Si chiama ReTro, ed é il primo clone di una scimmia macaco rhesus, arrivato ad oltre due anni di vita. Il risultato ottenuto dall’Accademia Cinese delle Scienze, riapre il dibattito sulla clonazione a 27 anni dalla pecora Dolly. Ma perché si clona un animale? A questo e ad altri interrogativi sulla clonazione risponde a Science, Please – il podcast di scienza e medicina di Sky TG24 – il Prof. Cesare Galli, tra i massimi esperti italiani sull’argomento
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Si respira aria di anni ’90 in queste prime settimane del 2024. L’annuncio apparso su Nature Communications dell’ingresso nell’età adulta e in buona salute di una scimmia Rhesus clonata, ha riportato ad anni in cui la clonazione su larga scala sembrava ormai a portata di mano. Steven Spielberg con Jurassic Park e i suoi dinosauri giganti ricreati dal DNA estratto da zanzare preistoriche aveva creata l’humus. Al resto pensò la scienza con l’annuncio choc nel 1997 della clonazione della pecora Dolly: un successo mondiale che finì su prime pagine di giornali e riviste di mezzo mondo.
Perché clonare un animale?
“Si usa la clonazione per diverse ragioni, sicuramente quella più rilevante è la ricerca” così nel nuovo episodio di Science, Please il Prof. Cesare Galli commenta lo studio cinese. Galli, dopo la laurea in Medicina Veterinaria presso l’Università degli Studi di Milano e un post-dottorato a Cambridge (UK) si è specializzato nella riproduzione, dalla produzione di embrioni in vitro fino alla clonazione somatica nelle specie bovina, equina e suina e alla creazione di modelli animali a scopo biomedico. Nel 1999 ha ottenuto il primo clone di un toro adulto e nel 2003 il primo clone di un cavallo, nel 2008 ha fondato Avantea, laboratorio di tecnologie avanzate per la riproduzione animale e la ricerca biotecnologica, è considerato tra i massimi esperti del settore. “Si usa la clonazione anche per gli allevamenti, per avere animali più uniformi o con qualità superiori da usare poi come riproduttori. Infine – prosegue Galli – c’è la sfera della conservazione di specie in via d’estinzione, ad esempio sono stati clonati un tipo di furetto nero e un cavallo delle steppe ormai praticamente estinti.”
Non solo cloni
La clonazione non è comunque l’unica risposta per ridare speranza alle specie più a rischio estinzione. A volte si preferiscono utilizzare altre tecniche di conservazione come l’inseminazione in vitro. Da anni il Prof. Galli fa parte di un consorzio di scienziati chiamato BioRescue, la cui missione è salvare il rinoceronte bianco del Nord dall’estinzione. Recentemente è stato raggiunto un importante traguardo con la prima gravidanza di una delle uniche due esemplari, purtroppo ci sono state complicazioni ma è stata la prova che la strada è quella corretta.
“A dicembre è successa una tragedia, una delle femmine a causa di un’infezione è morta. Dall’autopsia abbiamo recuperato un feto di 70 giorni, era normale e ben formato, nella disgrazia della morte sappiamo che gli embrioni sono vitali e possono dare una gravidanza normale: la direzione è quella corretta.”
Questa un’anticipazione, ascolta la nuova puntata di Science, Please con l’intervista integrale
Fonte : Sky Tg24