Nel fervore del dibattito che anima l’ecosistema digitale odierno, la domanda sulla persistente rilevanza delle criptovalute posta da Riccardo Luna solleva interrogativi profondi, non soltanto sul piano economico-finanziario, ma anche sul versante dell’innovazione tecnologica.
L’attuale scenario si arricchisce con l’approvazione dei primi ETF Bitcoin Spot negli Stati Uniti, un avvenimento che segna una svolta significativa, dimostrando un crescente interesse istituzionale verso Bitcoin come asset legittimo. Bitcoin ha recentemente superato l’argento, diventando la seconda più grande classe di asset per fondi ETF in termini di gestione patrimoniale, enfatizzando ulteriormente la sua accettazione nel mondo finanziario.
Mentre accogliamo queste novità, cogliamo l’occasione offerta dall’uscita in questi giorni del libro di Chris Dixon, “Read Write Own: Building the Next Era of the Internet”, per approfondire l’importanza e il potenziale della tecnologia blockchain che sta alla base delle criptovalute e che promette di ridefinire il web attraverso decentralizzazione, sicurezza e autonomia degli utenti, come pilastri di una nuova era di Internet.
Dixon, partner di Andreessen Horowitz, una delle più influenti società di venture capital nel panorama tecnologico globale, specializzata in investimenti in startup innovative nel campo di Internet, software e tecnologie emergenti, mira a un ritorno agli ideali originari di Internet, proponendo un sistema in cui il valore generato è equamente distribuito tra gli utenti della rete, contrastando la centralizzazione del potere oggi nelle mani di poche entità dominanti.
L’evoluzione dalla prima alla terza era del Web segna un punto di svolta nella storia digitale. Ma facciamo un passo indietro: durante la prima era di Internet, il cosiddetto Web 1.0 (1991-2004), abbiamo vissuto un’era di informazione statica, con interazioni limitate, il cui controllo era decentralizzato. I siti web erano principalmente pagine statiche, servite come documenti di “sola lettura”.
Tra il 2004 e la pandemia del 2020 abbiamo vissuto l’era del Web 2.0, l’età dell’interattività e della generazione di contenuti da parte degli utenti, che ha portato con sé una crescente centralizzazione dei dati. Piattaforme come Facebook, YouTube, Instagram, TikTok e Twitter (ora X) hanno sì permesso agli utenti di creare e condividere contenuti, ma hanno anche trasformato gli utenti in prodotti per la monetizzazione dei dati.
Oggi viviamo un ritorno all’etica decentralizzata che, unita alle funzionalità avanzate del Web 2.0, promuove la proprietà e il controllo degli utenti sui propri dati. Grazie alla tecnologia blockchain, la terza era di Internet, o Web 3.0, promuove un modello di internet dove gli utenti non sono solo consumatori o produttori di contenuti, ma anche proprietari di dati e oggetti che possono avere un valore: arte, foto, codice, musica, testi, oggetti di gioco, credenziali, diritti di governance, pass di accesso e molto altro in futuro.
In questo scenario diventa particolarmente interessante il pensiero di Chris Dixon che, con una carriera che spazia dalla fondazione di realtà avveniristiche di successo alla guida di investimenti in progetti pionieristici, è un fermo sostenitore del potenziale trasformativo del Web3, e delinea un futuro digitale in cui la blockchain non solo risponde a esigenze esistenti, ma offre soluzioni inedite che migliorano l’interazione sociale, commerciale e creativa online.
Mentre il dibattito sulle criptovalute si evolve, è essenziale però non solo guardare alle tecnologie emergenti, ma anche alle infrastrutture che le sostengono. In questo contesto, in Italia possiamo vantare un attore strategico nel settore degli asset digitali, grazie alla sua tecnologia di custodia Bitcoin brevettata sia negli Stati Uniti che in Europa: si chiama Conio ed è una fintech partecipata da Banca Generali e Poste Italiane. Conio oggi non si limita a rispondere alle esigenze attuali del mercato delle criptovalute, ma guarda avanti, verso un futuro a breve termine in cui, con l’avvento della regolamentazione MiCAr in Europa, la tokenizzazione degli asset diventerà la norma. Secondo stime di Boston Consulting Group, il valore del mercato degli asset tokenizzati potrebbe raggiungere i 16 trilioni di dollari entro il 2030. Questa prospettiva rivela una trasformazione profonda e inevitabile dei servizi finanziari, dove ogni asset, da quelli tangibili come immobili e opere d’arte a quelli finanziari come azioni e obbligazioni, sarà rappresentato e scambiato come token digitale.
In un mondo che si muove rapidamente verso la tokenizzazione, la necessità di una custodia sicura e affidabile degli asset digitali diventa imperativa. È proprio qui che Conio è destinato a svolgere un ruolo strategico: un campione italiano degli asset digitali in Europa, in grado di accompagnare banche e istituzioni finanziarie in questa profonda trasformazione, come testimoniato anche dalla recente collaborazione con Coinbase.
In conclusione, il dibattito sulle criptovalute e sulla loro importanza nel nostro futuro non dovrebbe fermarsi alle questioni di mercato, alle preoccupazioni speculative o agli episodi di cronaca, che sicuramente sono sintomi di un’industria ancora acerba. Dovremmo invece concentrarci su come le tecnologie sottostanti e queste infrastrutture innovative possano essere utilizzate per costruire un sistema finanziario più inclusivo, sicuro e resiliente. Conio si pone in prima linea in questo sforzo, guidando il cammino verso un futuro in cui la custodia e la gestione degli asset digitali siano centrali per il successo e la stabilità dei servizi finanziari in Italia ed Europa.
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*Orlando Merone è Direttore Generale di Conio, il wallet Bitcoin partecipato da Poste Italiane e Banca Generali, con oltre 400.000 clienti retail. Classe 1981, ha conseguito un Executive MBA presso l’Università di Pavia. Prima di entrare in Conio, ha lanciato e guidato sul mercato italiano Bitpanda, la piattaforma europea di investimenti digitali, primo unicorno d’Austria, ottenendo importanti riconoscimenti dal mercato italiano, sia in ambito retail che B2B. Precedentemente, ha guidato lo sviluppo commerciale e le partnership in Italia e nel Sud Europa di Revolut, la super app finanziaria che oggi vanta oltre 35 milioni di clienti in tutto il mondo, lanciando i suoi servizi in 8 paesi della regione e contribuendo all’acquisizione dei primi 2,5 milioni nel Sud Europa. Nel 2018, Merone aveva assistito alla nascita di USDC all’interno di Circle, azienda di Boston che emette la seconda stablecoin oggi più grande al mondo per capitalizzazione.
Fonte : Repubblica