“Per colpa tua devo scendere di domenica”, il cognato del boss rimprovera l’ambulante che non paga il pizzo

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Il commerciante non aveva pagato il pizzo e così lui si era visto costretto a prendere la pistola per minacciarlo, correndo il rischio di venire arrestato, e a uscire di casa per prendere i soldi anche di domenica. Paradossale, più che grottesco, il rimprovero che Luigi Troncone, cognato del boss Vitale Troncone, avrebbe rivolto a un ambulante di Fuorigrotta che non aveva saldato il “dovuto”, ovvero quanto gli era stato imposto a nome del clan come estorsione sulla vendita di gadget del Calcio Napoli e di sigarette di contrabbando che lo stesso gruppo avrebbe fornito.

Il particolare è contenuto nell’ordinanza che ha portato in manette, arrestati dai carabinieri, il boss di Fuorigrotta, il cognato, il figlio Giuseppe Troncone e Benito Divano, anche quest’ultimo ritenuto contiguo al gruppo criminale. I quattro sono accusati di estorsioni continuate con l’aggravante mafiosa e dell’uso delle armi; il provvedimento arriva al termine delle indagini condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

L’estorsione sui gadget del calcio Napoli

Secondo la ricostruzione gli indagati avrebbero ottenuto 500 euro da un ambulante per consentire alla moglie di vendere i gadget del Napoli Calcio. Inoltre l’uomo sarebbe stato obbligato, per 6/7 mesi, a vendere tra le 150/200 stecche di sigarette di contrabbando che lo stesso gruppo gli forniva a un prezzo maggiorato, a 24 euro ciascuna. Per un periodo l’ambulante è riuscito a pagare il pizzo, attingendo soprattutto dai guadagni provenienti dalla vendita dei prodotti del Napoli, ma, quando ha provato a far capire agli estorsori che non avrebbe potuto dare altri soldi, sarebbero cominciate le minacce.

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“Per colpa tua devo scendere di domenica”

L’ambulante sarebbe stato affrontato in più occasioni da Giuseppe e Vitale Troncone, che gli avrebbero detto che lo avrebbero ammazzato. Usando termini più che espliciti: “Ora ti sparo una botta in fronte, non ho paura di nessuno e neanche di ucciderti“. O, ancora, “devi dire a tua moglie che non deve intromettersi… non ho paura di uccidervi… per colpa tua mio figlio è armato e sta rischiando di essere arrestato“. La colpa del commerciante sarebbe stata appunto il rifiuto di pagare, che avrebbe obbligato Giuseppe Troncone a portarsi dietro l’arma.

Nel settembre 2023 l’uomo sarebbe stato minacciato anche da Luigi Troncone, cognato del boss, e anche lui lo avrebbe rimproverato per non aver pagato, accusandolo dei rischi che gli stava facendo correre: “Per colpa tua mi fai arrestare… mi hai fatto venire armato… e ora perché non mi hai dato tutti i soldi che devi darci, mi hai costretto a scendere anche domani che è domenica“. Il giorno successivo la vittima avrebbe poi consegnato la parte mancante del denaro.

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Fonte : Fanpage