Dopo averlo ampiamente annunciato e già convertito in legge, il governo Meloni ha finalmente sollevato il velo sul cosiddetto piano Mattei. Ossia un progetto di sviluppo e cooperazione tra l’Italia e i paesi dell’Africa, presentato durante la Conferenza Italia-Africa organizzata a Roma dall’esecutivo, con 25 capi di governo del continente, 11 ministri degli Esteri, i rappresentanti di Unione europea, Unione africana e Onu. Grande assente il Niger, dove nel 2023 un colpo di stato sostenuto dalla Russia ha comportato la rimozione della Francia come attore chiave nell’area e la sua sostituzione con Mosca.
Come suggerisce il nome, da quello del fondatore dell’Eni Enrico Mattei, il piano del governo vuole trasformare l’Italia nello snodo energetico chiave tra continente africano e Unione europea, specie nel campo del gas, dopo il taglio delle importazioni dalla Russia, a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Il governo si è detto pronto a mettere in campo 5,5 miliardi di euro in 4 anni, che serviranno a sostenere “strategie territoriali, riferite a specifiche aree del continente africano”, come riporta il documento parlamentare relativo al piano Mattei.
Tra i settori di collaborazione elencati si trovano la promozione delle esportazioni e degli investimenti, l’istruzione, la formazione superiore e professionale, la ricerca, la salute, l’agricoltura, lo “sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche”, la tutela dell’ambiente, il potenziamento di infrastrutture anche digitali, lo sviluppo del partenariato energetico, il sostegno alle imprese, il turismo, la cultura e “la prevenzione e il contrasto dell’immigrazione irregolare e la gestione dei flussi migratori legali”.
I primi progetti
Nel suo discorso di apertura al vertice Italia-Africa, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato che istruzione e formazione, salute, agricoltura ed energia saranno i settori di intervento prioritari su cui si concentrerà il piano. In particolare, Meloni ha citato il lancio di alcuni progetti pilota in Marocco, Tunisia, Costa d’Avorio, Algeria, Mozambico, Egitto e Repubblica del Congo.
Si tratta rispettivamente di un “centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili”, riqualificazione delle scuole e depurazione delle acque per creare un centro di formazione per l’agroalimentare, miglioramento dell’assistenza sanitaria, un progetto di monitoraggio satellitare dell’agricoltura, un centro agroalimentare, investimenti in macchinari e nuove tecnologie per l’agricoltura e costruzione di reti idriche e pozzi alimentati da energie rinnovabili.
Fonte : Wired