Perché gli agricoltori in Europa e in Italia stanno protestando in questi giorni

Da giorni gli agricoltori in Europa e in Italia stanno protestando contro ‘Europa e la sua burocrazia, contro i costi crescenti del carburante e soprattutto la politica ambientale del nuovo Green Deal, che penalizzerebbe il settore agricolo.

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Sono giorni di proteste per gli agricoltori, anche in Italia, da Nord a Sud. A Trento, Avellino, Alessandria, Viterbo, Teramo, Cagliari, Matera, Potenza, proseguono i blocchi stradali e i cortei, iniziati in Germania, Francia e Paesi Bassi. Il nemico numero uno è l’Europa e la sua burocrazia, e soprattutto la politica del nuovo Green Deal, che penalizzerebbe il mondo agricolo, con l’obiettivo ddi raggiungere le Net-zero emissions entro il 2050, riducendo  contemporaneamente le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030. Nelle piazze si urla contro le farine d’insetti, la carne coltivata, il caro gasolio e le importazioni a basso costo.

A Torino durante una manifestazione è stata anche stata bruciata una bandiera dell’Europa. Il gesto di sfida lo ha fatto Marco Liccione, il leader della ‘Variante torinese’, nata nel 2020 per opporsi alle restrizioni e ai vaccini contro il Covid e dal Comitato per i diritti umani Piemonte.

Ieri quasi 50 trattori degli agricoltori della Valle del Belìce e dello Jato, vicino Palermo, hanno raggiunto Castelvetrano. La protesta si è poi spostata nei pressi centro commerciale ‘Belicittà’, dove i mezzi agricoli sono rimasti esposti con striscioni e bandiere. Tra i mezzi anche un carrello con una bara da funerale con su scritto: ‘la viticoltura è morta’. “Nel Metapontino e ad Avellino oggi è previsto un corteo che si concluderà presso la A16 Napoli-Canosa.

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In Francia gli agricoltori promettono l’assedio di Parigi, con più di 600 trattori. A partire dalle 14 di oggi è prevista la chiusura di otto autostrade intorno alla capitale. Il ministero degli Interni ha previsto che in campo scenderanno 15mila poliziotti nell’Ile-de-France per cercare di evitare un’escalation della situazione ai posti di blocco degli agricoltori.

“Stiamo paralizzando il Paese ed andremo a Roma. Tra ieri e oggi sono nate altre centinaia di comitati, siamo l’Italia buona e non molleremo mai”, ha detto dal palco di piazza Castello a Torino, Danilo Calvani, presidente del Comitato degli Agricoltori Traditi, alla manifestazione ‘a difesa dell’agricoltura italiana’, organizzata da Coordinamento Piemonte per i Diritti Umani’, Casa del Popolo, Comitati Riuniti Agricoli-Cittadini Italiani e La Variante Torinese.

“Dal 22 gennaio – ha aggiunto Calvani – abbiamo iniziato una mobilitazione a oltranza, da Nord a Sud, del mondo agricolo, in rivolta contro la politica della Ue e dello Stato italiano che fa accordi con la Ue ma soprattutto contro Coldiretti, Cia e Confagricoltura: non ci rappresentano, anzi sono il cancro principale di noi agricoltori. La nostra – ha detto ancora il leader del Comitato agricoltori traditi – è una battaglia che appartiene a tutti i consumatori, contro i vergognosi diktat che stiamo subendo dalla Ue. Invito tutti gli italiani ad appoggiarci in una guerra che vinceremo”. Sul palco in piazza Castello si sono alternati al microfono anche attivisti provenienti dalla Francia, tra i quali Francois Marie Periér, fondatore del movimento GreLive a Grenoble, nato per “la liberà e la verità sul Covid”.

In Francia e Germania si protesta anche per l’import di prodotti low cost, come il pollo ucraino, e contro le tasse sui carburanti più inquinanti. Altrove, come in Olanda, nel mirino ci sono anche lemisure ecologiste nazionali, come il piano per la riduzione dell’azoto prodotto dagli allevamenti.

Come è nata la protesta degli agricoltori in tutta Europa

La protesta degli agricoltori è esplosa i Germania, a dicembre 2023, e poi si è propagata in altri Paesi. Il governo tedesco aveva promesso di mantenere il sostegno per l’Ucraina e di finanziare la transizione verso l’energia pulita. Pur volendo mantenere questi impegni, il governo ha presentato una prima bozza di bilancio per il 2024, bocciata dalla Corte Suprema tedesca, che evidenziava un buco di 60 miliardi nelle finanze della Germania. E così il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è visto costretto a ridurre le spese ed effettuare tagli, che hanno colpito soprattutto la categoria degli agricoltori.

Di fronte all’aumento delle tasse e al taglio nei sussidi agricoli, con l’eliminazione dei principali privilegi fiscali, tra cui quello sul gasolio, sono iniziate le agitazioni. La rivolta ha spinto il governo a rivedere gli obiettivi: la riforma avverrà in maniera graduale, nell’arco di più anni, in modo da permettere alle aziende di adeguarsi. Ma questo non ha tranquillizzato gli agricoltori, che continuano a protestare.

Ma non è tutto. Un’altra minaccia è rappresentata dall’avvio del processo di adesione dell’Ucraina all’Ue. I tagli decisi dal governo sono legati anche al sostegno che Berlino vuole continuare a dare a Kiev, ma a preoccupare le aziende agricole c’è il fatto che l’Ucraina è considerata una potenza agricola globale, con aziende agricole di grandi dimensioni, che potrebbero incidere sulla ripartizione dei sussidi comunitari. In vista di una futura adesione di Kiev all’Unione, si parla già di possibile riforma della Politica agricola comune: Janusz Wojciechowski, commissario europeo per l’Agricoltura, ha già proposto di stabilire un tetto alle sovvenzioni della PAC.

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Fonte : Fanpage