frase che Pam Bales pronuncia poco prima di partire per scalare il monte Washington, nel New Hampshire. Peccato però, che neanche il film parli poi molto. Infinite Storm, film del 2022 disponibile su Netflix dal 17 gennaio, è già nella classifica dei titoli più visti dagli utenti. Diretto da Malgorzata Szumowska e Michael Englert, si tratta dell’adattamento cinematografico di un articolo a firma di Ty Gagne apparso sul New Hampshire Union Leader nel 2020 che racconta la vera storia di Pam Bales. Dalla locandina in cui giganteggia Naomi Watts in mezzo a una tempesta di neve è intuibile che si tratti di un survival movie (e il titolo in questo senso è anche esplicativo), ma non è come altri illustri colleghi. Manca di adrenalina, la benzina che porta avanti i film appartenenti a questo genere, per concentrarsi su un’inconsistenza di trama che occupa la parte centrale e non solo. E solo alla fine, dopo un’ora e mezza che sembrano due ore, siamo in grado di collegare tutti i pezzi del puzzle.
Intendiamoci, non è necessario vivere disavventure tra le montagne come quelle della squadra di rugby del Cile protagonista del film La società della neve ( brutale ma imperfetto, come scriviamo nella nostra recensione di La società della neve) ma quantomeno far sì che lo spettatore crei un legame capace di portarlo con trasporto e curiosità fino alla fine della storia. Flashback e sprazzi di passato qua e là non bastano. Le premesse c’erano, quella dell’infermiera e scalatrice esperta Pam Bales è una storia dalle grandi potenzialità e significato, ma sul più bello si culla all’idea che il pubblico da solo capisca di quale sopravvivenza si sta parlando. Solo gli ultimi minuti danno risposte chiare e dopo un’ora e mezza è il minimo.
Lassù sulle montagne…
Pam Bales è un’infermiera e scalatrice esperta, amante delle montagne a tal punto da entrare a far parte del soccorso alpino. Facciamo la sua conoscenza mentre sta preparando una nuova sfida in un giorno che scopriremo essere una ricorrenza molto particolare e dolorosa per lei.
Dopo una breve sosta in un rifugio in cui il proprietario le sconsiglia di salire in cima a causa delle condizioni metereologiche avverse, inizia ad incamminarsi tra i sentieri. Pam sembra trovare la pace lassù, al contrario dell’irrequietezza che dimostrava in casa e non solo. Tuttavia il proprietario del rifugio aveva ragione, sta per arrivare una tempesta. La sua è una discesa non priva di ostacoli e soprattutto lungo il cammino Pam incontra un ragazzo. Di lui non sa nulla e per comodità lo chiama John. Il suo obiettivo diventa portarlo con sé e salvarlo, anche se lui si dimostra poco collaborativo.
Nel titolo si parla di una tempesta infinita. Si riferisce al ghiaccio e alla neve che sferzano il viso di Pam e John? No, qualcosa di peggio. Ricordi, sensi di colpa, pensieri ossessivi che si infiltrano nella mente mettendo radici. Il giorno che Pam decide di scalare il monte Washington è l’anniversario di un lutto per lei, un lutto che una madre non dovrebbe mai vivere.
Ogni passo, ogni goccia di sudore e poi il silenzio che ne segue sono come un rito da compiere per esorcizzare il passato. Il punto è che una persona dovrebbe vivere, non sopravvivere. E poi avviene l’incontro con John, salva lui per salvare anche sé stessa. È una rinascita bellissima da raccontare, ma priva di mordente, di tensione e climax. Naomi Watts intensa e bravissima, ma non adeguatamente supportata da una costruzione drammatica degna della storia di cui è protagonista. Ne paga le conseguenze anche il rapporto con John, che meritava un approfondimento in più.
In fondo c’è un messaggio…
Infinite Storm il suo messaggio lo lancia ed è tutto concentrato sul finale. Tutti noi abbiamo fantasmi contro cui combattere, spesso sopiti nei meandri del nostro essere, ma non è lasciandoci travolgere che li combattiamo.
C’è tanta bellezza nel mondo per cui vale la pena svegliarsi ogni giorno. Pam e John scopriranno di condividere qualcosa, un dolore, e da lì nasce la salvezza di entrambi. Una morale bellissima e di grande significato racchiusa in un film che non è altro che un’opera senza sapore. A nulla valgono le bellissime ambientazioni montane, che soffrono comunque di qualche ristrettezza economica in materia di effetti speciali (la neve a volte sembra plastica). Lavorare di sottrazione in un survival movie è un sentiero pericoloso quasi quanto quelli percorsi da Pam. La sceneggiatura di Joshua Rollins manca di brio e adrenalina e i registi, affidandosi alla sola interpretazione di Watts, sono scivolati più e più volte nel compitino ben fatto e nulla più.
Che la sopravvivenza non sia soltanto fisica, ma anche dell’anima è un ottimo spunto da cui partire per un film, soprattutto se si tratta anche di un fatto veramente accaduto. Ma Infinite Storm di certo non è l’esempio più illustre. Manca di epica, mentre dell’aspetto puramente cronachistico ne ha da vendere e ciò crea una barriera che non permette l’immedesimazione e il conseguente coinvolgimento. La storia vera è di tutto rispetto, ma per il film bisogna ritentare.
Fonte : Everyeye