AGI – In Italia non si sono mai visti detenuti con le catene ai piedi mentre fino al 1992 era una scena usuale quella di reclusi che venivano accompagnati dal carcere alle aule di tribunale in fila legati a una catena. Lo spiega all’AGI Francesco Maisto, garante dei detenuti del Comune di Milano ed ex presidente del Tribunale di Bologna. “Il cambiamento arriva durante tangentopoli, quando suscitarono un grande clamore le immagini del politico e giornalista Ezio Carra, trascinato per il Palazzo di Giustizia di Milano con gli schiavettoni. Dieci anni prima in molti si indignarono per l’immagine di Ezio Tortora mostrato in manette dopo l’arresto. Decisiva per il cambiamento fu la legge 492 del 1992, nel momento in cui cambiò il regolamento e il compito di accompagnare i detenuti passò dai carabinieri agli agenti della polizia penitenziaria”.
La norma introdusse “il principio generale che, salvo particolari circostanze come la pericolosità del soggetto o il pericolo di fuga, non fosse ammesso l’uso delle manette nella traduzione del recluso”. Il cambiamento, afferma Maisto, “fu graduale” e a questo proposito ricorda un episodio che lo vide protagonista quando guidava la Sorveglianza a Bologna: “Il tribunale che presiedevo stava in una via molto stretta dove non ci potevano passare i mezzi della polizia penitenziaria. Così i detenuti venivano esposti al pubblico ludibrio in manette e alla vista dei bambini dell’asilo che stava in quella strada. Su questo ebbi uno scontro con l’allora sindaco Sergio Cofferati. Finì che gli uffici vennero spostati in un’altra sede”. Anche nelle carceri, precisa Maisto, “è vietato tenere in manette i detenuti”. Una catena come quelle a cui è stata legata Ilaria Salis non si è mai vista in Italia. “C’erano però i fili che collegavano schiavettone a schiavettone i detenuti che, così messi in fila, arrivavano nelle aule di giustizia”.
Fonte : Agi