La città di Taraz nella regione di Žambyl è considerata la capitale della criminalità organizzata dell’intero Paese. I risultati della campagna repressiva portata avanti dalla polizia: reati scesi del 19%, dimezzato l’uso delle armi, eliminate 220 tonnellate di cannabis coltivata in enormi quantità nella zona.
Astana (AsiaNews) – Dagli anni Novanta in Kazakistan si è affermata la reputazione della città di Taraz nella regione di Žambyl, come la capitale della criminalità organizzata dell’intero Paese. Il capo della polizia della regione, il generale Armanbek Bajmurzin, ha accettato di raccontare a Orda.kz come si organizza la reazione delle forze dell’ordine, soprattutto dopo alcuni recenti casi clamorosi come la violenza nei confronti di una ragazza dodicenne a Žanatas, con conseguente soppressione e smembramento del feto da lei generato, e l’avvelenamento di massa nella scuola di Kiikbaev.
Bajmurzin comanda il dipartimento di polizia di Žambyl dal 10 febbraio 2022, dopo che il suo predecessore, Žanat Sulejmenov, si era suicidato pochi giorni dopo le rivolte di massa dell’inizio dell’anno, uno dei momenti cruciali della vita della società kazaca negli ultimi tempi. Il generale lavora nel settore della lotta alla criminalità organizzata fin dai primi anni dopo la fine dell’Urss, e soltanto adesso ritiene che si stia raggiungendo qualche risultato significativo, con l’abbassamento dei numeri di atti criminali dal 2022, che dal 15% della popolazione della regione direttamente colpita sono scesi all’8%, con una cinquantina di casi evidenti all’anno.
La città di Taraz conta poco meno di mezzo milione di abitanti, non è una delle principali metropoli del Kazakistan, ma è considerata la principale sede dei gruppi mafiosi del Paese. La scelta della polizia locale è stata quella di ridurre le relazioni tra i capi delle bande e la manovalanza di bassa criminalità, facilmente reclutabile da parte dei gruppi più organizzati. Negli ultimi due mesi sono stati intentati due grandi processi in base all’art. 262 del codice penale, per “creazione e controllo di gruppi organizzati criminali, e partecipazione agli stessi”, nei confronti di personaggi ricercati da oltre 14 anni, giungendo a una forte riduzione del loro dominio nella zona.
Secondo le statistiche snocciolate da Bajmurzin, le violazioni criminali in ambienti pubblici sono scesi del 19%, quelli effettuati sotto l’influsso di alcolici dell’8,6%, la partecipazione dei minorenni del 28,1%, e i crimini attribuiti a gruppi organizzati del 13%, con un calo del 53% dell’uso delle armi. Molti casi clamorosi sono stati risolti, anche per violenza di tipo sessuale, furto, vandalismo, e rapimento di uomini e animali domestici. Eppure il capo della polizia afferma che “non è il caso di vantarsi di aver vinto, ci sono ancora molte questioni in sospeso, e dal ministero degli Interni ci chiedono di giungere a un sistema affidabile di prevenzione della criminalità”.
Il generale racconta che “spesso giro la città a piedi per vedere con i miei occhi quello che succede davvero per le strade”. Ogni mattina con i collaboratori si fa il punto sulla “situazione criminale” della notte precedente, contando sulla disponibilità di tutti 24 ore su 24. Alla domanda su quanto la popolazione si fidi della polizia, egli risponde che “è meglio che parlino le cifre: secondo l’ufficio nazionale di statistica, la polizia gode della fiducia dell’88% della popolazione, l’8,2% è scettico e il 3,8% è incerto sulla risposta”. La regione di Žambyl oggi è una delle prime tre più sicure, insieme a quella di Aktjubinsk e di Almaty.
La linea di Bajmurzin è quella di “stabilire relazioni dirette con tutta la popolazione: nel 2023 ho ricevuto personalmente 423 persone, i capi dei distaccamenti di quartiere ne hanno incontrate 1.329, e questo ci permette di reagire alle critiche e trovare le soluzioni”. Il personale della polizia locale ha visto un grande ricambio di collaboratori, e negli ultimi cinque anni sono state assunte circa 300 nuove unità, selezionate con grande cura per evitare ogni contaminazione con gli ambienti corrotti.
Uno dei problemi endemici della regione di Žambyl è l’abuso di cannabis, un’erba che cresce in enorme quantità nella zona, e attira molti trafficanti di droghe. Ogni anno si tiene la cosiddetta operazione Karasora, per distruggere pubblicamente alcune tonnellate di sostanze stupefacenti: nel 2023 ne sono state eliminate 220 tonnellate, 95 in più dell’anno precedente, togliendo alla criminalità almeno 15 miliardi di tenge (30 milioni di euro). Il Kazakistan cerca di purificarsi, a livello sociale e politico, con grandi sforzi delle autorità centrali e locali.
Fonte : Asia