Amadeus racconta a Vanity Fair il nuovo Festival

Amedeo Umberto Rita Sebastiani, in arte Amadeus, dal 6 al 10 febbraio condurrà il suo quinto Festival di Sanremo. Ritratto da Vanity Fair al Museo Bagatti Valsecchi di Milano in un servizio fotografico pensato come uno spettacolo immerso nell’arte italiana, Amadeus si racconta in una lunga intervista al direttore Simone Marchetti. «Non ho mai cercato scorciatoie. Né ho mai voluto compiacere nessuno. Non ho mai detto per chi voto proprio per non essere etichettato. Mi faccio guidare sempre dalle mie sensazioni. Dallo stomaco e dal cuore. E lavoro solo per il bene dello spettacolo e del pubblico. A 61 anni, poi, non ho nessuna intenzione di andare in pensione».

Il numero di Vanity Fair, in edicola dal 31 gennaio, è il primo di tre atti dedicati al Festival di Sanremo: la gara canora, fenomeno di costume e cultura ma ora anche manifesto di libertà di espressione. Il secondo atto sarà una cover eccezionale, in uscita durante la kermesse, mai realizzata prima nella storia di Vanity Fair. Il terzo saranno i numerosi eventi a Sanremo, celebrazione live dell’attrazione più seguita in Italia. Uno spettacolo nello spettacolo.

QUOTES

CASA SANREMO

«Il Festival è come una casa spaziosa e piena di stanze. Ogni canzone sarà una stanza diversa. Un tempo i cantanti arrivavano sul palco per tre, quattro minuti. Oggi, ogni esibizione è uno show. Il palcoscenico non avrà nulla da invidiare alle produzioni televisive americane».

LA LIBERTA’

«Nel 1983, avevo poco più di vent’anni, andai per la prima volta a New York. Una sera, in fila per entrare a comprare i biglietti in un cinema, notai le persone che mi precedevano. C’erano coppie etero, gay, due uomini mano nella mano, due donne che si baciavano teneramente. Neri, bianchi, ispanici, asiatici. E nessuno passando commentava e nemmeno guardava. Era tutto normale, erano tutti liberi. Grazie a Dio in questi quarant’anni si sono fatti tanti passi avanti anche in Italia. Ho sempre insegnato ai miei figli questa libertà di pensiero. Non m’interessa che lavoro facciano o chi amano né chi frequentano. Io rompo le scatole solo su due cose: non bere, non fumare. M’importa solo della loro salute».

GLI HATERS

«Io non leggo mai i commenti sui social, mai! E lo dico sempre ai miei figli: non focalizzatevi sull’odio, sui commenti negativi. Non permettete agli altri di dire cosa è sbagliato per voi, come dovete amare, pettinarvi, vestirvi. Se mi dicono che indosso una brutta giacca, io la sera dopo ne metto un’altra uguale».

Fonte : Wired