Neuralink, l’azienda fondata nel 2016 da Elon Musk per sviluppare tecnologie che migliorino le capacità cognitive umane e risolvano le malattie neurologiche, ha impiantato il primo chip nel cervello di una persona.
Il primo “prodotto” di Neuralink – vale a dire la prima interfaccia computer-cervello sperimentata su un essere umano – si chiama “Telepathy”.
“Telepathy consente di controllare il telefono o il computer, e attraverso di essi quasi tutti i dispositivi, semplicemente col pensiero – ha scritto Musk sul social network X – Gli utenti iniziali saranno coloro che hanno perso l’uso degli arti. Immaginate se Stephen Hawking potesse comunicare più velocemente di un veloce dattilografo. Questo è l’obiettivo”.
L’azienda di Musk ha iniziato a settembre scorso la fase di reclutamento per la sperimentazione sull’uomo. Si sono candidate migliaia di persone. Ognuna di queste risponde a requisiti precisi: deve avere meno di 40 anni e tutti e quattro gli arti paralizzati.
Solo negli Stati Uniti sono 5,4 milioni le persone affette da paralisi. Milioni di persone nel mondo che potrebbero tornare ad avere un rapporto proattivo con il mondo. Per loro con ogni evidenza un sogno. Per Musk un tassello in più nella costruzione del suo futuro.
Finora Neuralink aveva impiantato chip unicamente nel cervello di animali. La Fda, l’ente regolatorio che salvaguarda la salute pubblica negli Usa, ha autorizzato Neuralink a iniziare i suoi test sul cervello umano a maggio 2023.
Rispetto alle interfacce cervello-computer di altre aziende, che già ora consentono ai loro pazienti di muovere – per esempio – un cursore su un monitor usando il pensiero, Musk ha intenzione di fare un enorme passo in avanti.
Neuralink infatti ambisce a creare una rete diffusa di cliniche in cui si potrà ricevere un chip nel cervello nel giro di pochi minuti.
In realtà questa operazione, almeno per il momento, è molto più complessa e richiede un lavoro di almeno due ore da parte del chirurgo che effettua la craniectomia. A queste si aggiungono i 25 minuti circa che impiega un robot per applicare al cervello elettrodi e sottilissimi fili – 64 in tutto – collegati al chip che sostituirà la porzione di cranio rimossa.
Ai pazienti viene rimosso un pezzo di cranio grande quanto una monetina da un quarto di dollaro americano, che ha un diametro di circa 2,2 centimetri.
La rimozione della porzione di cranio avviene attraverso un laser a femtosecondi, capace quindi di emettere impulsi della durata di milionesimi di miliardesimi di secondo.
1.024 elettrodi in grado di captare i segnali dei neuroni. Ecco cosa è un chip di Neuralink.
L’azienda ha annunciato di aver trovato un modo per costruire i ‘fili’ in grado di collegare il cervello a un chip e un robot in grado di ‘cucire’ l’impianto nella calotta cranica. Fili capaci di leggere i segnali del cervello di un paziente e collegarli a uno smartphone, a un computer. Un paziente paralitico ad esempio potrebbe scrivere al computer o usare uno smartphone senza toccare tastiere o mouse. Potrebbe in futuro guidare una macchina connessa alla rete. Giocare ai videogame. O, chissà, muoversi attraverso un esoscheletro che lo sorregga.
Neuralink insomma non avrà soltanto fini benefici. Avrà degli effetti agognati da milioni di persone. Ma per Musk sarebbe solo una parte di un progetto più vasto. Raggiungere un’ambizione sul lungo termine più ambiziosa. Nelle sue parole riprese dal Washington Post: “Raggiungere una vita in simbiosi con l’intelligenza artificiale e le macchine”, contribuire alla “fusione di umano e intelligenza artificiale”, per evitare di essere surclassati quando l’Intelligenza artificiale diventerà più potente, più sofisticata dell’intelligenza umana.
Musk è deciso a puntare su questa tecnologia nonostante i rischi. Rischi di cui si sa pochissimo. Spesso solo immaginati, arrivati ai media americani dalle denunce di ex dipendenti che parlavano di metodi invasivi e dannosi per cervello degli animali su cui si sono condotte sperimentazioni. Ma che poco effetto hanno avuto sulla Fda, che ha approvato la sperimentazione sugli umani. Neuralink non ha mai direttamente risposto alle accuse. Come non ha risposto a chi ha paventato negli anni i rischi di una società fatta di persone con chip impiantati nel cervello e connessi alla rete: scenari distopici, fatti di controllo delle menti e dei corpi, rischio di sorveglianza diretta, di possesso della vita.
Neuralink punta a impiantare chip in 11 esseri umani entro il 2024. Saranno 22mila le persone che riceveranno l’interfaccia entro il 2030.
Ogni impianto costerà all’azienda circa 10mila dollari. I pazienti-clienti pagheranno una cifra molto più alta: circa 40mila dollari.
L’azienda guidata da Elon Musk sostiene di poter ricavare dagli impianti 100 milioni di dollari entro i prossimi cinque anni.
Fonte : Repubblica