“L’assedio di Parigi”. Questo lo slogan invocato dagli agricoltori francesi, che hanno iniziato a bloccare l’accesso alla capitale con i loro trattori alle 14 di lunedì 29 gennaio. L’obiettivo è di “minacciare” il governo per ottenere condizioni di lavoro ed introiti migliori. Dopo aver bloccato le principali autostrade francesi nei giorni scorsi, il settore rurale transalpino insoddisfatto delle risposte del presidente Emmanuel Macron ha deciso di spostarsi verso Parigi. A coordinare l’impresa sono i due principali sindacati del Paese: la Federazione Nazionale dei Sindacati degli Agricoltori (Fnsea) e i Jeunes Agricultueurs (JA -Giovani agricoltori). A dare loro man forte ci sono anche altre organizzazioni rurali, ma l’idea di protestare ad oltranza proviene da queste due realtà parallele. Il leader della Fnsea è un latifondista specializzato nella vendita di prodotti agricoli, a capo della sezione junior c’è invece un allevatore di mucche.
Le ragioni dell’assedio
Gli esponenti del più grande produttore agricolo d’Europa hanno iniziato a protestare la settimana scorsa intenzionati ad ottenere meno burocrazia e politiche ambientali meno restrittive. A loro avviso a danneggiare i profitti e a renderli meno competitivi rispetto ai concorrenti esterni sono le norme dell’Unione europea e il mancato supporto da parte del governo, intenzionato a tagliare o comunque modificare storici sussidi. Rivendicano più incentivi e meno vincoli sulla sostenibilità, nonostante un terzo del bilancio Ue sia destinato proprio all’agricoltura tramite i fondi della Politica agricola comune europea (Pac) e il loro settore contribuisca al 19% delle emissioni di gas serra. Dopo aver utilizzato trattori e camion per bloccare il traffico nell’Esagono, il programma è quello di “strozzare” l’accesso a Parigi. Otto “punti di blocco” sono stati installati lunedì 29 gennaio sulle principali autostrade a poche decine di chilometri dalla tangenziale di Parigi. Le zone interessate sono quelle di Chennevières (autostrada A1), vicino a Jossigny (A4), a Ourdy (A5), Villabé (A6), al casello di Buchelay (A13), a Longvilliers (A10), in prossimità del ponte di Gennevilliers e dell’Isle-Adam (A16).
Il leader latifondista
Ad orchestrare l’assedio c’è Arnaud Rousseau, leader del potente sindacato Fnsea. Insoddisfatto delle proposte del governo dopo l’incontro nel fine settimana, ha deciso di puntare più in alto. “Ciò di cui abbiamo bisogno sono decisioni che pensiamo cambieranno il software del sistema”, ha detto agli agricoltori mentre visitava un gruppo che bloccava l’autostrada A16 a nord di Parigi. Rousseau non corrisponde esattamente al profilo stereotipato del “piccolo contadino”.
Dopo un corso presso la European Business School di Parigi, ha iniziato la sua carriera nell’intermediazione e nel commercio di materie prime agricole, cioè la loro vendita sui mercati finanziari. Nel 2002 si è unito al padre nella gestione di una gigantesca azienda di quasi 700 ettari, dove sono coltivati grano, colza, girasole, barbabietola e mais. Tutte materie prime destinate alla grande distribuzione, alle industrie di trasformazione/conservazione e dei mangimi. Non è però contro i prezzi offerti dall’industria, spesso troppo esigui e iniqui, che Rousseau ha deciso di puntare il dito. Ha preferito piuttosto contestare le politiche dell’Eliseo e di Bruxelles.
Sistema agricolo malato
Le proteste hanno incassato anche il sostegno degli attivisti climatici, che hanno versato della zuppa sulla Gioconda (protetta e che non ha subito danni): “Cos’è più importante? L’arte o il diritto a un’alimentazione sana e sostenibile”, hanno urlato gli attivisti, posizionandosi davanti al dipinto e parlando di un sistema agricolo malato.
L’altro riferimento delle proteste è Arnaud Gaillot, eletto nel giugno 2022 alla guida dei Giovani Agricoltori, la costola della Fnsea per gli imprenditori agricoli con meno di 38 anni. Dopo un’esperienza nel settore pubblico Gaillot ha deciso di tornare nel Doubs, un dipartimento situato nella regione della Borgogna-Franca Contea. Lì gestisce con un socio un’azienda agricola di 140 ettari specializzata nell’allevamento di mucche, che producono 580mila litri di latte destinati alla produzione dei formaggi Comté e Morbier. Anche i numeri della sua impresa non sono quelli dei piccoli produttori.
Privare i parigini di cibo
Alle proteste sta contribuendo in parallelo anche il Coordinamento rurale (Cr), il secondo sindacato agricolo francese, il cui obiettivo è quello di bloccare l’accesso al mercato di Rungis, il più grande mercato alimentare della Francia e d’Europa. “Senza rifornimenti per alcuni giorni, forse i parigini si renderanno conto dell’importanza dell’agricoltura nel nostro Paese”, ha spiegato alla stampa Serge Bousquet-Cassagne, presidente della Camera dell’Agricoltura del Lot-et-Garonne e produttore di cereali e prugne. L’azione del Coordinamento rurale è stata definita “complementare” a quella della Fnsea e dei Giovani Agricoltori. Alcuni dei loro iscritti hanno deciso di unirsi “all’azione rabbiosa” lanciata su Parigi.
Il mercato di Rungis si estende su 234 ettari dove lavorano 13mila dipendenti. Dalla scorsa notte due veicoli blindati della gendarmeria sono stati inviati a sorvegliare, completando una lunga fila di barriere posta per filtrare gli arrivi. Molti lavoratori del mercato, come racconta il quotidiano Libération in un reportage, hanno manifestato solidarietà alla protesta degli agricoltori.
I timori dell’Eliseo
Quello di Rungis è uno dei luoghi dove il ministro degli Interni Gerald Darmanin più teme le proteste, insieme all’aeroporto di Orly situato nelle immediate vicinanze. “Non intendiamo permettere che gli edifici governativi, o gli edifici per la riscossione delle tasse, o i negozi di alimentari vengano danneggiati o che i camion che trasportano prodotti stranieri vengano fermati. Ovviamente questo è inaccettabile”, ha affermato il capo del dicastero a proposito dell’assedio. La polizia e la gendarmeria hanno l’ordine di impedire qualsiasi incursione nella stessa Parigi, ha proseguito il ministro, incaricato da Macron di garantire la sicurezza nel Paese. Le concessioni finora annunciate per disinnescare la crisi non sono bastate al primo ministro Gabriel Attal per placare la rabbia rurale.
Fonte : Today