Esiste un denominatore comune dietro le proteste degli agricoltori in Europa: la Politica agricola comune (Pac) dell’Unione. In sintonia con il Green Deal europeo, questa politica ha destinato il 30% delle risorse a iniziative ambientali riducendo il budget dei sussidi agli agricoltori e ha introdotto restrizioni su alcune pratiche, come l’uso di prodotti fitosanitari e fertilizzanti dannosi per l’ambiente e la qualità del cibo, che secondo gli agricoltori hanno provocato un innalzamento dei costi di produzione.
Cos’è la Pac?
La Pac è un insieme di leggi adottate dall’Unione per offrire una politica unificata in materia di agricoltura per tutti i paesi europei. Creata nel 1962 dai sei paesi fondatori dell’allora Comunità europea, è la più antica politica dell’Unione ancora in vigore e la più costosa, con più di 386 miliardi di euro stanziati per il quinquennio 2023-2027. Il suo obiettivo è quello di fornire alimenti sicuri, a prezzi accessibili e di elevata qualità ai cittadini dell’Ue, garantire un tenore di vita equo agli agricoltori, tutelare le risorse naturali e rispettare l’ambiente. Circa un terzo del bilancio comune — pari a circa 33 centesimi al giorno per ogni cittadino dell’unione — è destinato a sostenere gli agricoltori e le zone rurali.
La Pac è divisa in due pilastri e si concentra su tre settori principali: sostegno diretto agli agricoltori, misure di mercato e sviluppo rurale. Il sostegno diretto, primo pilastro, consiste in pagamenti diretti agli agricoltori per garantire reddito e conformità alle norme di sicurezza alimentare, ambientale e di benessere animale. Le misure di mercato, anch’esse nel primo pilastro, affrontano le sfide del settore agroalimentare, come la volatilità dei prezzi. La Pac interviene attraverso norme di mercato comuni e strumenti politici specifici per migliorare il funzionamento dei mercati agricoli.
Il secondo pilastro, lo sviluppo rurale, mira a modernizzare le aziende agricole, promuovere l’innovazione, migliorare la competitività, tutelare l’ambiente e rafforzare le comunità rurali. Questo pilastro è cofinanziato dagli Stati membri, che contribuiscono anche con misure nazionali. La Pac è stata riformata nel 2020 e 2023 introducendo ulteriori norme come il contributo all’ambiente e ai cambiamenti climatici, un sostegno mirato alle piccole aziende agricole e maggiore flessibilità per gli Stati membri nell’adattare le misure alle condizioni locali.
Perché è contestata?
Gli agricoltori in protesta (che sono una parte di questo settore) e i loro rappresentanti attribuiscono l’aumento della burocrazia alle iniziative dell’Unione europea, in particolare al Green Deal e alla sua iniziativa principale “Farm to Fork“. Nel 2020, quest’ultima ha introdotto obiettivi ambiziosi, tra cui la riduzione del 50% dell’uso di pesticidi e del 25% dei terreni agricoli biologici entro il 2030. Questi obiettivi, sebbene mirino a promuovere la sostenibilità ambientale e la salute, sono stati criticati dagli agricoltori per la complessità delle procedure richieste per conformarsi alle nuove normative. La percezione è che tali misure impongano un carico amministrativo significativo agli agricoltori, contribuendo così all’aumento della burocrazia nel settore agricolo.
Fonte : Wired